Il caso

La vicina sfuggente

Nell’ambito di una diatriba fra confinanti, la procuratrice Alfier ha dovuto mandare alla polizia cinque solleciti (piccati) in un anno e mezzo per interrogare una delle parti - I denuncianti: «È stato difficile far valere i nostri diritti»
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Federico Storni
21.11.2022 06:00

Le liti fra vicini sono fatti essenzialmente privati, salvo che non diventino cronaca nera. Non è il caso di quanto andremo a raccontare, un caso interessante non tanto per l’oggetto del contendere in sé, ma per il fatto che per un anno e mezzo non si è riusciti a interrogare una delle parti in causa, per somma stizza dell’altra e della procuratrice pubblica Marisa Alfier, titolare dell’incarto. Procuratrice che, nel corso di questi mesi, ha inviato più lettere sempre più piccate alla Polizia cantonale chiedendo di sbloccare la situazione. Senza successo, almeno fino a pochi giorni fa. Quando la sfuggente parte in causa è stata finalmente intercettata e interrogata.

Il contesto

Un po’ di contesto: la vicenda prende avvio a inizio 2021 e la presunta parte offesa è una coppia d’Oltralpe che ha deciso di trasferirsi nel Malcantone per godersi la pensione. Come vicina ha però trovato una persona litigiosa. La coppia afferma che, ogni volta che si reca in giardino, la vicina la insulti e le urli contro, tanto da creare una «situazione insopportabile». I due hanno dunque presentato, ad aprile 2021, querela penale contro la donna per i supposti reati di ingiuria, coazione e violazione della sfera segreta o privata mediante apparecchi di presa d’immagine. La vicina avrebbe infatti filmato la coppia in giardino e in seguito (fatti oggetto di una seconda querela lo scorso settembre) avrebbe installato delle videocamere che puntano sul loro giardino.

«Non apre, se ne vanno»

La situazione, come detto, si trascina ormai da un anno e mezzo. E la coppia è esasperata dai tempi della giustizia: «Sebbene sia io che mia moglie siamo stati interrogati dalla Polizia - afferma il marito - le accuse penali non hanno avuto alcun esito e non è successo nulla. I poliziotti passano e suonano il campanello. La vicina non apre la porta e i poliziotti se ne vanno. La vicina è molto intelligente: lascia la posta nella cassetta delle lettere in modo che si possa pensare che non ci sia. Ma ogni giorno le tende si aprono dietro la casa, e sono sicuro che non sono i suoi gatti. Ha delle videocamere in casa e vede chi suona alla porta. Apre per il giardiniere e l’idraulico, ma non per il postino o la Polizia».

La frustrazione della coppia ha fatto il paio con quella della procuratrice Alfier, che ha inviato alla Polizia cantonale diverse missive per capire perché non fosse ancora stato possibili interrogare la vicina. L’ultima  a metà ottobre scorso. Scrive Alfier: «Rilevo che si tratta del quinto sollecito (in grassetto nell’originale, ndr.) che vi viene trasmesso e che, ad oggi, l’imputata non risulta essere stata verbalizzata. Inoltre ad aprile 2022 ho emanato un ordine di accompagnamento coattivo rimasto, senza alcuna spiegazione, inutilizzato. Che dire poi della sorpresa (eufemismo) quando è stato ricevuto il rapporto d’inchiesta di Polizia giudiziaria senza nemmeno aver interrogato l’imputata».

Parola alla Cantonale

La scorsa settimana abbiamo contattato al proposito la Polizia cantonale per una replica: «Possiamo confermare - ci ha scritto mercoledì un portavoce - che la querelata, ad oggi, non è stata interrogata poiché irreperibile su suolo ticinese ed inoltre non ha mai dato seguito alle numerose citazioni, sia in Ticino che in Svizzera tedesca, dove ha residenza primaria e dove era stato richiesto il suo interrogatorio in via rogatoriale. Redigere un rapporto d’inchiesta di Polizia giudiziaria senza interrogare una delle parti in causa rappresenta un’eccezione, questo avviene quando, come in questo caso, le parti non sono reperibili per garantire la celerità della procedura».

La situazione, per una curiosa coincidenza, si è poi improvvisamente sbloccata due giorni dopo, venerdì scorso, come comunicatoci dalla Polizia cantonale stessa: «Nel frattempo, la fattispecie è stata risolta e la persona rintracciata e interrogata in Ticino. Ora è a disposizione delle autorità in Svizzera tedesca». Giovedì la coppia avrebbe infatti segnalato per l’ennesima volta la sua presenza nell’abitazione e a questo giro le forze dell’ordine sono riuscite a intercettarla. Ora l’inchiesta penale potrà finalmente fare il suo corso e verificare o meno se vi siano gli estremi per una condanna.

«Mia moglie e io siamo stupiti da quanto sia facile infrangere le regole e sfuggire alla legge semplicemente non rispondendo alla porta quando si suona - conclude il marito. - E siamo stupiti da quanto sia stato difficile far valere i nostri diritti».

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