La recensione

La trilogia di Bioshock e i giochi «0451»

Continuiamo il nostro viaggio tra i classici imperdibili che hanno fatto la storia dei videogiochi
Paolo Paglianti
08.02.2025 09:03

Il nostro viaggio in Bioshock inizia con un aereo che cade – il nostro. Siamo negli anni ’60, e il volo con cui stiamo attraversando l’Atlantico ha la pessima idea di cadere nell’oceano. Tra rottami in fiamme e nel buio della notte, scorgiamo un faro e riusciamo a raggiungerlo. Dentro, c’è una piccola struttura deserta e una battisfera automatica che ci fa arrivare nella segreta città subacquea di Rapture.

Arrivati nel «porto», scopriamo che qualcosa a Rapture non va. Come comitato di benvenuto, un paio di pazzi scatenati che ci vogliono ammazzare, ma per fortuna sappiamo combattere molto bene. Iniziamo quindi a esplorare il primo degli otto «livelli» del gioco: scopriamo che Rapture è nato come rifugio delle menti più brillanti del tempo, un luogo dove sfuggire alla pazzia del mondo e della Guerra Fredda, e dove è stato scoperto l’ADAM, una sostanza in grado di dotare ogni uomo di superpoteri come la telecinesi o la capacità di incendiare gli oggetti a distanza. Purtroppo, l’ADAM ha scatenato una lotta senza quartiere per ottenere la sostanza, e ora Rapture è una tomba subacquea piena di mutanti impazzati.

La trama di Bioshock, come potete aver già capito, è semplicemente affascinante. Il gioco è considerato da critica e pubblico come uno dei migliori titoli della storia dei videogame e merita senza dubbio una dozzina di ore del vostro tempo gaming per arrivare ai titoli di coda, a patto che vi piacciano giochi in cui si spara, si combatte e si usa la materia grigia. È uno sparatutto in cui dovrete ragionare e riflettere, esplorare l’intricata mappa dei «padiglioni» di Rapture, risolvere parecchi enigmi e puzzle e collezionare superpoteri che vi renderanno sempre più potente, fino all’ultimo, maestoso incontro-scontro finale. È anche un gioco dove prenderete decisioni «etiche»: scoprirete infatti che nelle viscere della città, circolano delle bambine che passano il tempo a raccogliere l’ADAM dai cadaveri. Quando catturerete una di queste bambine, potrete decidere di ucciderla per ricevere l’ADAM raccolto, oppure salvarla – ed è davvero impossibile rimanere impassibili di fronte a questa scelta.

Bioshock è il primo di una trilogia. Il secondo capitolo è ambientato nella medesima Rapture, ma racconta la storia dal punto di vista di uno dei «Big Daddy», gli enormi palombari che nel primo gioco proteggono ossessivamente le bambine a caccia di ADAM. Bioshock Infinte (il terzo) si trasferisce tra le nuvole, nella città volante di Columbia, ma ripropone meccaniche simili e una storia collegata a Rapture.

Oggi è possibile giocare a Bioshock e i suoi seguiti su console e PC grazie a una remaster realizzata per PS4 e Xbox One, e compatibile con PS5 e Xbox Series X|S. Lo trovate naturalmente anche su PC e persino su Switch. Visivamente, non sembra un gioco di quasi venti anni fa, anzi: è invecchiato assai bene e rimane uno delle migliori avventure che potete vivere nel mondo gaming.

Una curiosità: Bioshock appartiene al filone del «giochi 0451». Sono quei videogame in cui il giocatore gode di una libertà molto superiore alla media e dove parte del divertimento è trovare soluzioni alternative a quelle più dirette e immediate. Il «fondatore» di questo genere – sono tutti sparatutto intelligenti, in cui è necessario più ragionare che sparare – Warren Spector era solito indicarli come quei videogame in cui il giocatore trovava regolarmente delle soluzioni che non erano state previste dai game designer e dai programmatori. Il primo titolo è stato il suo System Shock (di cui tra l’altro è uscito un remaster di recente) e che raccontava la storia di un hacker intrappolato su una astronave piena di zombi al servizio di un IA particolarmente ostica, la mitica Shodan. Nel gioco, il primo codice che il giocatore deve trovare per aprire una porta è appunto «451». Da allora, ogni volta che un videogame vuole gridare al mondo che sì, appartiene a quella stirpe gloriosa di videogiochi che vogliono concedere una libertà non usuale al protagonista, mettono come primo codice della prima porta chiusa (o forziere) proprio 0451. Per decenni, siamo stati tutti convinti che fosse un riferimento letterario a Fahrenheit 451, il romanzo distopico di fantascienza di Ray Bradbury in cui in un futuro non troppo lontano, il vigili del fuoco sono costantemente impegnati a bruciare ogni libro esistente al mondo. In realtà, Warren Spector ha più di recente svelato che 451 era il codice della porta di ingresso dei loro studios, i Looking Glass in UK. Ad ogni modo, d’ora in poi, quando troverete un codice 0451, saprete che è un riferimento a questi videogame illustri e che, verosimilmente, state giocando a un signor videogioco.

La remaster di System Shock, da poco arrivate su PC e console. Un gioco impegnativo, ma davvero soddisfacente.

Tra i titoli del passato in cui si trova il riferimento a 0451, citiamo ThiefII, Deus Ex, Dishonored, Prey, Gone Home, Sanitarium e nel recente Deathloop, in cui è abbinato anche a un trofeo/achievement. Anche nel celebre The Last of Us 2, troviamo un riferimento a questo codice, tra le combinazioni dei cancelli della città, e pure in Red Dead Redemption, anche se è nascosto assai bene. E naturalmente, nei tre Bioshock.

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