Tecnologia

La Corte UE non perdona Apple e Google, multe di 13 e 2,4 miliardi

Storica doppia vittoria in tribunale della Commissione europea nella lotta per arginare lo strapotere delle Big Tech
© Sven Hoppe
Ats
10.09.2024 20:41

Storica doppia vittoria in tribunale della Commissione europea nella lotta per arginare lo strapotere delle Big Tech. Il conto è salatissimo per Apple, chiamata a versare all'Irlanda la bellezza di 13 miliardi di euro in quelli che per Bruxelles sono stati aiuti di Stato illegittimi concessi da Dublino, sotto forma di tasse non versate.

Conto a dieci cifre anche per Google, con una multa da 2,4 miliardi di euro, legata a un abuso di posizione dominante scovato dall'esecutivo comunitario. «Oggi è una grande vittoria per i cittadini europei e per la giustizia fiscale», ha esultato la commissaria Ue alla Concorrenza Margrethe Vestager, al trionfo alla fine di un decennio all'Antitrust Ue all'insegna di grandi battaglie alle Big Tech.

Apple ha reagito alla sentenza affermando che l'esecutivo Ue «sta cercando di cambiare retroattivamente le regole» fiscali. Google da parte sua si è invece detta «delusa».

Apple: accordi fiscali illegittimi

La sentenza di maggior impatto riguarda Apple: La Corte di Giustizia dell'Ue ha rovesciato la decisione del precedente grado di giudizio e in via definitiva ha ordinato a Mountain View di versare effettivamente all'Irlanda i 13 miliardi delle imposte già custodite dall'avvio della controversia in un conto bloccato.

La Commissione accusava la Mela di aver beneficiato ingiustamente di due accordi fiscali ('tax ruling') con Dublino, che fino al 2014 le hanno garantito grazie a una intricata struttura aziendale di poter godere di un'aliquota inferiore all'1%. Apple aveva interrotto la pratica nel 2014, dopo una svolta sulle regole fiscali in Irlanda, legata anche all'intervento della Commissione.

È insomma una sentenza epocale, che inverte anche un trend di sconfitte dell'esecutivo Ue: lo scorso anno i giudici a Lussemburgo avevano dato ragione ad Amazon su 250 milioni di tasse che la Commissione Ue voleva invece pagasse in Lussemburgo, e in precedenza a Starbucks per 30 milioni di imposte da versare all'Olanda.

«Il nostro reddito era già soggetto a imposte negli Stati Uniti», ha affermato Apple dicendosi delusa della decisione. «Questo caso non ha mai riguardato la quantità di tasse che paghiamo, ma il governo a cui siamo tenuti a pagarle. Paghiamo sempre tutte le tasse che dobbiamo ovunque operiamo e non c'è mai stato un accordo speciale».

In passato il Ceo di Apple Tim Cook aveva bollato l'intervento di Bruxelles come «robaccia politica». «È una vittoria molto importante da condividere con i contribuenti europei - ha detto invece Vestager -. Una volta tanto può esser fatta giustizia fiscale».

Google: abuso di posizione dominante

In una sentenza separata, anche in questo caso definitiva, la Commissione europea ha vinto nella causa Antitrust contro Google, accusata di abuso di posizione dominante per aver dato maggior visibilità ai propri servizi di shopping nella ricerca online.

La decisione della Corte Ue su Google Shopping è «epocale», ha detto la vicepresidente della Commissione europea. «Dimostra che anche le più potenti società tecnologiche possono essere ritenute responsabili, nessuno è al di sopra della legge».

Google si è detta «delusa» dalla sentenza. «Abbiamo apportato modifiche nel 2017 per conformarci alla decisione della Commissione Europea - ha sottolineato -. Il nostro approccio ha funzionato con successo per più di sette anni, generando miliardi di clic per più di 800 servizi di comparazione degli acquisti».

Apple ha fatto sapere che la conferma della decisione del 2016 della Commissione Ue comporterà sul quarto trimestre dell'esercizio fiscale un onere fiscale 'una tantum' fino a 10 miliardi di dollari, e questo «farà salire l'aliquota fiscale effettiva della società per il trimestre». A Wall Street il gruppo della Mela in serata segnava un calo superiore all'1,7%.