«La diplomazia scientifica al servizio della pace»

Si conclude oggi a Ginevra, dopo tre giorni di lavori, il summit della fondazione GESDA (Geneva Science and Diplomacy Anticipator), che si prefigge di riunire la comunità scientifica attorno al tavolo del multilateralismo. Abbiamo intervistato il presidente Peter Brabeck-Letmathe, già numero uno di Nestlé. Ci sono indicazioni interessanti anche per il Ticino.
Signor Brabeck-Letmathe, lei ha visto il film di Kubrick
«2001, Odissea nello spazio»? E se l’ha visto, cosa pensa della parte
introduttiva intitolata «L’alba dell’uomo» ?
«Chi non ricorda questo capolavoro? Questa parte del film
mostra che, all’inizio della propria storia, l’essere umano non si
differenziava gran che dall’animale e che c’è voluta molta ingegnosità
tecnologica, intelligenza e capacità di apprendimento perché potesse
progredire. Ma il film mostra anche che il progresso può avere due facce. In
sintesi, si può dire che l’umanità ha bisogno di una visione positiva e
costruttiva per svilupparsi in modo durevole».
Il progresso può avere due facce, effettivamente. Nella
storia dell’umanità i progressi della scienza sono stati utilizzati per
distruggere l’avversario in guerra (con conseguenze terrificanti per i vinti -
pensiamo alla bomba atomica-). Sono serviti a sancire il potere del più forte
sul più debole, quello dei Paesi sviluppati su quelli meno sviluppati. La
fondazione GESDA che lei presiede vuole fare l’inverso: trasformare la scienza
in uno strumento di pace. « Vaste programme… ».
«La nostra visione è che il progresso ha sì due facce, ma
che la scienza avanza soprattutto per il bene dell’essere umano. E questo
progresso non si ferma, anzi constatiamo un’accelerazione impressionante del
progresso scientifico. Quindi ci vogliono strumenti per padroneggiare questa
accelerazione. GESDA è uno di questi strumenti. Prendiamo l’intelligenza
artificiale o la tanto discussa ChatGPT. In sé, si tratta di progressi che
possono aprire grandi prospettive. Ma che suscitano anche legittimi timori.
Riusciremo a padroneggiare questa tecnologia? Mi farà perdere il posto di
lavoro? Proprio perché il ritmo dei cambiamenti è rapidissimo, siamo convinti
che per padroneggiarli occorre saperli anticipare - questa è la nostra funzione
-. Occorre seguire le innovazioni tecnologiche prevedendone gli sviluppi in
modo da facilitarne l’uso positivo a favore del maggior numero possibile di
esseri umani, per il bene comune. Quindi le rispondo che sì : noi riteniamo
effettivamente che facendo beneficiare il maggior numero possibile di persone
dei progressi della scienza e della tecnica, diamo un contributo alla
costruzione della pace. Poter beneficiare dei progressi della scienza è
d’altronde uno dei diritti che figurano nella Dichiarazione dei Diritti
dell’uomo. Applichiamola!».
Come è nato l’ «Anticipatore della scienza e della
diplomazia di Ginevra »?
«Occorre risalire al 2012. In quell’anno Ginevra aveva
fallito l’obiettivo di diventare la sede del Fondo Verde per il clima, un nuovo
organismo internazionale. Quell’insuccesso indicava che se la Svizzera intende
mantenere un posto di rilievo nel concerto delle Nazioni deve rimboccarsi le
maniche. Il consigliere federale Didier Burkhalter, a capo della diplomazia
elvetica, chiese a Fulvio Pelli, consigliere nazionale e presidente del partito
liberale fino a quell’anno, di compiere un’approfondita riflessione sul futuro
della Ginevra internazionale. Da quel lavoro di riflessione nacque il Gruppo di
lavoro Ginevra, che rappresenterà il nocciolo duro della futura GESDA. Il
consigliere federale Ignazio Cassis mi chiese successivamente di presiedere
questo organismo che abbiamo lanciato ufficialmente il 20 febbraio 2019».
La Confederazione ha svolto quindi un ruolo centrale fin
dagli inizi. Con quale apporto istituzionale e finanziario ?
«Il Governo svizzero è - con il Cantone e la città di
Ginevra – membro fondatore di GESDA. Lavoriamo a stretto contatto col
Dipartimento federale degli affari esteri con cui abbiamo un partenariato
pubblico-privato. La Fondazione GESDA resta indipendente nelle proprie scelte
strategiche. Il preventivo annuale è attualmente di 10 milioni di franchi. Il
Dipartimento degli esteri e le autorità ginevrine coprono un terzo del nostro
budget annuale; i due terzi rimanenti vengono assicurati da fondazioni
filantropiche e partner privati».
Da quanto dice, il Ticino ha giocato un ruolo importante
nella nascita di un’istituzione a favore della Ginevra internazionale e della
diplomazia elvetica.
«Il ruolo del Ticino è effettivamente centrale nella nascita
e nello sviluppo della nostra fondazione. Senza il consigliere nazionale Fulvio
Pelli e senza il consigliere federale Ignazio Cassis non esisteremmo. Ancora
oggi, Ignazio Cassis e il Dipartimento degli affari esteri sono impegnati
attivamente per fare della diplomazia scientifica un pilastro forte della
politica estera della Svizzera. Promuovendo così la capacità di innovazione e
l’eccellenza scientifica del nostro Paese per accelerare la realizzazione di
obiettivi importanti della comunità internazionale».
