La cultura lascia la porta aperta e ci affida direttamente la chiave
Immaginate di aver raggiunto un posto bellissimo ma remoto e di voler visitare una graziosa chiesetta nelle vicinanze. Chiusa. Che fare? Solitamente c’è un numero da chiamare o una chiave da recuperare da qualche parte. Sono situazioni che spesso fanno desistere anche i più caparbi dei turisti. L’idea presentata oggi è nata proprio da una situazione simile. Una frustrazione che si è trasformata presto in intuizione e che poi è stata sviluppata e resa realtà. Si chiama «Chiavi della cultura» ed è un’app con la missione di consentire l’accesso ai beni culturali del territorio attraverso l’apertura di edifici che altrimenti resterebbero chiusi grazie ad un codice QR applicato ad una serratura elettronica. «L’idea è nata 7 anni fa proprio perché ero rimasto fuori da una chiesa che volevo visitare - spiega il promotore del progetto Marcello Martinoni -. In sè l’idea sembrava semplice, ma parlando con alcuni informatici ho capito che non sarebbe stato proprio così». Infatti lo sviluppo del sistema ha richiesto alcuni anni per essere ottimizzato e reso funzionante.
«Fruibilità interessante»
Non a caso il progetto, nella sua fase sperimentale, è stato presentato di fronte alla chiesa di Santa Maria del castello di Giornico, primo bene culturale, insieme alla vicina chiesa di San Pellegrino, ad aderire all’iniziativa. «La mia speranza è che prima di Natale si aggiungano altri 4 o 5 partner, ma in un paio d’anno puntiamo ad averne 20: chiese ma anche mulini e torchi», continua Martinoni. L’applicazione permette l’apertura fisica delle porte, come se fosse una classica chiave, ma allo stesso tempo assicura la mediazione culturale del luogo visitato grazie alle descrizioni storiche (in 4 lingue) che si trovano all’interno dell’app, tramite la quale è anche possibile fare una donazione al monumento visitato. Per i meno avvezzi alle tecnologie, rimarrà disponibile un badge con la stessa funzione.
«Il progetto mette la cultura al centro dell’offerta turistica con una fruibilità molto interessante e valorizzando il patrimonio», ha affermato il direttore dell’OTR Bellinzonese e valli Juri Clericetti, convinto che il sistema creerà importanti sinergie «ad esempio con la via Francisca del Lucomagno e i suoi pellegrini».