Giustizia

La droga da Mesoraca al Ticino nei «pacchi da giù»

L’indagine dell’Antimafia ha inflitto un duro colpo alla 'ndrina del paese in provincia di Crotone, con a capo «Topolino» – Tra gli indagati un 41.enne residente a Caslano e nomi noti alla giustizia svizzera
© CdT/ Chiara Zocchetti
Jenny Covelli
15.10.2022 16:59

«Ascolta, domani vai a prendere il pacco, che ti ho mandato il pane». Il pacco è quello «da giù», il pane è lo stupefacente. Che dalla Calabria raggiungeva Ponte Tresa e poi la Svizzera, per essere spacciato sul territorio. La frase è un estratto delle intercettazioni telefoniche effettuate tra ottobre del 2016 e gennaio del 2017 dagli inquirenti e che figura tra le 208 pagine dell’ordinanza del Tribunale di Catanzaro che ha inflitto un duro colpo alla 'ndrina di Mesoraca, paese in provincia di Crotone che ha una folta comunità in Ticino. E che, lunedì 3 ottobre, si è svegliato con le sirene dei carabinieri. Sulla lista con gli ordini di arresto emessi su richiesta della Direzione distrettuale antimafia comparivano i nomi di 31 persone. Tra questi anche quello di un 41.enne residente a Caslano. L’accusa nei suoi confronti è «detenzione a fini di spaccio di stupefacenti». Droga che raggiungeva il confine svizzero all’interno dei pacchi contenenti principalmente alimenti trasportati a bordo dei camion che, settimanalmente, da Mesoraca e Petilia Policastro raggiungono Ponte Tresa (e poi in alcuni casi la Svizzera interna e la Germania).

Tra salsicce e formaggi

L’uomo – si legge tra le pagine firmate dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe De Salvatore – «è un cittadino mesorachese, esente da pregiudizi penali, emigrato in Svizzera, ove risiede nella zona frontaliera italiana». Le conversazioni telefoniche, chiamate e messaggi, erano quotidiane. Il 41.enne comunicava con un coetaneo di Mesoraca con il quale concordava l’invio degli stupefacenti verso il nostro Paese e il relativo ritorno dei pagamenti in denaro. All’altro capo del telefono c’era uno dei principali fornitori del sodalizio, il genero di «Cicciolina» (figura importante all’interno della 'ndrina locale capeggiata dal boss «Topolino»), che a lui riferiva dell’andamento degli affari. Tra controlli delle forze dell’ordine e ritardi nei pagamenti, ma anche negli invii. «Ma, l’avete mandato? Perché sennò vedo se mi organizzo qua, che così mi stanno scappando tutti», dichiarava l’uomo residente nel Luganese il 22 novembre 2016, alludendo alla richiesta di droga da parte dei «clienti».

Il rapporto d’affari risulta «ben rodato e mantenuto in modo tale da durare nel tempo». Una tesi che trova conferma nelle molteplici dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e nelle autonome e parallele investigazioni condotte dai carabinieri di Crotone sul commercio di cocaina, hashish e marijuana da parte della cosca.

Nessun procedimento elvetico

Se il 41.enne residente a Caslano sia stato prelevato dagli agenti presso la propria abitazione non è dato saperlo. La polizia cantonale, da noi contattata, ha rimarcato la competenza dell’Ufficio federale di polizia. Fedpol si è limitata a spiegare di non potere commentare i procedimenti in corso all’estero. Ma ha aggiunto di essere in contatto con le forze di polizia italiane con cui scambia regolarmente informazioni. «Purtroppo, per ragioni di confidenzialità e di protezione dei dati, non siamo in grado di fornirle dati personali di terzi», ha aggiunto. Il sindaco di Caslano ha affermato di non conoscere il cittadino, classe 1981, residente nel suo comune. 

Dal canto suo, il Ministero pubblico della Confederazione non ha aperto alcun procedimento penale o di assistenza giudiziaria in relazione all’operazione. «In considerazione della segretezza delle indagini», l’MPC non entra nei dettagli del procedimento, ma sottolinea che il perseguimento e la lotta alla criminalità organizzata rappresentano «un’area di priorità strategica», compresa la collaborazione con gli altri Stati, Italia in primis.

I precedenti

Il filone principale dell’inchiesta calabrese è legato alla filiera del legno: dal taglio, al trasporto alle centrali a biomasse in cui finivano pure i rifiuti, fino agli incendi, le intimidazioni e gli enormi guadagni. Ma sono emersi tutti gli altri affari della cosca, compreso il traffico di droga. 

In manette è finito anche il boss della locale, «Topolino», il cui nome è comparso in passato in molte inchieste legate alla Svizzera. Mentre «Cicciolina», 65 anni, ha già ricevuto una condanna alle Assise Criminali di Lugano. Era il 2012. «Bus della coca: fine corsa in carcere», titolava allora il Corriere del Ticino. Si parlava di oltre 1,2 chili di cocaina nascosti tra pane e prosciutto a bordo di bus tra la Calabria e Lugano. La condanna: tre anni e 4 mesi.

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