Quale può essere il contributo di GESDA al rafforzamento
della nostra diplomazia nel mondo, specializzata nella mediazione dei conflitti
?
«GESDA mette i mondi della scienza e della diplomazia al
medesimo tavolo per contribuire al progresso dell’umanità. È un modo per
prevenire la nascita di conflitti e ridare slancio al multilateralismo. La
diplomazia scientifica conosce attualmente uno sviluppo importante.
L’originalità della Svizzera consiste nell’aver assegnato questo compito a una
fondazione che traduce nei fatti un efficace partenariato fra pubblico e
privato in questo campo».
La Svizzera investe con successo nella materia grigia : le
nostre istituzioni accademiche figurano ai primi posti a livello europeo e
mondiale. La ricerca e la capacità di trasferire le scoperte scientifiche
all’economia (lei ne sa qualcosa, come ex CEO di Nestlé) sono oggi il punto di
forza della nostra competitività internazionale. È per questa ragione che il
binomio scienza-diplomazia può essere vincente per tutti?
«La scienza non conosce frontiere da lungo tempo. Per
realizzare annualmente il nostro GESDA Science Breakthrough Radar, lavoriamo
con più di 1.500 donne e uomini di scienza del mondo intero. Dobbiamo
accrescere la presenza di diplomatici al fine di accelerare la messa in opera
delle scoperte più promettenti. I ricercatori devono essere geniali nel loro
campo ma altri devono raccogliere il testimone affinché questa genialità possa
andare a beneficio del numero maggiore possibile di persone e nei tempi più rapidi
possibile».
La scelta di Ginevra era in qualche modo obbligata…
«Ginevra è la sede europea delle Nazioni Unite. Vi sono
rappresentati con una missione diplomatica 177 Stati e 39 organizzazioni
internazionali hanno la loro sede nella città sulle rive del Lemano. Per una
Fondazione che vuole rafforzare i legami fra scienza e diplomazia non c’è un
posto migliore. In più, come ho detto, si tratta di contribuire a rafforzare il
posto della Svizzera e di Ginevra nella Comunità internazionale».
L’Arco lemanico ha investito molto e con successo da decenni
nel binomio scienza-economia. Il Ticino, che si è dato un’università e sta
costruendo una rete accademica che punta molto sulle scienze esatte e la
biomedicina, potrebbe seguirne le tracce? Ed esistono contatti anche con GESDA
?
«Ma non vorrei invertire i ruoli. Sappiamo che l’Università
della Svizzera italiana è nata perché il Cantone Ticino è innovatore da molto
tempo: gli architetti, la logistica, la medicina e gli istituti
finanziari…Senza dimenticare la cultura: cito soltanto il Festival di Locarno.
L’università è venuta a completare questa dinamica e dà oggi al Ticino un
vantaggio rispetto a chi non può contare sull’effervescenza intellettuale che
produce un ateneo. Contatti fra GESDA, USI e anche SUPSI esistono già e
intendiamo svilupparli. Non siamo un’istituzione meramente « ginevrina» ma ci
concepiamo al servizio della Svizzera, della Svizzera italiana e del mondo».
Intelligenza artificiale, fisica quantistica …sono parole di
difficile comprensione che suscitano interrogativi e timori nella popolazione.
GESDA ha deciso di prendere il toro di questi specifici e attualissimi rami
della scienza e della tecnica per le corna. Con che obiettivi e con quali
risultati concreti a tutt’oggi ?
«Una delle sfide più importanti con cui dovremo
verosimilmente fare presto i conti è rappresentata dallo sviluppo dei computer
che sfruttano i fenomeni della meccanica quantistica abbinati all’intelligenza
artificiale. L’anno scorso abbiamo annunciato che GESDA intendeva lanciare
entro 5 anni un Open Quantum Institute a Ginevra. È passato solo un anno e
l’istituto è già realtà. Quello degli sviluppi e delle applicazioni della
meccanica quantistica è uno dei nostri focus principali. Ma stiamo lavorando
anche in altri campi avveniristici per anticiparne gli sviluppi possibili.
Prendiamo ad esempio ciò che succede nella nostra mente. Due ricercatori di
Losanna e Ginevra, Grégoire Courtine e Jocelyne Bloch sono riusciti a far
camminare un paralitico intervenendo sul cervello. L’aumento delle abilità
neuronali tramite la tecnologia è qualcosa di fantastico ma implica una vasta
discussione pubblica. Perché solleva domande fondamentali sulle quali occorre
agire con grande responsabilità. Ad esempio: chi potrà beneficiare di queste tecniche?
Tutti? Accettare di farvi ricorso potrebbe diventare obbligatorio?»
GESDA tiene il suo Summit annuale dall’11 al 13 ottobre a
Ginevra. Qual è il progetto prioritario dei vostri sforzi oggi e quali i
progetti futuri?
«Abbiamo compiuto un grande passo della nostra Fondazione
con il lancio dell’Open Quantum Institute a Ginevra, riuscendo a convincere
partner di grande eccellenza ad associarsi alla nostra iniziativa. Con questa
realizzazione, GESDA ha dato prova della propria efficacia ma anche della capacità
di mettere in opera in tempi molto rapidi progetti ambizioni, assicurando la
loro sostenibilità. Si tratta solo di un primo passo, ma molto promettente.
Lavoriamo attualmente al lancio di un curriculum per la scienza e la
diplomazia. L’ambizione è di offrire la prima formazione su scala globale in
questo campo nuovo. Quello di promuovere l’utilizzo della ricerca scientifica a
fini positivi per il maggior numero possibile di persone. Per un bene comune».