Estate

«La zanzara tigre ormai è un’ansia di massa»

Per lo psichiatra e psicoterapeuta Michele Mattia i timori legati all’insetto sono figli di una società che crea insicurezze
La zanzara tigre è originaria del sud-est asiatico. (Foto Shutterstock)
Massimo Solari
17.06.2019 06:00

LUGANO - Zanzare tigre, zecche, cinipide del castagno. Di questi tempi il Ticino sembra terra di conquista per insetti e parassiti. La stagione della zanzara tigre, ci spiegano dal Laboratorio di microbiologia applicata della SUPSI, è partita e con essa la strategia di contenimento dell’animale. Ma quanto devono preoccuparci, o meglio quanto ci preoccupiamo per queste piccole presenze? E in che misura i nostri sono semplici fastidi o ansie e vere e proprie fobie? Ne abbiamo discusso con Michele Mattia, psichiatra, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione della Svizzera italiana per i disturbi d’ansia, depressivi e ossessivi-compulsivi. «Inconsapevolmente, è la società a produrre anche questo genere di insicurezze» ci spiega.

Perché, nonostante i rischi oggettivamente minimi, il tema della zanzara tigre emerge ormai estate dopo estate?

«Ci sono due aspetti da considerare quando parliamo di fobie. Innanzitutto queste reazioni fanno spesso riferimento a eventi che non si ripetono in modo continuativo ma per i quali la nostra mente inverte il rischio statistico e allerta il circuito della minaccia. Detto altrimenti: se il pericolo di essere attaccati dall’insetto è di 1 su 10.000 per il mio cervello quella singola vittima sarò io».

La zanzara tigre però è presente in larga misura, e anche con quantità importanti, in Ticino. Insomma, con le punture di questo insetto che di fatto possono ripetersi in modo costante forse l’inversione del rischio statistico nemmeno interviene...

«Qui veniamo al secondo elemento chiave per questa tipologia di ansie. Dobbiamo ricordarci che fino a pochi secoli fa vivevamo molto a contatto con animali anche di grosse dimensioni e dai quali non potevamo proteggerci. Oggi viviamo dunque con delle paure ataviche, che si attivano di fronte a degli elementi – in questo caso piccoli animali – che non possiamo controllare apertamente. Gli insetti, come altre specie striscianti, piccole e veloci – pensiamo a ragni, serpenti e topi – sono in effetti individuabili solo quando si trovano a pochissima distanza da noi. Della zanzara tigre, di fatto, ci accorgiamo solo quando è sulla nostra pelle e quasi sempre è ormai troppo tardi».

Non è comunque esagerato parlare di fobia o ansia quando si ha a che fare con la zanzara tigre o la zecca?

«In effetti più che di fobia del singolo si è ormai di fronte a una sindrome di massa o a una massificazione di un’ansia. Parliamo di uno stato d’animo che sovente colpisce chi presenta già delle altre paure per fenomeni incontrollabili. Basti pensare che in Italia il 22% della popolazione alla quale è stata diagnosticata una fobia presenta anche la paura delle zanzare. E quest’ultima è la più marcata a livello di insetti temuti».

Michele Mattia è presidente dell’Associazione della Svizzera italiana per i disturbi d’ansia, depressivi e ossessivi-compulsivi.
Michele Mattia è presidente dell’Associazione della Svizzera italiana per i disturbi d’ansia, depressivi e ossessivi-compulsivi.

Ma discutere della “lotta alla zanzara tigre” o di “zecche e trasmissione di malattie da prevenire” è doveroso o in qualche modo alimenta i timori dei cittadini?

«Regolarmente quando arriva l’estate i media parlano del tema, cercando nella maggior parte dei casi di fornire informazioni e messaggi corretti. Non tutti però si rifanno ai canali ufficiali e alle spiegazioni di chi tratta il tema a livello scientifico, clinico e sociologico. Anzi, sovente sul tema si crea un’iper-attenzione sconveniente. Nel mondo dei social e delle fake news è la società stessa che involontariamente produce delle insicurezze a tutti i livelli. Anche quello degli insetti e della zanzara tigre, che il web in quanto veicolo informativo amplifica a sua volta».

La conseguenza?

«Ognuno viene bombardato da elementi in grado di stimolare paure e fobie e sempre più ha difficoltà a dare la fiducia adeguata ai canali d’informazione classici e strutturati, quelli affidabili per intenderci. All’interno della persona ansiosa si crea così una sorta di effetto “boule de neige”, non creato volontariamente ma al quale non si è in grado di anteporre una strategia difensiva. La capacità di riflettere viene meno, così come quella di distinguere i circuiti d’ansia protettivi da quelli irrazionali».

In che modo, dunque, è ancora possibile sensibilizzare sul tema senza scadere nel sensazionalismo?

«Serve un approccio costruttivo. Generalizzare dicendo che ormai si è perso il controllo delle informazioni sulla zanzara tigre è sbagliato. Ci sono delle fragilità, sì, ma ognuno di noi dovrebbe fornire il proprio contributo, andando a informare e a far riflettere quella parte di popolazione che dispone di tutte le risorse per non cedere all’informazione spiccia e scorretta».