L'intervista

«La diplomazia scientifica al servizio della pace»

Si conclude oggi a Ginevra, dopo tre giorni di lavori, il summit della fondazione GESDA (Geneva Science and Diplomacy Anticipator), che si prefigge di riunire la comunità scientifica attorno al tavolo del multilateralismo – Abbiamo intervistato il presidente Peter Brabeck-Letmathe, già numero uno di Nestlé
©MARTIAL TREZZINI
Moreno Bernasconi
13.10.2023 06:00

Si conclude oggi a Ginevra, dopo tre giorni di lavori, il summit della fondazione GESDA (Geneva Science and Diplomacy Anticipator), che si prefigge di riunire la comunità scientifica attorno al tavolo del multilateralismo. Abbiamo intervistato il presidente Peter Brabeck-Letmathe, già numero uno di Nestlé. Ci sono indicazioni interessanti anche per il Ticino.

Signor Brabeck-Letmathe, lei ha visto il film di Kubrick «2001, Odissea nello spazio»? E se l’ha visto, cosa pensa della parte introduttiva intitolata «L’alba dell’uomo» ?
«Chi non ricorda questo capolavoro? Questa parte del film mostra che, all’inizio della propria storia, l’essere umano non si differenziava gran che dall’animale e che c’è voluta molta ingegnosità tecnologica, intelligenza e capacità di apprendimento perché potesse progredire. Ma il film mostra anche che il progresso può avere due facce. In sintesi, si può dire che l’umanità ha bisogno di una visione positiva e costruttiva per svilupparsi in modo durevole».

Il progresso può avere due facce, effettivamente. Nella storia dell’umanità i progressi della scienza sono stati utilizzati per distruggere l’avversario in guerra (con conseguenze terrificanti per i vinti - pensiamo alla bomba atomica-). Sono serviti a sancire il potere del più forte sul più debole, quello dei Paesi sviluppati su quelli meno sviluppati. La fondazione GESDA che lei presiede vuole fare l’inverso: trasformare la scienza in uno strumento di pace. « Vaste programme… ».
«La nostra visione è che il progresso ha sì due facce, ma che la scienza avanza soprattutto per il bene dell’essere umano. E questo progresso non si ferma, anzi constatiamo un’accelerazione impressionante del progresso scientifico. Quindi ci vogliono strumenti per padroneggiare questa accelerazione. GESDA è uno di questi strumenti. Prendiamo l’intelligenza artificiale o la tanto discussa ChatGPT. In sé, si tratta di progressi che possono aprire grandi prospettive. Ma che suscitano anche legittimi timori. Riusciremo a padroneggiare questa tecnologia? Mi farà perdere il posto di lavoro? Proprio perché il ritmo dei cambiamenti è rapidissimo, siamo convinti che per padroneggiarli occorre saperli anticipare - questa è la nostra funzione -. Occorre seguire le innovazioni tecnologiche prevedendone gli sviluppi in modo da facilitarne l’uso positivo a favore del maggior numero possibile di esseri umani, per il bene comune. Quindi le rispondo che sì : noi riteniamo effettivamente che facendo beneficiare il maggior numero possibile di persone dei progressi della scienza e della tecnica, diamo un contributo alla costruzione della pace. Poter beneficiare dei progressi della scienza è d’altronde uno dei diritti che figurano nella Dichiarazione dei Diritti dell’uomo. Applichiamola!».

Come è nato l’ «Anticipatore della scienza e della diplomazia di Ginevra »?
«Occorre risalire al 2012. In quell’anno Ginevra aveva fallito l’obiettivo di diventare la sede del Fondo Verde per il clima, un nuovo organismo internazionale. Quell’insuccesso indicava che se la Svizzera intende mantenere un posto di rilievo nel concerto delle Nazioni deve rimboccarsi le maniche. Il consigliere federale Didier Burkhalter, a capo della diplomazia elvetica, chiese a Fulvio Pelli, consigliere nazionale e presidente del partito liberale fino a quell’anno, di compiere un’approfondita riflessione sul futuro della Ginevra internazionale. Da quel lavoro di riflessione nacque il Gruppo di lavoro Ginevra, che rappresenterà il nocciolo duro della futura GESDA. Il consigliere federale Ignazio Cassis mi chiese successivamente di presiedere questo organismo che abbiamo lanciato ufficialmente il 20 febbraio 2019».

La Confederazione ha svolto quindi un ruolo centrale fin dagli inizi. Con quale apporto istituzionale e finanziario ?
«Il Governo svizzero è - con il Cantone e la città di Ginevra – membro fondatore di GESDA. Lavoriamo a stretto contatto col Dipartimento federale degli affari esteri con cui abbiamo un partenariato pubblico-privato. La Fondazione GESDA resta indipendente nelle proprie scelte strategiche. Il preventivo annuale è attualmente di 10 milioni di franchi. Il Dipartimento degli esteri e le autorità ginevrine coprono un terzo del nostro budget annuale; i due terzi rimanenti vengono assicurati da fondazioni filantropiche e partner privati».

Da quanto dice, il Ticino ha giocato un ruolo importante nella nascita di un’istituzione a favore della Ginevra internazionale e della diplomazia elvetica.
«Il ruolo del Ticino è effettivamente centrale nella nascita e nello sviluppo della nostra fondazione. Senza il consigliere nazionale Fulvio Pelli e senza il consigliere federale Ignazio Cassis non esisteremmo. Ancora oggi, Ignazio Cassis e il Dipartimento degli affari esteri sono impegnati attivamente per fare della diplomazia scientifica un pilastro forte della politica estera della Svizzera. Promuovendo così la capacità di innovazione e l’eccellenza scientifica del nostro Paese per accelerare la realizzazione di obiettivi importanti della comunità internazionale».

