La Lega non si salva a Lugano e sprofonda a Chiasso

Sempre meno distanza fra i partiti, sempre più incerta e affascinante la contesa che fra un anno infiammerà la città. Sono sostanzialmente queste le indicazioni che le elezioni cantonali danno a Lugano in vista delle prossime comunali. I risultati registrati sulle rive del Ceresio per la corsa al Gran Consiglio ricalcano quelli generali con differenze minime, fatta eccezione per il Centro (10,37% delle schede in riva al Ceresio, 13,5% in tutto il Ticino), per l’UDC (che a Lugano è ormai vicina al dieci percento: 9,29% contro l’8,01% a livello cantonale) e per la Lega (14,86% in città, 11,7% in tutto il cantone) che è comunque crollata anche «in casa» rispetto alle elezioni cantonali precedenti.
Ma il saldo è negativo per tutti partiti storici: il movimento di via Monte Boglia ha perso 5,03 punti percentuali, i liberali radicali 2,27, i socialisti 1,08 e i centristi 0,19. Rossi e azzurri in fondo hanno limitato i danni, ma non possono sorridere troppo: sono pericolosamente vicini alla soglia psicologica del dieci percento. Chi invece sorride, e ne ha donde, è l’UDC, balzata dal 6,47% di quattro anni fa al già citato 9,29%. I Verdi invece non hanno approfittato delle difficoltà dei giganti. Anzi, sono scesi dal 6,01% al 4,09%.
In generale, anche a Lugano, si assiste a una certa frammentazione del voto, ma sulle rive del Ceresio non è una tendenza nuova. Era emersa già durante le ultime elezioni comunali, quando a scapito della Lega, del PLR e del PS, che avevano perso in tutto nove seggi, avevano fatto il loro ingresso nel Legislativo formazioni come Ticino & Lavoro (due seggi), Più Donne (due) e Sinistra Alternativa (uno), senza dimenticare il rafforzamento di UDC e Verdi con due poltrone in più a testa. Quanto scaturito dalle urne cantonali suggerisce che la tendenza potrebbe continuare.
Parliamo della corsa per il Consiglio comunale, ma attenzione: non si può escludere che possa cambiare qualcosa pure in Municipio, anche se per mandare in frantumi lo schema politico attuale, il 3-2-1-1, servirebbero delle variazioni percentuali importanti.
Sia legislativi sia esecutivi
A proposito di Municipio, due suoi membri attuali sono stati eletti (uno rieletto) in Gran Consiglio: Cristina Zanini Barzaghi e Tiziano Galeazzi. Partiamo dalla socialista, la cui candidatura a Palazzo delle Orsoline è stata letta da molti come un addio alla politica luganese. La diretta interessata a suo tempo non aveva smentito questa possibilità, dicendo che ci avrebbe pensato. E ora?
«Una decisione finale non c’è ancora, devo discuterne con il partito» spiega la socialista alludendo al fatto che una sua ricandidatura a Palazzo civico necessiterebbe una deroga al regolamento del PS. «Bisognerà valutare anche eventuali alleanze con altre forze di sinistra». In attesa di sciogliere i dubbi, l’ingegnera di Carabbia ricoprirà due ruoli: Gran Consiglio e Municipio. «Per un anno lo farò, poi vedremo». Se si ripresenterà nel 2024 per il Municipio sarà dura, viste le tendenze generali. «Sì, dovremo fare qualche ragionamento con la direzione del partito e con la base. Dovrà essere un lavoro di squadra». Resta la felicità per il risultato personale a Bellinzona: «Sono stupita, non ho mai avuto questo grande sostegno quando mi sono candidata in passato alle cantonali e alle federali».
