La Svizzera ribadisce la necessità di una «soluzione politica duratura» in Medio Oriente
La Svizzera, insieme al Brasile, ha depositato una dichiarazione sull'«acuta insicurezza alimentare» nella Striscia di Gaza, ieri, in occasione di una riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
Su richiesta degli Emirati Arabi Uniti, venerdì 29 dicembre si è tenuta una riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per discutere la situazione attuale in Medio Oriente. Il protrarsi delle ostilità a Gaza e l'aumento della violenza in Cisgiordania sono infatti preoccupanti e rafforzano la minaccia di un'estensione regionale del conflitto. Tali sviluppi mettono a repentaglio la prospettiva politica di attuare una soluzione a due Stati, così come sostenuto dalla Svizzera.
A fronte degli eventi attuali, la Svizzera ha ribadito che il rispetto del diritto umanitario internazionale e dei diritti umani, la protezione dei civili e il rilascio degli ostaggi devono rimanere una priorità per il Consiglio di sicurezza. Ha inoltre insistito sulla necessità di una soluzione politica duratura in Medio Oriente.
La «responsabilità collettiva» per il nuovo anno
«In Medio Oriente è essenziale la necessità di una soluzione politica duratura per porre fine alle ostilità, garantire la protezione della popolazione civile e rilasciare gli ostaggi», ha dichiarato l'ambasciatrice svizzera all'ONU, Pascale Baeriswyl. «Abbiamo la responsabilità collettiva di rendere tutto ciò una realtà per il nuovo anno. Un anno che inizierà nel freddo, nell'umidità e sotto le macerie per troppi bambini, i loro genitori e i loro cari».
Baeriswyl ha pure parlato dei dati verificati dalle Nazioni Unite che rendono il 2023 «l’anno più mortale degli ultimi vent’anni» sia in Israele che a Gaza, ma anche in Cisgiordania. Un triste record che non risparmia i bambini, secondo le informazioni dell’UNICEF. Quindi il monito a Israele, «responsabile del mantenimento dell'ordine in Cisgiordania».
«Continueremo a sottolinearlo: il rispetto del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, in particolare per quanto riguarda la protezione dei civili, deve rimanere una priorità per questo Consiglio. La Svizzera ricorda gli obblighi di tutte le parti ai sensi del diritto internazionale, compreso l’obbligo di proteggere la popolazione civile». Sono passati quasi 12 mesi dallo storico ingresso della Svizzera nel Consiglio di sicurezza dell’ONU. Per la prima volta, Berna ha avuto la possibilità (per il biennio 2023-2024) di sedersi attorno al tavolo semicircolare al Palazzo di vetro di New York. E, ieri, l'ambasciatrice svizzera all'ONU ha chiesto che tutte le violazioni del diritto internazionale commesse in Israele e in tutto il territorio palestinese occupato siano indagate in modo che i responsabili siano assicurati alla giustizia.
Per la Svizzera una soluzione politica duratura in Medio Oriente resta basata su una soluzione a due Stati.
«Il cibo sta finendo nella Striscia di Gaza»
A nome della Svizzera e del Brasile, in qualità di punti focali informali sui conflitti e la fame all'interno del Consiglio di Sicurezza, è quindi stata resa anche una dichiarazione sulla grave insicurezza alimentare nella Striscia di Gaza, «di cui soffre oltre il 90% della popolazione». Situazione alimentare che – scrive il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) – non dovrebbe migliorare prima di febbraio. «La gravità della situazione non ha precedenti in tempi recenti».
«Oltre 500.000 persone si trovano ad affrontare condizioni di fame catastrofiche. Quasi due milioni di persone non soddisfano il proprio fabbisogno alimentare quotidiano o soddisfano solo il fabbisogno nutritivo minimo vendendo i propri beni», si legge nella dichiarazione. «Praticamente tutte le famiglie saltano i pasti ogni giorno. Molte famiglie trascorrono giorni e notti intere senza mangiare».
La Svizzera e il Brasile «accolgono con favore» gli aiuti umanitari finora forniti, ma restano comunque insufficienti. I due Paesi chiedono la ripresa del trasporto commerciale di merci nella Striscia. «È fondamentale che il settore commerciale e pubblico riprendano le loro attività, compresa l'agricoltura, in modo che i negozi possano riempire gli scaffali. Questi livelli di insicurezza alimentare acuta non hanno precedenti nella storia recente. Il rischio che Gaza sia vittima di una grave carestia aumenta ogni giorno, con le ostilità come principale motore».
Al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, quindi, un altro monito: «Il cibo sta finendo nella Striscia di Gaza. Se le persone dovessero pagare da cinque a dieci volte di più per beni alimentari essenziali, come farina e olio, sappiamo che la scarsità colpirà i più vulnerabili in modo catastrofico». Per Svizzera e Brasile è giunto il momento che i membri del Consiglio utilizzino la loro influenza per garantire la loro condanna al rifiuto illegale all'accesso umanitario e alla privazione dei civili di beni indispensabili alla loro sopravvivenza. «Facciamo tutto il possibile per prevenire una grave carestia».