Guerra

La replica del ministro Kuleba a Travaglio: «Stiamo perdendo? Si ricordi che all'Ucraina davano 10 giorni di vita»

Il ministro degli Esteri ucraino risponde per le rime al direttore del Fatto Quotidiano: «Pensi alla finale di Champions tra Milan e Liverpool: il vostro lavoro è essere scettici, il mio è vincere»
Red. Online
30.06.2023 18:30

Ha fatto parecchio discutere sui social network il confronto tra il ministro degli Esteri dell’Ucraina, Dmytro Kuleba, e il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, andato in onda su La7 durante il programma Otto e Mezzo. Il giornalista italiano ha incalzato il politico ucraino su diversi temi spinosi, tra cui la possibilità di avviare delle trattative con la Russia, nell’attuale fase di stallo. Travaglio, citando il capo dello stato maggiore congiunto dell'Esercito statunitense, ha affermato: «Il generale Mark Milley è scettico e sostiene che l’attuale fase di stallo sarebbe ideale per avviare un negoziato. Non pensate che un giorno o l’altro potrete rimpiangere di non aver chiesto voi un cessate il fuoco per tempo?». Kuleba ha replicato ricorrendo ad una metafora calcistica: «A me piace il calcio e immagino anche a lei. Facciamo finta che una squadra italiana debba giocare contro una squadra tedesca o inglese alla finale di Champions League. Lei si metterebbe nella situazione peggiore? Non si concentrerebbe sul tentativo di vincere? Se si inizia la partita con l’idea che alla fine si perderà, lei non vincerà mai. E io le assicuro che funziona così anche in guerra. Noi siamo disposti a negoziare con la Russia, una volta che si ritirerà dal territorio ucraino. Succederà. Vinceremo».

Travaglio, non convinto della risposta, ha continuato il suo discorso: «La sua metafora calcistica sarebbe perfetta se la partita stesse per incominciare. Anche a me piace il calcio. Se si gioca in campo e dopo un anno e mezzo una squadra prende 5 gol, come è successo a voi con l’occupazione della Crimea e poi di 4 vostre regioni e con le vostre controffensive che hanno sfiorato più volte i pali senza centrarli mai, è un problema che per voi si pone nei confronti dei vostri alleati. Perché io le ho citato il generale Milley, non ho citato un amico di Putin, ho citato un amico vostro, il capo di tutte le forze armate americane. Il quale sostiene che voi non ce la farete a pareggiare quei 5 gol e tanto più a fare il sesto».

E ha proseguito: «Quindi lei è così convinto che gli Stati Uniti con il loro sostegno, con lo scetticismo che c’è a loro livello militare nei confronti della vostra controffensiva, manterranno per tanti anni lo stesso livello di sostegno finanziario e militare che finora vi hanno assicurato?». La risposta del ministro Kuleba, che ha ricordato la finale di Champions League del 25 maggio 2005 tra Milan e Liverpool, è stata particolarmente apprezzata sul web: «Fu una partita molto affascinante. C’era Shevchenko, il più bravo calciatore ucraino. Dopo il primo tempo, il Milan, che dominava in lungo e in largo sul terreno di gioco, vinceva 3 a 0. Sono sicuro che io non debba ricordarle come sia finita la partita. Io tifavo per il Milan e sono stato molto male dopo quella finale. Insomma, questo è un gioco intellettuale, ma dobbiamo essere sinceri fino in fondo: lei ha citato dei generali americani che sono scettici riguardo alla vittoria, ma io vorrei ricordarle che non solo i generali americani, ma quelli di virtualmente ogni Paese NATO, tre giorni dopo l’invasione, davano 10 giorni di vita all’Ucraina. Le persone meglio informate al mondo, molto razionali e con molta esperienza, davano al massimo 10 giorni di vita all’Ucraina. Quindi quando sento la medesima argomentazione da parte di esperti razionali, io rispondo: "Ragazzi, il vostro lavoro è essere scettici, il mio è vincere"».

Durante la trasmissione, Kuleba ha poi affermato: «Recentemente abbiamo fatto un sondaggio con cui abbiamo chiesto agli ucraini per quanto tempo siano disposti a resistere alle difficoltà fino alla vittoria dell’Ucraina. Il 58% degli ucraini ha risposto che è pronto a resistere per anni. Questa è la resilienza del popolo ucraino, che ha capito che la guerra è una questione esistenziale».

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