L'accusa di dumping salariale in seno a Swiss
Il principio, più o meno, è il seguente: quando le compagnie aeree dispongono di un numero insufficiente di personale e aeromobili, ricorrono ai cosiddetti contratti di wet lease. Ovvero, noleggiano sia l'apparecchio sia le prestazioni accessorie quali assicurazione, equipaggio e manutenzione (definite spesso con l'acronimo ACMI, aircraft, complete crew, maintenance, and insurance) da un'altra compagnia. È una pratica molto diffusa, soprattutto durante i picchi di domanda in estate o in inverno. O, più semplicemente, quando le necessità lo richiedono.
Anche Swiss, il vettore di bandiera elvetico, lo scorso inverno ha fatto ricorso al wet lease. Rivolgendosi ad Air Baltic per stabilizzare «ulteriormente il programma di volo», come aveva spiegato a suo tempo la compagnia svizzera. Air Baltic, azienda lettone, ha fornito nello specifico sei Airbus A220 con tanto di personale. La collaborazione, di per sé temporanea, ha soddisfatto le parti tant'è che Air Baltic continuerà a volare per Swiss anche la prossima estate.
Tutto bene, quindi? Non proprio: Swiss, infatti, si ritrova alle prese con forti, fortissime turbolenze interne. Il sindacato degli assistenti di volo Kapers, infatti, ha criticato il contratto di wet lease con Air Baltic, come riportato dal Blick, adducendo quale motivazione il fatto che il personale di Air Baltic guadagni meno, molto meno rispetto agli standard svizzeri. Il salario di base, ha proseguito il sindacato, è infatti ben al di sotto dei 2 mila euro al mese. Laddove Swiss, per il personale di cabina, corrisponde un minimo di 3.400 franchi. Di qui l'accusa, nemmeno troppo velata, rivolta al vettore rossocrociato: dumping salariale.
Il sindacato si è rivolto all'Ufficio cantonale del lavoro, a Zurigo, chiedendo una valutazione. Sandrine Nikolic-Fuss, presidente di Kapers, ha tagliato corto: «Il Canton Zurigo deve garantire il pagamento dei salari svizzeri o dichiarare nullo il contratto tra Swiss e Air Baltic». Boom. Nulla, tuttavia, si è mosso finora. Nonostante la situazione, secondo il sindacato, sia chiarissima: i dipendenti di Air Baltic lavorano da Zurigo per diversi giorni la settimana, quando vengono impiegati, svolgendo anche attività al di fuori della cabina (che di per sé è territorio lettone). Il risultato? Hanno continuato a percepire stipendi bassi, tutto fuorché conformi a Swiss.
La vicenda ha attirato l'attenzione anche della SECO, la Segreteria di Stato dell'economia. Secondo cui il contratto fra le parti implica che ai dipendenti di Air Baltic debbano essere riconosciuti salari svizzeri. La scorsa settimana, tre parlamentari zurighesi hanno pure presentato un'interrogazione al Governo cantonale. «Non è successo nulla per dodici mesi» hanno detto. «Dodici mesi in cui i dipendenti di Air Baltic sono stati mandati in Svizzera, hanno lavorato per noi e fornito servizi per gli svizzeri, ma non hanno ricevuto una retribuzione adeguata». E ancora: «Come intende il Cantone di Zurigo porre rimedio alla situazione di Air Baltic/Swiss? E come intende garantire che il divario retributivo sia compensato retroattivamente».
Swiss, interrogata sulla vicenda, si è difesa affermando che, in linea di principio, preferirebbe operare tutti i suoi voli per conto proprio, con personale e aeromobili della compagnia. «Sarebbe anche più interessante da un punto di vista finanziario» ha spiegato il vettore. Il wet leasing, tuttavia, consente di ammortizzare i picchi stagionali e gli imprevisti. Quanto alle lamentele sindacali, Swiss ha tagliato corto: «L'accusa di comportamenti o contratti illegali o impropri in relazione alla nostra partnership con Air Baltic è infondata». Lo stesso dicasi per l'accusa di dumping salariale: «Swiss non ha contratti di lavoro con il personale di Air Baltic e, quindi, non ha alcuna influenza sul pagamento dei salari. I dipendenti sono impiegati da Air Baltic, hanno il loro centro di vita in Lettonia e sono impiegati principalmente sulla rete di rotte regolari di Air Baltic».
Anche Air Baltic, concludendo, si è difesa. Le persone coinvolte nei servizi di wet lease garantiti a Swiss, secondo quanto comunicato dalla compagnia, sono stati «assunti in conformità con la legge lettone». Il vettore ha pure ribadito che il reddito medio dei dipendenti di cabina è superiore al reddito medio del Paese per la stessa posizione.