Territorio

La Via Alta che porta «sopra alle nuvole»

Tolti i veli ad una nuova strada di montagna per la quale è stato costruito il primo bivacco ticinese – Il percorso, contraddistinto da dieci tappe, si snoda dalla capanna Brogoldone fino al Passo del Lucomagno – FOTO
© Via Alta Crio
Irene Solari
18.10.2023 06:00

Ora anche il Bellinzonese ha la sua «Via Alta», grazie alla nuova strada di montagna Crio che permette di attraversare le più elevate vette del Sopraceneri. Un percorso a tappe, che dalla capanna Brogoldone porta al Passo del Lucomagno, presentato ieri da Enea Solari, presidente dell’Associazione Via Alta Crio e da Massimo Gabuzzi, responsabile del marketing, insieme a Juri Clericetti, direttore generale dell’Organizzazione turistica regionale Bellinzonese e Alto Ticino e Manuel Cereda, direttore dell’Ente regionale per lo sviluppo Bellinzonese e valli.

Dieci volte sopra i 3.000

Via Alta Crio, anche se ancora «neonata» può vantare dei numeri non da poco: la strada alpina si snoda tra Ticino e Grigioni lungo 100 chilometri, suddivisi in 10 tappe tra capanne e rifugi e tocca 13 vette, 10 delle quali sono oltre i 3.000 metri di altitudine. La quota massima lungo il percorso è 3.217 metri, mentre il dislivello è di 10.000 metri in salita. «Via Alta Crio rappresenta un completamento nel panorama delle strade di alta montagna del nostro cantone», spiega Enea Solari «che vede già la Via Alta Vallemaggia nel territorio ovest, la Via Idra o Via Alta Verzasca che passa nel centro del Sopraceneri». «Mancava ancora qualcosa che coprisse la parte est con le sue spettacolari cime, per questo abbiamo pensato alla Via Alta Crio». Vista la straordinaria altezza delle vette e gli importanti dislivelli, la Via Alta Crio è un percorso di una certa difficoltà, aggiunge Gabuzzi: «Non serve essere degli alpinisti esperti ma perlomeno dei buoni escursionisti, pronti anche a mettere le mani sulla roccia. E non soffrire di vertigini».

Un nome, un programma

Già, ma perché proprio «Crio»? Diverse le motivazioni dietro alla scelta del nome: «Sicuramente un richiamo, con il nome greco, al ghiaccio e al freddo, di questa strada che con la sua altezza porta sopra le nuvole», spiega il presidente di Via Alta Crio Enea Solari. Ma non solo. «In questo nome c’è anche un discorso etico ed ecologico di massimo rispetto della montagna, che abbiamo sempre messo nel realizzare il tracciato».

Un riparo tra le vette

E proprio l’etica sta alla base anche della costruzione del primo bivacco mai realizzato in Ticino, il secondo luogo più alto del cantone dove passare la notte a due passi dalla volta celeste. Nato dalla necessità di una tappa intermedia sicura tra una vetta e l’altra, il bivacco è stato realizzato al Piano della Parete. Un vero e proprio riparo tra le montagne, senza acqua corrente o elettricità. «Ma dal quale si gode la vista su 895 cime», precisa Gabuzzi. Una struttura di grande importanza per il nostro territorio, spiega Juri Clericetti, «che rende unica ed esclusiva l’esperienza dell’escursionista che percorre Via Alta Crio. Un progetto che valorizza le nostre capanne e ne sottolinea l’importanza all’interno della nostra offerta turistica». Non solo, aggiunge, «Crio mette anche in rete tra loro le capanne del nostro territorio e permette di promuoverle ancora di più».

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