La Finlandia spera ancora di aderire alla NATO con la Svezia
La Finlandia spera ancora di entrare a far parte della NATO insieme alla Svezia, suo partner militare più vicino. Lo ha dichiarato, ieri, il ministro degli Esteri di Helsinki, Pekka Haavisto. «Il nostro forte desiderio è ancora quello di entrare nella NATO insieme alla Svezia. Abbiamo sottolineato a tutti i nostri futuri partner della NATO, tra cui Ungheria e Turchia, che la sicurezza finlandese e svedese vanno di pari passo», ha detto. È la reazione alle parole del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che domenica, durante un incontro con i giovani, ha lasciato intendere che la Turchia potrebbe dare il via libera all'adesione della Finlandia, senza fare lo stesso per la Svezia, con cui ci sono divergenze più marcate sul dossier curdi. «Se necessario, possiamo dare un messaggio diverso sulla Finlandia. La Svezia sarà scioccata quando lo faremo», ha detto rispondendo a una domanda.
Quel Corano bruciato a Stoccolma
Già qualche giorno prima, il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu, durante una conferenza stampa trasmessa dalla TV di Stato TRT, aveva parlato di una «situazione meno problematica» con la Finlandia che con la Svezia. Aveva pure aggiunto che Ankara non sta (ancora) esaminando separatamente le due candidature. Ma che il rogo del Corano davanti all'ambasciata turca di Stoccolma ha portato all'annullamento di un vertice tra funzionari turchi, svedesi e finlandesi in programma a Bruxelles. «Una delle ragioni di questo gesto è prevenire l'entrata della Svezia nella NATO. È la Svezia che deve decidere se vuole entrare a fare parte dell'Alleanza atlantica. Permettendo questo atto spregevole il governo svedese ha preso parte al crimine». Il 21 gennaio il politico di estrema destra danese Rasmus Paludan ha dato fuoco a una copia del testo sacro. Due giorni dopo, Tobias Billström, ministro degli affari esteri della Svezia, a Bruxelles per il Consiglio affari esteri, ha dichiarato: «Il governo svedese non sostiene in nessun modo la distruzione col fuoco di scritture considerate sacre, ma in Svezia abbiamo la libertà di espressione e dal punto di vista legale questo caso è permesso: abbiamo però detto chiaramente che non prendiamo le parti di chi lo ha fatto». Paludan è leader del partito Stram Kurs (Hard Line, letteralmente Linea Dura). Organizza comizi e incontri in cui porta avanti discorsi anti-Islam e anti-immigrati. Il partito è dichiaratamente anti-islamico. Rasmus Paludan, di professione avvocato, porta avanti una narrativa anti-islamica e non risparmia atti provocatori e offensivi nei confronti dell'Islam e dei musulmani. Numerosi sono i video in cui lo si vede bruciare copie del Corano in piazza, come «tributo alla libertà di parola». In un episodio ha dato il testo sacro alle fiamme dopo averlo avvolto nella pancetta di maiale. È destinatario di denunce per razzismo, diffamazione e guida pericolosa. Figlio del giornalista svedese Tomas Polvall, Paludan ha vissuto anche in Svezia, di cui nell'ottobre 2020 è stato dichiarato ufficialmente cittadino (con doppio passaporto). Ma nell'ultimo periodo ci sono stati altri incidenti diplomatici. L'11 gennaio, durante un corteo a sostegno dei separatiti curdi del PKK, un manichino rappresentante Erdogan è stato appeso a testa in giù. Anche in quel caso, Ankara aveva convocato l'ambasciatore svedese in Turchia.
Secondo Mevlut Cavusoglu, Stoccolma ancora «non intraprende azioni» riguardo al distanziamento dal terrorismo e l'estradizione di alcuni militanti, che Ankara chiede per ratificare i protocolli di adesione alla NATO dei paesi scandinavi.
Verso un piano B?
Ankara ha quindi rinviato a tempo indeterminato i negoziati tripartiti con Finlandia e la stessa Svezia previsti per febbraio a Bruxelles. Ma senza il «sì» della Turchia (e dell'Ungheria, l'altro che manca), il pieno ingresso di Stoccolma e Helsinki nella NATO non può avvenire. Il segretario generale Jens Stoltenberg aveva promesso un percorso di adesione «alla velocità della luce», ma è dallo scorso luglio che va avanti questo tira e molla. Per ora, il timore di spezzare l'asse tra Finlandia e Svezia, che hanno sempre detto di voler procedere in tandem, sembra essere lontano. Perlomeno stando a quanto, appunto, dichiarato ancora ieri dal ministro degli Esteri di Helsinki. Resta il fatto che il governo guidato da Sanna Marin, nel frattempo, ha risolto le divergenze che aveva con le autorità turche e potrebbe ottenere la ratifica in tempi brevi.
Helsinki e Stoccolma potrebbero quindi ritrovarsi ad affrontare la questione: cosa fare se Ankara dovesse approvare ufficialmente solo l'entrata della Finlandia? Secondo Charly Salonius-Pasternak, ricercatore senior presso l'Istituto finlandese per gli affari internazionali citato dal Financial Times, Recep Tayyip Erdogan «sta mettendo la leadership politica finlandese in una situazione spiacevole». E Helsinki dovrebbe pensare a un piano B. «Sarebbe stupido legarsi assolutamente alla Svezia. C'è una grande differenza tra il fatto che la Finlandia sia percepita come proattiva o semplicemente reagisca a ciò che fa la Turchia».