La (parziale) ammissione del Cremlino: «Situazione molto difficile»
La situazione in Ucraina è «molto difficile» e ancora lontana dai suoi obiettivi. È una parziale ammissione quella di Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, che ha usato queste esatte parole in un'intervista rilasciata al canale televisivo bosniaco ATV, riportata dall'agenzia Tass. La Russia «è riuscita a danneggiare gravemente la macchina militare ucraina e questo lavoro continuerà», ha aggiunto Peskov. «L'operazione militare speciale continua. Alcuni obiettivi sono stati raggiunti in un anno», ha sottolineato il portavoce della presidenza russa. Che ha pure però precisato: si tratta di «un'operazione molto difficile» in quanto «non è una guerra, ma un'operazione condotta cercando di preservare infrastrutture e vite umane».
E non è tutto. Se la priorità stabilita a inizio operazione – il 24 febbraio 2022 – dal presidente Vladimir Putin era quella di garantire la sicurezza dei residenti del Donbass, questo obiettivo è stato raggiunto solo in parte. «Questo compito è stato risolto solo parzialmente. Siamo ancora lontani dal poterlo completare. Ci sono bombardamenti da lanciatori multipli, bombardamenti su Donetsk e altre località e dobbiamo respingere il nemico a una distanza considerevole. Per questo l'operazione continuerà», ha sottolineato Peskov. Che ha poi posto l'accento sui risultati ottenuti: «Sono stati liberati territori importanti nel Donbass».
Il nodo Bakhmut
Che dire di Bakhmut? Ieri Mykola Volokhov, comandante dell'unità di ricognizione Terra del gruppo tattico Azov, ha detto ai microfoni dell'emittente televisiva ucraina Espreso TV che nei pressi della città teatro della battaglia più feroce della guerra in Ucraina le Forze di difesa ucraine hanno liberato più di due chilometri di territorio dal controllo delle forze russe. «Abbiamo ucciso un gran numero di russi e fatto prigionieri».
Due alti funzionari statunitensi hanno dal canto loro dichiarato a Politico che la milizia Wagner continua a controllare la maggior parte del territorio, addirittura «almeno l'85%», possiede notevoli scorte di munizioni e non ci sono prove che si stia preparando a lasciare la città. Il gruppo Wagner, proprio quello il cui fondatore, Yevgeny Prigozhin, in uno dei suoi tanti aggiornamenti aveva denunciato come la brigata russa avesse abbandonato le posizioni a Bakhmut, «lasciando scoperto un fianco». Il capo dei mercenari non ha negato che gli ucraini occupano «solo circa il 5% dell'insediamento», ma ha voluto lanciare l'allarme «poiché nonostante le promesse», resta il problema delle munizioni con il ministero della Difesa, che «sono state fornite in quantità minime» nonostante gli annunci di nuove consegne dopo la minaccia di Wagner di abbandonare il campo di battaglia. Nonostante ci sia chi sostiene che «il Cremlino sta perdendo la pazienza» perché «il capo della Wagner sta oltrepassando una linea rossa, agendo non come parte della stessa squadra» – è quanto riferisce il sito indipendente russo Meduza citando fonti vicine al Governo –, secondo i funzionari citati da Politico le recenti minacce di Prigozhin di abbandonare Bakhmut non sarebbero credibili e probabilmente avrebbero lo scopo di suscitare una reazione all'interno dell'apparato di difesa di Mosca.
Per il portavoce di Putin non ci sono dubbi sul fatto che le forze russe finiranno per conquistare la città contesa. Peskov ha infine concluso: «Non siamo in guerra, fare la guerra è una cosa completamente diversa e significa la distruzione completa delle infrastrutture e delle città. Non lo stiamo facendo. Stiamo cercando di salvare le infrastrutture e le vite umane».