Scenari

La corsa al gasolio è partita

Dopo mesi di continuo rincaro, il prezzo dell'olio combustibile si è stabilizzato – Le richieste di fornitura sono in netto aumento – Martin Stucky (Avenergy): «Anche il mondo economico si è mosso, puntando sulla nafta»
Francesco Pellegrinelli
18.08.2022 06:00

Chi ha aspettato, ha avuto ragione. Dopo mesi di continuo rincaro, il prezzo del gasolio si è assestato. Ancorché lontanto dai livelli precedenti alla guerra in Ucraina, il mercato sembra comunque rientrato verso dinamiche più rassicuranti, perlomeno per le tasche dei consumatori. Sia chiaro, la stangata sulla bolletta si farà comunque sentire, anche per chi ha deciso di posticipare di qualche mese il rifornimento per l’inverno. Ad ogni modo, il momento per riempire le caldaie è arrivato. «In queste settimane le forniture stanno effettivamente aumentando», conferma al CdT il presidente di Swissoil Ticino Paolo Righetti. «In Ticino e in Svizzera romanda i fornitori sono molto sollecitati», aggiunge Martin Stucky, responsabile del centro d’informazione per l’olio combustibile di Avenergy, l’associazione che rappresenta gli interessi degli importatori di petrolio in Svizzera. «Nel settore industriale stiamo assistendo a una richiesta del tutto nuova: quelle aziende che possono convertire i propri impianti dal gas al gasolio, stanno andando tutte in questa direzione, mettendosi così al riparo da potenziali razionamenti di gas e situazioni di penuria».

Qualche cifra

Ecco allora qualche cifra per capire meglio di cosa parliamo: «Prima della guerra, il prezzo al consumo per un litro di gasolio era di 1 franco. Oggi, il prezzo si aggira attorno a 1,45 - 1,50 franchi». Quasi il doppio, quindi. «Comunque meglio rispetto ai picchi dei mesi precedenti». Con lo scoppio della guerra, il prezzo è infatti schizzato alle stelle. Storico, il livello raggiunto il 9 marzo scorso, quando un litro veniva venduto al consumatore finale a 1,80 franchi.

Insieme è meglio

Dicevamo della stangata. Un’abitazione media consuma circa 4 mila litri, il che porta la fattura complessiva - con il prezzo attuale di 1,45 franchi al litro - a 5.800 franchi. «Prima del conflitto, per il medesimo quantitativo si spendevano 4 mila franchi». Un aumento piuttosto marcato, dunque, che ha portato diverse famiglie a scegliere la pratica dell’acquisto collettivo. «Un certo numero di unità abitative si uniscono per ottenere un prezzo inferiore», spiega Righetti che aggiunge: «In realtà non è una pratica nuova, ma consente effettivamente di risparmiare qualcosa». Chiaramente tutto dipende dai quantitativi acquistati. Un esempio pratico? «Mettiamo che cinque famiglie acquistano 20 mila litri di gasolio. In questo caso, il risparmio si aggira attorno ai 5-6 centesimi al litro, ossia 200 franchi per unità abitativa». Insomma, anziché 5.800 franchi, la spesa ammonterebbe a 5.600 franchi. «È una pratica conveniente anche per noi, specie per le forniture nelle zone discoste», aggiunge Righetti.

Aspettare ancora?

Ma perché non aspettare ancora qualche mese, sperando in un ulteriore abbassamento del prezzo? È possibile prevedere un nuovo calo? «Difficile dire. Il prezzo attuale è comunque buono», osserva Righetti. «Se lo rapportiamo agli anni passati, chiaramente siamo confrontati con un rincaro netto». In piena pandemia COVID-19, il prezzo era addirittura crollato, ricorda Righetti: «Soprattutto durante la prima ondata, in primavera 2020, il prezzo si aggirava attorno ai 50 centesimi al litro.

Quello attuale (di 1,45 franchi, ndr.) è comunque un prezzo interessante rispetto all’andamento generale del 2022», osserva il presidente di Swissoil Ticino. Per i prossimi mesi, dunque, che cosa dobbiamo attenderci? «L’evoluzione del prezzo del combustibile è legato alla situazione internazionale. Fare previsioni è pressoché impossibile. Se il petrolio rincara, tutti i suoi derivati, gasolio compreso, subiscono un aumento di prezzo», spiega Stucky che aggiunge: «Un’attesa prolungata nelle forniture rischierebbe comunque di creare colli di bottiglia nel momento del bisogno».

Perlomeno non manca

Eppure, volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, qualche nota positiva la possiamo trovare. «Da noi il gasolio non manca», commenta Righetti. «In Ticino non abbiamo i problemi di approvvigionamento che invece riscontriamo in Svizzera tedesca». A sud delle Alpi, infatti, le forniture sono garantite via gomma dall’Italia, mentre il resto della Svizzera deve fare affidamento alle forniture provenienti dalla Germania, dove la siccità ha abbassato il livello del Reno, rendendo il transito delle chiatte più difficoltoso. «Tutto il sistema di trasporto commerciale sul fiume risulta rallentato. Le chiatte trasportano quantità inferiori di olio combustibile, influenzando i quantitativi presenti sul mercato e quindi, in definitiva, anche i prezzi». Non solo. Anche i costi di trasporto sono esplosi, spiega Stucky: «Normalmente il prezzo alla tonnellata tra Rotterdam e Basilea è di circa 20 franchi. Oggi per trasportare il gasolio sulle chiatte bisogna sborsare 250 franchi a tonnellata. Ed è chiaro: questi aumenti si ripercuotono sul prezzo finale». 

Oggi in Ticino circa la metà delle abitazioni sono ancora scaldate con la nafta

«Gli acquisti collettivi funzionano, ma confrontate le offerte»

«La pratica degli acquisti collettivi non è nuova, ma in questi mesi di forte rincaro effettivamente è stata rispolverata», osserva Ivan Campari dell’Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana. Controindicazioni particolari non vi sono: «È un modo per risparmiare. Vale comunque la pena prendersi un po’ di tempo per confrontare i prezzi praticati dai fornitori». Un consiglio pratico? «Chiedete un preventivo specificando il vostro caso, indicando litri e numero delle unità abitative, ma non limitatevi ad un solo fornitore».

Che dire invece sulla tempistica? Vale la pena attendere oppure è meglio acquistare ora? Ancora Campari: «Tutto il comparto energetico è sotto pressione. Pare quindi molto difficile immaginare soluzioni magiche per uscire indenni dal momento. Posticipare l’acquisto sperando che i prezzi scendano risulta piuttosto illusorio. Non vi è alcuna certezza sull’andamento del mercato. Piuttosto, vale la pena mettere in pratica alcuni correttivi per ridurre i consumi e quindi contenere la spesa». Un grado in meno sul riscaldamento corrisponde a un risparmio di circa il 6 % del consumo, osserva Campari. «Spesso le case sono riscaldate eccessivamente, soprattutto le stanza da letto. Secondo Campari il discorso va poi allargato agli apparecchi elettrici e al consumo di acqua calda, senza contare che a medio lungo termine altri ragionamenti dovrebbero entrare in considerazione: «La soluzione è di rendersi più indipendenti rispetto ai capricci del mercato internazionale puntando maggiormente sulla produzione di energie rinnovabili che si possono produrre localmente». Per esempio, investendo sui pannelli e sui collettori solari. «Chi ha fatto questo passo, oggi sa di essere meno esposto. La crisi attuale, se non altro, ha mostrato che questa è la via da seguire».