Per quanto riguarda Galeazzi, subentrato nell’Esecutivo luganese dopo la scomparsa di Marco Borradori, non ci sono particolari dubbi. Anzi, nessuno: porterà avanti ambedue le cariche. «Ma scherziamo? Certo» commenta soddisfatto. «Devo per forza portarle avanti, perché il Municipio di Lugano ha bisogno di un suo rappresentante nella politica cantonale. I contatti con i consiglieri di Stato sono importanti, e in questo bisogna sostituire Michele Foletti, che con i rappresentanti del Governo ha sempre avuto rapporti buoni». Allargando lo sguardo, la performance generale dei democentristi rende più scontata di quanto non lo fosse già la domanda sulle prossime comunali: visti questi numeri, quale dev’essere l’obiettivo del partito, e insieme a chi andrebbe perseguito? «Sicuramente l’obiettivo è mantenere il seggio in Municipio e aumentare il numero dei nostri consiglieri comunali». Alleandosi ancora con la Lega?
«Si vedrà, le cose sono ancora tutte aperte. Vedremo» taglia corto Galeazzi. Che comunque non può negare un fatto: nelle eventuali, future discussioni con via Monte Boglia per un’alleanza nella corsa a Palazzo civico, i democentristi saranno più forti di quanto non lo erano sabato scorso. «È indubbio, comunque dobbiamo valutare e discutere».
Più Lugano a Bellinzona
Scorrendo la lista di tutti gli eletti in Gran Consiglio, il Luganese può sorridere: ora ha 33 granconsiglieri, due in più rispetto a quattro anni fa (18 vengono da Lugano, gli altri dal resto della regione). L’incremento è andato a scapito del Mendrisiotto.
Borgo amaro per il PLR, che si consola alla frontiera
Nemmeno a Chiasso e Mendrisio ci sono stati grossi scostamenti dai risultati cantonali. Cominciamo dal Magnifico Borgo, dove la Lega è scivolata sotto la soglia psicologica del dieci percento: 9,87%, contro l’11,7% nel resto del Ticino e il 15,17% delle cantonali scorse a Mendrisio. «Avere dei candidati in lista per il Governo serve come traino per la corsa al Gran Consiglio, e noi nel Mendrisiotto non ne avevamo» osserva il leghista Daniele Caverzasio, municipale di Mendrisio eletto in Gran Consiglio. «Tuttavia non bisogna negare che una certa preoccupazione c’è. Sono comunque fiducioso per le comunali: la gente guarda sempre più alle persone, dobbiamo solo continuare a lavorare bene». Dalle urne esce malconcio anche il PLR, che dal 22,36% di quattro anni fa è calato al 19,90%: altra soglia psicologica superata. Non va molto meglio al Centro, sceso dal 19,77% al 17,6% (Mendrisio resta comunque una roccaforte per il partito, che a livello cantonale si è fermato al 13,5%) mentre il PS, come a Lugano, ha limitato i danni fermandosi al 9,87% contro il 10,17% del 2019: e via con un’altra soglia psicologica. L’UDC ha confermato i numeri cantonali salendo dal 4,21% al 7,98%, e lo stesso, nel male, hanno fatto i Verdi: addio 6,4%, adesso sono al 4,56%. Sono tutte variazioni abbastanza sostanziose: se verranno confermate alle comunali, potranno esserci delle sorprese. Lo stesso discorso vale per Chiasso, dove la Lega ha subito un tonfo ancora più fragoroso rispetto a quello di Mendrisio e di Lugano: 13,16%, quando quattro anni fa era al 20,52%. Il Centro invece ha perso solo 0,2 punti percentuali, scendendo all’11,38%, mentre il PS è calato dal 12,41% all’11%. Esulta invece il PLR, che ha invertito la tendenza cantonale (che lo ha visto attestarsi al 18,62%) guadagnando terreno a ridosso della frontiera: 22,14% contro il 22,06% del 2019. Chiudono il cerchio l’UDC, salita dal 4,56% al 6,72%, comunque meno dell’8,01% ticinese, ed i Verdi, calati dal 5,59% al 4%. Calano, in generale, anche i rappresentanti del Mendrisiotto in Gran Consiglio: saranno 12, due in meno di quattro anni fa.