Russia

L'albergo «ticinese» perquisito dopo la rivolta

L’hotel di San Pietroburgo vicino al quale sono stati trovati i milioni del Gruppo Wagner fu progettato nel Settecento da Domenico Trezzini
Il Trezzini Palace Hotel e la statua dell'architetto ticinese. © Shutterstock
Giuliano Gasperi
27.06.2023 06:00

C’è un sottile filo della storia che da San Pietroburgo porta ad Astano. O meglio, riporta, perché il protagonista di questa inedita connessione è nato nel villaggio ai piedi del monte Lema. Il nome di Domenico Trezzini è affiorato in questi giorni dal fiume di parole, dette e scritte, sulla sfida lanciata al Cremlino dal capo del Gruppo Wagner Evgeny Prigozhin. L’albergo vicino al quale la polizia russa ha sequestrato contanti per un equivalente di quarantaquattro milioni di euro si chiama Trezzini Palace Hotel e a realizzarlo, nei primi anni del Settecento, fu proprio l’architetto ticinese.

Gli era stato commissionato dallo zar Pietro «il grande», desideroso di costruire una «casa esemplare» per i «ricchi» sull’isola Vasilyevsky, come si può leggere sul sito Internet della struttura. Inizialmente era quindi una residenza di lusso, poi è stata trasformata in un albergo a cinque stelle. Di fronte, in una piazza che porta anch’essa il suo nome, è stata posata una statua che raffigura Trezzini. «Il grande architetto – come leggiamo sul sito dedicato agli artisti ticinesi in Europa fra il tredicesimo e il diciannovesimo secolo – indossa un’ampia pelliccia, tiene nella mano destra un rotolo di disegni e nella sinistra un compasso. Con la testa leggermente sollevata e un sorriso appena accennato, Trezzini guarda verso gli argini di granito che costeggiano la Neva».

Dopo la formazione in Italia e un passaggio in Danimarca, Trezzini arrivò a San Pietroburgo insieme ad altri ticinesi nel 1704 e diede un contributo decisivo alla costruzione della città come la vediamo oggi. Prima arginando e fortificando quelle che sarebbero diventate le zone portuali, poi realizzando una serie di edifici con uno stile architettonico noto come «barocco petrino», dal nome dello zar con cui Trezzini instaurò un legame d’amicizia, oltre che professionale. Grazie al suo lavoro, l’architetto malcantonese fu nominato capo dell’ufficio delle costruzioni di San Pietroburgo, che già allora contava oltre duemila collaboratori. Morì nella stessa città nel 1734.

L’altro, triste, filo

Erano tempi di grandi costruzioni, quelli di Trezzini. I nostri, invece, di distruzione, pensando ai continui bombardamenti russi sulle città ucraine. L’avanzata rivoltosa con cui i mercenari del Gruppo Wagner hanno spaventato Mosca, per poi fare marcia indietro e tornare a combattere nel paese invaso, si è rivelata essere solo una parentesi dai contorni ancora molto sfumati. I quarantaquattro milioni di cui parlavamo sono stati scovati la mattina del 24 giugno dentro un furgone parcheggiato sul retro del Trezzini Palace Hotel. L’albergo, secondo quanto riferito dal portale d’informazione Fontanka, è stato perquisito dagli inquirenti, convinti che al suo interno ci fosse l’ufficio di Prigozhin. Ma è fuori, in base alle poche informazioni conosciute, che sono avvenuti i ritrovamenti più significativi. L’attenzione si è focalizzata in particolare su un minivan bianco che sembrava non appartenere a nessun abitante della zona.

Per scongiurare la presenza di esplosivi sono intervenuti gli artificieri, ed è allora che sono spuntati gli scatoloni pieni di soldi, oltre a lingotti d’oro e documenti tra cui dei passaporti con i dati anagrafici di Prigozhin ma con la fotografia di un suo sosia. Nelle ore successive, su Telegram, il capo del Gruppo Wagner ha dichiarato che il denaro era destinato al finanziamento della formazione militare, oltre che a sostenere i familiari dei combattenti.

La guerra intanto prosegue, spezzando migliaia di vite e stravolgendone per sempre altrettante. Come quelle dei bambini ucraini rimasti orfani, accolti anche in Ticino in un ex albergo di Astano. Il villaggio da cui Domenico Trezzini, tre secoli e mezzo fa, partì per costruire.

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