«La Russia sta tentando di riottenere il favore degli USA»

«Quello di Putin credo debba essere letto come un tentativo per ottenere il favore di Trump». Secondo la giornalista e scrittrice Anna Zafesova, il senso della tregua annunciata oggi gira tutto attorno alla speranza di riacquisire un vantaggio sull’Ucraina. «Se fino a pochi giorni fa - dice Zafesova - era evidente che Donald Trump fosse più incline ad abbracciare la narrazione russa, al punto da promuovere le stesse condizioni avanzate da Mosca, ora qualcosa sembra essere cambiato».
A fare da spartiacque, la giornata di sabato. «Da un lato, i bombardamenti delle città ucraine hanno smosso Trump, dall’altro nell’incontro a Roma con Zelensky il presidente ucraino sembrerebbe essere riuscito a trovare una chiave per riaprire la partita». Non a caso, Trump al termine di quel colloquio ha virato in maniera decisa, scrivendo che «Putin mi prende in giro». Insomma, evidenzia la giornalista, «sembra che dopo questo incontro Zelensky abbia in qualche modo sorpassato Putin nelle simpatie di Trump. Di conseguenza, ora il presidente russo si trova nella condizione di dover riguadagnare il proprio vantaggio. E lo fa rimettendo sul tavolo una proposta di tregua».
Eppure, secondo Zafesova, la realtà sarebbe un’altra. «Putin non vuole affatto un cessate il fuoco. O meglio, le sue sono sempre proposte parziali e al ribasso. Anche perché la tregua è stata fissata soltanto per le celebrazioni degli 80 anni dalla vittoria russa durante il Secondo conflitto mondiale. E in effetti, gli ucraini hanno risposto che se la Russia vuole davvero la pace, dovrebbe cessare immediatamente il fuoco». Quella della Russia sarebbe quindi una «mossa puramente di facciata, per riabilitarsi agli occhi di Trump».
Anche perché la Casa Bianca sembrerebbe essere intenzionata a dare un’accelerata per arrivare alla fine del conflitto. Ed entrambe le parti, come ha dichiarato il segretario di Stato Marco Rubio, dovranno fare delle concessioni. «Finora, le proposte di pace messe sul tavolo dagli americani erano piuttosto sbilanciate», commenta Zafesova. «Riconoscere giuridicamente che la Crimea diventi russa significherebbe però mandare al macero il diritto internazionale e tornare indietro molti secoli nella regolazione dei conflitti internazionali. Per questo non credo sia fattibile. In più, aprirebbe ad altre annessioni simili, visto che in Europa e nel mondo ci sono moltissimi territori contesi. Non dobbiamo poi dimenticare che Putin vorrebbe altre quattro regioni dell’Ucraina, peraltro non pienamente sotto controllo delle truppe russe».
Il punto, dice Zafesova, è che il conflitto si trova in una fase di stallo. «L’unica cosa che si può fare, quindi, è pensare di congelare il conflitto e intavolare un negoziato sul lungo periodo, in attesa, con la morte di Putin, di un cambio di regime in Russia». Accanto a quello territoriale, l’altro problema sono le garanzie di sicurezza per l’Ucraina contro una eventuale nuova offensiva russa. «E su questo punto, la bozza di accordo degli USA non dice nulla, anche perché gli Stati Uniti non vogliono prendervi parte». Non va poi dimenticato, prosegue Zafesova, il grande tema umanitario, «perché nel momento in cui si dovesse decidere che i territori attualmente occupati restano sotto il controllo russo, ci sarà anche da considerare la sorte di uno o due milioni di persone che potrebbero scappare in Europa, aggiungendosi ai milioni di profughi che hanno già lasciato il Paese dall’inizio del conflitto».
Insomma, sono tanti i fattori di cui occorrerà tenere conto in sede negoziale. «Ma quel che è certo, è che il compromesso non sarà piacevole per nessuno e potrebbe anzi rivelarsi molto doloroso per l’Ucraina». Tuttavia, riuscire oggi a immaginare quale potrebbe essere l’intesa «è molto complicato», proprio perché sul campo di battaglia nessuno dei due avversari è in netto svantaggio: «I russi pensano ancora di poter piegare l’Ucraina, la quale invece crede di poter resistere». Ciò che è cambiato, evidenzia, è il ruolo degli USA, con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca: «È il vero ago della bilancia. E qui torniamo al punto da cui siamo partiti: tutti competono per ottenere la sua benevolenza, perché dalle sue decisioni dipende in buona parte l’andamento della guerra».