L’archivio di Sornico «salvato» dalla minaccia di acqua e fango
Giorgio Cavalli, da 23 anni presidente del patriziato di Sornico, alla fine ha potuto tirare un piccolo sospiro di sollievo. Il nubifragio che si è abbattuto sull’Alta Vallemaggia nella notte tra il 29 e il 30 giugno provocando scoscendimenti e frane che hanno causato la morte di cinque persone (più tre ancora disperse). Una tragedia di enorme gravità, che non ha risparmiato anche la struttura dov’erano depositati i documenti storici.
«Ero molto scoraggiato, convinto che pure la nostra memoria fosse stata spazzata via, inghiottita dall’acqua e dal fango», racconta il 55.enne al Corriere del Ticino. «Ma dopo un giro di contatti con il capo dei pompieri di Lavizzara, Doriano Donati, e con i responsabili del Servizio archivi locali del Cantone, si è riaccesa la speranza». Una volta sul posto (giovedì scorso, 4 luglio ndr), gli esperti hanno stabilito che sì, non tutto è perduto e si può salvare gran parte del materiale: pergamene del 14. secolo, registri, carteggi e altri scritti dell’Ottocento, più tutta una serie di altri raccoglitori con paginate e paginate di epoca più recente.
La trasferta a Bellinzona
«Abbiamo trasferito i documenti in un locale della protezione civile di Bellinzona. In tutto, un furgoncino carico di cassette, se avessimo messo tutti i documenti in fila saremmo arrivati a circa 10 metri», conferma Michele Merzaghi, direttore dell’Archivio di Stato. Un lavoro condotto, tra l’altro, in collaborazione con l’Ufficio dei beni culturali. «L’operazione ha coinvolto una nostra collaboratrice e una restauratrice, le quali arrivate sul posto, nel frattempo ripristinato dai pompieri, hanno iniziato a identificare ciò a cui dare priorità», aggiunge il 41.enne. Una raccolta del Foglio ufficiale, infatti, è stata scartata.
Dopo un primo passaggio, questi preziosi reperti sono stati spostai in un deposito dell’Archivio di Stato. Una parte dell’archivio, però, quella più «moderna», è stata consegnata dal patriziato a Belfor, un’azienda internazionale in grado di recuperarla con trattamenti speciali, sfruttando le attrezzature nella sede italiana, come riporta Cavalli: «Stimiamo che i vari lavori di bonifica, da parte di questa ditta e da parte del Cantone, saranno conclusi a ottobre». In autunno, quindi, ogni cosa dovrebbe tornare al suo posto.
Le prime cifre dei costi
Sempre il nostro interlocutore, rivela la cifra di un primo preventivo da parte della compagnia privata: 25.000 franchi. «Speriamo saranno coperti integralmente dall’assicurazione, dato che avevamo garantito da una polizza i nostri beni mobili. Ci sarà poi la parte del Cantone, anche se per il momento non abbiamo ancora nessuna idea relativa all’importo. Ma per tutti gli aspetti relativi ai costi avremo tempo, terremo anche varie riunioni in proposito. Al momento, la priorità è mettere in sicurezza i documenti. Ammettiamo di non avere premura nel riaverli, ma ci piacerebbe vederli tornare quanto più possibile al loro stato originale».
Una manovra «eccezionale»
Un’operazione di salvataggio eccezionale per Merzaghi. «Non occupo la funzione di direttore da molto tempo, ma mi è stato confermato che un intervento del genere non è proprio all’ordine del giorno. Anzi. Ad oggi, nessuna manovra simile risulta essere mai stata organizzata. Si tratta di una circostanza davvero unica».
Le procedure, create nel corso degli anni dalla comunità archivistica, ci sono. «Però occorre dire che ogni volta ci si trova di fronte a situazioni nuove. E ci si deve adattare a seconda di quel che succede. Non conoscevamo questo archivio in maniera dettagliata».
«Maratona» di tre giorni
È stato anche grazie ai pompieri, «molto qualificati tra l’altro», che gli esperti hanno potuto ottenere le prime informazioni. «Ci siamo prestati volentieri, come Archivio di Stato, nel dare un sostegno al patriziato». Una «maratona» di tre giorni, non ancora del tutto conclusa. Certo, nulla a che vedere con i fatti ben più tragici avvenuti proprio nei dintorni, ma di sicuro un capitale dal grande valore sentimentale piuttosto che materiale.
«Il patriziato aveva già iniziato a catalogare i materiali e a raccoglierli in una serie di buste, un lavoro provvidenziale che ci ha aiutato nella pianificazione e nell’esecuzione dell’intervento», conclude Merzaghi.