La Svizzera e i colloqui per la pace in Ucraina a Davos: ecco che cosa sappiamo
Toh, la Svizzera tornerà a offrire i suoi buoni uffici nell’ottica di una rincorsa alla pace nel mondo. Quello che sembra un proposito ormai da «Miss America» - «Che cosa sogno? La pace nel mondo» -, torna a essere realtà. E lo si è scoperto un po’ a sorpresa questa mattina, quando Volodymyr Zelensky, dall’Argentina, ha comunicato, via social («X», fu Twitter), quanto segue: «Ho incontrato il presidente Luis Lacalle Pou per ringraziare l’Uruguay e il suo popolo per aver sostenuto la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. L’Ucraina sta combattendo una dura battaglia contro gli invasori russi e, allo stesso tempo, sta lavorando per attuare la formula di pace, uno degli strumenti politici chiave per porre fine alla guerra». E poi ha aggiunto: «Ho espresso la speranza che l’Uruguay partecipi al prossimo ciclo di colloqui in Svizzera». In Svizzera?
«Preparativi in corso»
Una notizia inaspettata, che ha imposto alla Confederazione un’immediata reazione. Nicolas Bideau, capo della comunicazione per il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), non si è fatto attendere, e sempre su «X» ha scritto: «La prossima riunione dei consiglieri alla sicurezza nazionale sulla formula di pace ucraina avrà luogo a Davos prima del WEF il 14 gennaio 2024». Insomma, ecco luogo e data. E poi Bideau - che ha anche inserito nel post la cartina dell’Ucraina - ha aggiunto: «La riunione sarà co-organizzata da Svizzera e Ucraina. La Svizzera si impegna in favore di una pace globale, giusta e duratura in Ucraina». Lo stesso DFAE ha fatto sapere che «i preparativi sono in corso», che «gli inviti saranno inviati». E che «maggiore precisione sarà data a tempo debito, in particolare per quel che riguarda la lista dei partecipanti». La vera domanda è: ma ci sarà finalmente anche la Russia? La domanda seguente, la solita, quando di mezzo c’è un incontro diplomatico sulla situazione in Ucraina: e Zelensky sarà presente in carne e ossa?
A Malta assenti Russia e Cina
L’ultimo vertice di questo tenore si era tenuto a Malta, a fine ottobre. La Svizzera era tra i partecipanti, ma non la Russia - non invitata -, e neppure la Cina, che aveva rifiutato l’invito. Già allora, il DFAE aveva riportato la stessa dichiarazione di questa mattina, la stessa promessa di impegno «per una pace globale, giusta e duratura in Ucraina, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite e con il diritto internazionale pubblico». La conferenza si era concentrata sulla cosiddetta «formula di pace in dieci punti», quella citata oggi (e disegnata) da Zelensky. Difficile, insomma, che a Davos possa partecipare anche una rappresentanza di Mosca, a cui si chiede di ritirare le truppe dal territorio ucraino. E lo stesso vale per Pechino. A Malta era stato raggiunto un accordo sui piani di lavoro relativi a cinque dei dieci punti in questione. I temi discussi dalle delegazioni riguardavano la sicurezza nucleare, la sicurezza alimentare, la sicurezza energetica, il rilascio di tutti i prigionieri e il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina. A Davos si ripartirà da qui, verosimilmente, anche perché la situazione, sul fronte, da allora non è cambiata granché.
Il ricordo di Lugano
L’impegno svizzero a ospitare un nuovo appuntamento internazionale riguardante la pace in Ucraina segue quello di Lugano del 4-5 luglio 2022. Al centro della Conferenza sulla riforma ucraina (URC) vi era stato il piano di ricostruzione e di sviluppo dell’Ucraina, con tanto di definizione dei contributi da parte dei partner internazionali. Il 5 luglio, un martedì, al termine dei lavori era stata presentata la «Dichiarazione di Lugano», un documento che avrebbe dovuto costituire il quadro per il processo politico della ricostruzione dell’Ucraina. Si era parlato, allora, dei sette «principi di Lugano», quali valori guida comuni per il futuro. «Qui a Lugano - aveva dichiarato Ignazio Cassis - abbiamo lanciato un processo di ripresa dell’Ucraina a livello internazionale e abbiamo fissato i principi che stanno alla base di questa ripresa. Io vedo valori fondamentali e duraturi in questo documento. Quello che abbiamo raggiunto è consolidato nella “Dichiarazione di Lugano”», un documento - va detto - non vincolante. E poi aveva spiegato come i sette «principi di Lugano» segnassero «l’inizio di un lungo processo di ripresa». «L’unione fa la forza», aveva esclamato Cassis, in quel momento presidente della Confederazione. Il testimone, in quel caso, era passato a Londra, che nel giugno di quest’anno ha poi ospitato una nuova URC. Nel Regno Unito, l’Ucraina aveva ottenuto impegni finanziari per 60 miliardi di dollari da parte degli alleati. Un segnale molto chiaro, insomma. Più il tempo passa, però, e più il contesto sembra cambiare, attorno all’Ucraina. A Davos sarà interessante capire come.