La guerra è sempre guerra: da condannare
«War, children, it's just a shot away» cantavano i Rolling Stones in «Gimme Shelter» nel 1969. «La guerra, bambini, è lontana solo uno sparo». Contro la Guerra Fredda. Contro tutte le guerre. Perché non c'è una guerra buona. La guerra è sempre emme. Lo ribadisce, con toni più istituzionali, anche il Municipio di Bellinzona rispondendo all'interrogazione di Massimiliano Ay ed Alessandro Lucchini (Unità di sinistra). I due consiglieri comunali del Partito comunista chiedevano lumi sul perché, dal balcone di Palazzo Civico, è improvvisamente sparita la bandiera della pace esposta da metà marzo 2022 dopo la risoluzione del Movimento per il socialismo adottata dal Consiglio comunale.
Spazio alle altre tre
È stata tolta per «esigenze di protocollo», la bandiera della pace turrita. Cioè per far spazio a quella della Svizzera, del Ticino e della Città e non perché è venuta meno la condanna per qualsiasi guerra, non solo per quella in Ucraina. L'Esecutivo guidato dal sindaco Mario Branda lo specifica bene. «La condanna della guerra è generale», taglia corto. Tanto che è rimasta esposta anche nei primi mesi del conflitto nella Striscia di Gaza. Non è più stata esposta in quanto «il messaggio risultava a questo punto, dopo il tempo trascorso (dall'invasione russa in Ucraina; n.d.r.), se non esaurito quantomeno assai meno forte nella sua efficacia».
Aiuto umanitario?
Il Municipio intende offrire un aiuto umanitario al popolo palestinese?, chiedevano Ay e Lucchini. «Come già nel caso dell’Ucraina, verrebbero valutate richieste da parte di privati cittadini di aiuti logistici per raccolta di materiale o quant’altro», chiosa l'Esecutivo di Bellinzona. Perché la guerra è sempre guerra. E non ha colori e distinzioni, ma solo perdenti.