L'analisi

La resilienza tenace della Svizzera contro il peso della geopolitica

In uno studio UBS i fattori che concorrono a mantenere la solidità rossocrociata anche in presenza di forti tensioni mondiali
© KEYSTONE/Martin Ruetschi
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
08.07.2024 06:00

Che la geopolitica sia in grado di influire sulle economie non è un mistero. Il tema è presente da sempre, ma si ripropone ora con forza, perché siamo in una fase di tensioni geopolitiche internazionali acute. La geopolitica, che naturalmente può avere anche influenze positive quando le cose vanno meglio, è dunque adesso soprattutto un peso per le economie. Una recessione internazionale è stata evitata grazie alla resilienza di gran parte di esse, siamo nel complesso nel mondo ancora in area di crescita economica, ma è chiaro che questa crescita globale potrebbe essere ancor migliore se non ci fosse il fardello di ampie tensioni geopolitiche.

La domanda

Ciò detto, ci si può anche chiedere come le singole economie resistano o meno al peso della geopolitica. La domanda sulla Svizzera se l’è posta anche UBS, la maggior banca elvetica, che ha cercato di rispondere con uno studio pubblicato recentemente (Geopolitics: How Affected is Switzerland?). Diciamo subito che per UBS la Svizzera si piazza bene in termini di resilienza. E diciamo anche che questo buon piazzamento deriva da un’apparente contraddizione: da un lato l’economia elvetica è molto aperta e ciò la rende più di altre vulnerabile; dall’altro proprio questa apertura economica, insieme ad altri fattori interni, consente alla Confederazione di reagire con successo anche agli effetti del fardello geopolitico. Dopo aver più di altri limitato i danni causati dalla pandemia, l’economia svizzera ha sofferto meno di altri il rallentamento economico e ora sta gradualmente ma con forza risalendo.

Nello studio vengono presi in considerazione tre shock geopolitici principali. Il primo riguarda conflitti e guerre, con in evidenza soprattutto l’invasione russa dell’Ucraina e lo scontro israelo-palestinese. Il secondo riguarda le elezioni presidenziali USA di novembre, che già si fanno sentire, con i due contendenti Joe Biden e Donald Trump entrambi favorevoli a misure protezionistiche ma con Trump su posizioni più secche; una vittoria di quest’ultimo aumenterebbe il rischio di guerre dei dazi, con tensioni soprattutto con la Cina ma in parte anche con l’Europa. Il terzo riguarda l’espansione delle politiche industriali, definizione che comprende anche gli interventi diretti o indiretti dei Governi a sostegno delle proprie economie; la Cina è accusata di sussidiare di fatto le sue imprese, ma contrasti ci sono anche in Occidente, ad esempio con l’Inflation Reduction Act di Biden e con i piani di risposta a questo dell’Unione europea e di altri.

Gli indicatori

Di fronte allo scenario geopolitico, gli esperti di UBS hanno messo a punto due indicatori: uno sulla vulnerabilità (Economic Vulnerability Indicator, EVI) e uno sulla resilienza (Economic Resilience Indicator, ERI). Il campione esaminato è costituito da 20 Paesi europei (inclusa la Turchia, euroasiatica); 16 di questi sono membri dell’UE, mentre 4 (inclusa la Svizzera) non ne fanno parte. Ebbene, nell’ambito dell’EVI la Svizzera è quinta, è cioè tra le economie che più sono vulnerabili in rapporto alla geopolitica. Più colpiti della Svizzera nel campione sono solo nell’ordine Irlanda, Belgio, Cechia, Ungheria. La Norvegia è la meno colpita tra i 20, perché dispone ampiamente di sue fonti di energia.

Al tempo stesso però la Svizzera si piazza al primo posto nell’ERI, l’indicatore di resilienza nei confronti della geopolitica. Lo stesso indicatore vede ai vertici, alle spalle della Confederazione elvetica, Paesi come Germania, Danimarca, Finlandia, Svezia. Tra i casi di minor possibile resilienza lo studio cita la Grecia, che secondo gli esperti UBS somma un’alta vulnerabilità alla geopolitica e una resilienza che, visti gli assetti della sua economia, anche nella migliore delle ipotesi non raggiunge la media dei Paesi esaminati.

Gli elementi

L’apertura agli scambi economici, che da sempre contribuisce alla prosperità elvetica, da un lato espone la Svizzera ai riflessi della geopolitica ma dall’altro le permette di adattarsi con prontezza, anche diversificando i mercati per il suo import-export. La Svizzera ha d’altronde anche una marcata diversificazione nelle attività delle sue imprese. Altri elementi principali nel quadro elvetico: il livello dell’innovazione, le buone infrastrutture, una moneta a volte troppo forte ma comunque gestibile in piena autonomia, il contesto favorevole alle aziende, una socialità ampia e supportata anche da conti pubblici in ordine, stabilità politica, neutralità. Sono fattori che contribuiscono più in generale alla solidità di fondo dell’economia svizzera e che in modo specifico permettono anche di incrementare la resilienza contro gli aspetti negativi della geopolitica.