«La grande eredità di Havel lasciata alla politica europea»

Tolleranza, libertà e responsabilità sono parole chiave e principi cardine che caratterizzano il pensiero del drammaturgo ceco Vaclav Havel, dissidente anticomunista di Charta 77 che, dopo aver scontato diversi anni di prigionia durante il regime comunista negli anni Ottanta, divenne presidente della Cecoslovacchia tra il 1989 e il 1993 e, successivamente, capo dello Stato della Repubblica Ceca dal 1993 al 2003. A poco più dieci anni dalla scomparsa dell’eroe della Rivoluzione di velluto, la figura di Havel continua ad essere molto presente nella vita socioculturale e politica della Repubblica Ceca. Un riconoscimento che questo grande intellettuale ottenne anche all’estero, dove è tutt’oggi considerato un simbolo illuminante di uomo libero, vicino al sentire del popolo e visceralmente legato allo spirito delle liberaldemocrazie occidentali.
Un contributo originale alla figura di Vaclav Havel - nato a Praga da una famiglia di origini borghesi il 5 ottobre del 1936 e deceduto a 75 anni a Hradecek il 18 dicembre 2011 – è stato recentemente pubblicato dal giovane scrittore-giornalista svizzero-italiano Amedeo Gasparini, che ne ha snocciolato alcuni importanti aspetti di vita raccolti in 18 interviste. Il libro intitolato «Ritratto a più voci dell’eroe della Rivoluzione di velluto» (211 pagine con traduzione in inglese), con prefazione di Sergio Tazzer, è edito da «Progetto Repubblica Ceca», periodico italo-ceco diretto da Giovanni Usai.
Ma perché un libro su Vaclav Havel ora? «Oltre che commemorare i dieci anni dalla scomparsa del drammaturgo-statista, l’idea - spiega Gasparini - era quella di ravvivare partendo dai racconti di chi lo ha conosciuto, la figura di Havel. Il suo era un messaggio basato sulla tolleranza reciproca, il rispetto per il prossimo, la centralità dell’essere umano e della sua libertà. In un dibattito politico sempre più urlato e polarizzato, in un Occidente sotto attacco dalle autocrazie collettiviste e nel discredito generale verso la politica, ricordare oggi Havel e la sua filosofia può essere un’originale fonte di ispirazione non solo per le classi dirigenti, ma anche per i singoli cittadini».
Il messaggio di Vaclav Havel, insomma, resta attuale anche nell’epoca del coronavirus. «Havel combatté e vinse il virus totalitario della sua epoca». Uno dei principali messaggi del drammaturgo ceco, prosegue Gasparini, è che «la libertà non può essere svincolata dalla responsabilità personale e che le soluzioni facili e demagogiche a problemi sociali complessi mostrano i limiti nel medio-lungo termine. Per Havel, responsabilità è intesa come dovere di azione del singolo, ma anche assunzione delle proprie responsabilità».
Che dire del riconoscimento della figura di Havel in patria e all’estero? «Vaclav Havel non è visto dal grande pubblico come Nelson Mandela, sebbene abbia fatto parecchia galera e abbia perdonato anche i suoi carcerieri. Vanta però di grande credito anche nelle istituzioni europee: è un esempio morale che anche la presidente Ursula von der Leyen non manca infatti di ricordare. Inoltre, il suo è uno dei pochi busti in bronzo di grandi personaggi esteri al Congresso degli Stati Uniti». In particolare a Praga, chiosa Gasparini, Havel resta molto presente nel dibattito culturale. «Era solito firmare i suoi libri con nome, cognome e un cuore: un piccolo gesto, che però indica quanto l’amore sia importante per una società libera e pacifica».