La politica vuole vedere le carte
Una riunione straordinaria convocata ieri dalla Commissione giustizia e diritti per ragionare sul polverone che ha investito la Giustizia ticinese, travolta dal presunto caso di mobbing e molestie sessuali all’interno del Tribunale penale cantonale. «Abbiamo voluto riflettere su quando accaduto», premette il presidente Fiorenzo Dadò. «L’impressione condivisa dai commissari è che la Giustizia ne esca danneggiata», avverte ancora il deputato del Centro. Le criticità emerse dalla discussione sono molteplici: molti dubbi, tante preoccupazioni e un corale senso di imbarazzo per quanto trapelato nelle scorse settimane a mezzo stampa. Eppure, avverte ancora il presidente del Centro, a prevalere ieri è stata la necessità di procedere un passo alla volta: «Non avendo accesso alle varie procedure in corso, abbiamo formalmente chiesto un aggiornamento sulle verifiche svolte dagli organi preposti». In particolare – spiega ancora Dadò – «abbiamo sollecitato il Consiglio della Magistratura e l’avvocato Maria Galliani, nominato dal Consiglio di Stato per il caso di mobbing, a informarci sullo stato della vicenda».
Una scelta all’insegna della chiarezza, dunque, sottolineata anche dalla deputata PLR e membro della Giustizia, Cristina Maderni: «Affinché la Commissione possa esprimersi compiutamente sull’intera vicenda, vogliamo capire che cosa è stato fatto sin qui, in particolare dal Consiglio della Magistratura che rappresenta il referente diretto della nostra Commissione».
Insomma, al di là delle singole esternazioni che hanno accompagnato il dibattito pubblico nelle scorse settimane, e dell’imbarazzo che ieri i commissari hanno nuovamente condiviso «di fronte a un’immagine svilita della giustizia», la politica ora vuole vederci chiaro. «Dell’accaduto ci siamo fatti un’opinione attraverso i media, ora però vogliamo che siano gli organi ufficiali a informarci sull’accaduto», avverte ancora la deputata PLR.
«È necessario che la Commissione possa disporre di elementi ufficiali prima di intraprendere nuovi passi», aggiunge dal canto suo Ivo Durisch del PS. «La questione è grave ed è chiaro che l’immagine della giustizia ticinese è stata scalfita. Come Commissione - prosegue il deputato socialista - vogliamo fare in modo che la giustizia possa funzionare nel migliore dei modi». Di qui, appunto, la necessità di vedere da vicino i contorni e gli sviluppi della vicenda. «Il nostro referente è il Consiglio della Magistratura dal quale ci aspettiamo una risposta celere». Sui prossimi passi, Durisch al momento resta vago: «Non escludo che la Commissione in futuro voglia sentire in audizione altre figure, ma di certo - tenuto conto della imprescindibile separazione dei poteri - personalmente non ritengo che si debba procedere con richieste di sospensione. Semplicemente non possiamo intraprendere questa via». Una soluzione, tuttavia, s’impone, conclude Durisch: «Valuteremo gli interventi da fare per garantire il buon funzionamento della Giustizia». Quanto alla richiesta avanzata dall’MPS di «attivare l’alta vigilanza», la Commissione ha chiarito che, «di per sé, questa è sempre esercitata. Vigilare sul buon funzionamento della giustizia, fa parte dei nostri compiti. In questo senso, l’alta vigilanza è attiva», osserva Dadò.
Che dire, invece, delle richieste avanzate singolarmente dai commissari all’indirizzo del giudice Mauro Ermani di compiere un passo indietro? Ancora Maderni: «L’esigenza di fare chiarezza è condivisa, come è condivisa la sensazione che la giustizia esca da questa vicenda danneggiata. L’imbarazzo è unanime. Come commissione prima di giungere a una risoluzione definitiva vogliamo avere una chiara evidenza di come stanno le cose». Un concetto ribadito anche da Alessandro Mazzoleni (Lega): «I tempi per un intervento della politica non sono ancora maturi. Occorrono gli elementi per valutare l’accaduto: solo allora potremo valutare il da farsi». Ad ogni modo Mazzoleni, come gli altri, sottolinea la grande preoccupazione per l’intera vicenda. «La Giustizia, di fronte ai cittadini, si regge sull’integrità della propria immagine. La frattura che si è creata non va presa sotto gamba», prosegue dal canto suo Roberta Soldati (UDC): «Mi metto nei panni del cittadino. Come può reagire di fronte a quanto emerso?» si chiede la deputata democentrista, che rincara: «Per non intaccare le istituzioni è necessario fare chiarezza, perché la Giustizia rappresenta un pilastro dello Stato di diritto». E ciò anche per salvaguardare l’immagine di chi, ogni giorno, contribuisce al suo funzionamento, osserva Soldati. «Senza aggiungere altri elementi di confusione per il cittadino, ora è necessario che gli organi preposti facciano chiarezza in tempi celeri. Poi, faremo le nostre valutazioni sulla base di fonti di prima mano».
«Chiarezza» è anche quanto chiede Marco Noi, co-coordinatore dei Verdi. Quanto deciso dalla Commissione, e cioè la richiesta di aggiornamenti da parte dell’avvocato Maria Galliani e del CdM, «va nella direzione da noi auspicata sin dall’inizio». Nel contempo, secondo il deputato ecologista, il passaggio successivo conferisce all’intera vicenda i contorni dell’ufficialità, per il momento assenti. «Solo una volta ricevute le risposte sarà possibile valutare i passi successivi», conclude Noi.