Quale può essere il contributo di GESDA al rafforzamento della nostra diplomazia nel mondo, specializzata nella mediazione dei conflitti ?
«GESDA mette i mondi della scienza e della diplomazia al medesimo tavolo per contribuire al progresso dell’umanità. È un modo per prevenire la nascita di conflitti e ridare slancio al multilateralismo. La diplomazia scientifica conosce attualmente uno sviluppo importante. L’originalità della Svizzera consiste nell’aver assegnato questo compito a una fondazione che traduce nei fatti un efficace partenariato fra pubblico e privato in questo campo».

La Svizzera investe con successo nella materia grigia : le nostre istituzioni accademiche figurano ai primi posti a livello europeo e mondiale. La ricerca e la capacità di trasferire le scoperte scientifiche all’economia (lei ne sa qualcosa, come ex CEO di Nestlé) sono oggi il punto di forza della nostra competitività internazionale. È per questa ragione che il binomio scienza-diplomazia può essere vincente per tutti?
«La scienza non conosce frontiere da lungo tempo. Per realizzare annualmente il nostro GESDA Science Breakthrough Radar, lavoriamo con più di 1.500 donne e uomini di scienza del mondo intero. Dobbiamo accrescere la presenza di diplomatici al fine di accelerare la messa in opera delle scoperte più promettenti. I ricercatori devono essere geniali nel loro campo ma altri devono raccogliere il testimone affinché questa genialità possa andare a beneficio del numero maggiore possibile di persone e nei tempi più rapidi possibile».

La scelta di Ginevra era in qualche modo obbligata…
«Ginevra è la sede europea delle Nazioni Unite. Vi sono rappresentati con una missione diplomatica 177 Stati e 39 organizzazioni internazionali hanno la loro sede nella città sulle rive del Lemano. Per una Fondazione che vuole rafforzare i legami fra scienza e diplomazia non c’è un posto migliore. In più, come ho detto, si tratta di contribuire a rafforzare il posto della Svizzera e di Ginevra nella Comunità internazionale».

L’Arco lemanico ha investito molto e con successo da decenni nel binomio scienza-economia. Il Ticino, che si è dato un’università e sta costruendo una rete accademica che punta molto sulle scienze esatte e la biomedicina, potrebbe seguirne le tracce? Ed esistono contatti anche con GESDA ?
«Ma non vorrei invertire i ruoli. Sappiamo che l’Università della Svizzera italiana è nata perché il Cantone Ticino è innovatore da molto tempo: gli architetti, la logistica, la medicina e gli istituti finanziari…Senza dimenticare la cultura: cito soltanto il Festival di Locarno. L’università è venuta a completare questa dinamica e dà oggi al Ticino un vantaggio rispetto a chi non può contare sull’effervescenza intellettuale che produce un ateneo. Contatti fra GESDA, USI e anche SUPSI esistono già e intendiamo svilupparli. Non siamo un’istituzione meramente « ginevrina» ma ci concepiamo al servizio della Svizzera, della Svizzera italiana e del mondo».

Intelligenza artificiale, fisica quantistica …sono parole di difficile comprensione che suscitano interrogativi e timori nella popolazione. GESDA ha deciso di prendere il toro di questi specifici e attualissimi rami della scienza e della tecnica per le corna. Con che obiettivi e con quali risultati concreti a tutt’oggi ?
«Una delle sfide più importanti con cui dovremo verosimilmente fare presto i conti è rappresentata dallo sviluppo dei computer che sfruttano i fenomeni della meccanica quantistica abbinati all’intelligenza artificiale. L’anno scorso abbiamo annunciato che GESDA intendeva lanciare entro 5 anni un Open Quantum Institute a Ginevra. È passato solo un anno e l’istituto è già realtà. Quello degli sviluppi e delle applicazioni della meccanica quantistica è uno dei nostri focus principali. Ma stiamo lavorando anche in altri campi avveniristici per anticiparne gli sviluppi possibili. Prendiamo ad esempio ciò che succede nella nostra mente. Due ricercatori di Losanna e Ginevra, Grégoire Courtine e Jocelyne Bloch sono riusciti a far camminare un paralitico intervenendo sul cervello. L’aumento delle abilità neuronali tramite la tecnologia è qualcosa di fantastico ma implica una vasta discussione pubblica. Perché solleva domande fondamentali sulle quali occorre agire con grande responsabilità. Ad esempio: chi potrà beneficiare di queste tecniche? Tutti? Accettare di farvi ricorso potrebbe diventare obbligatorio?»

GESDA tiene il suo Summit annuale dall’11 al 13 ottobre a Ginevra. Qual è il progetto prioritario dei vostri sforzi oggi e quali i progetti futuri?
«Abbiamo compiuto un grande passo della nostra Fondazione con il lancio dell’Open Quantum Institute a Ginevra, riuscendo a convincere partner di grande eccellenza ad associarsi alla nostra iniziativa. Con questa realizzazione, GESDA ha dato prova della propria efficacia ma anche della capacità di mettere in opera in tempi molto rapidi progetti ambizioni, assicurando la loro sostenibilità. Si tratta solo di un primo passo, ma molto promettente. Lavoriamo attualmente al lancio di un curriculum per la scienza e la diplomazia. L’ambizione è di offrire la prima formazione su scala globale in questo campo nuovo. Quello di promuovere l’utilizzo della ricerca scientifica a fini positivi per il maggior numero possibile di persone. Per un bene comune».