L’arte, un buon investimento e una questione di sensibilità

Il futuro dell’arte sarà anche la sua versione NFT, ma il presente è ancora fisico e a dimostrarlo c’è tutto il 2022. In un anno tragico per quasi ogni tipo di investimento, il mercato ha conosciuto un vero e proprio boom, superando per dimensioni i livelli pre-COVID. Detto questo, nel mondo di oggi l’arte è un buon investimento?
Collezione Allen
Aver fondato nel 1975 la Microsoft, insieme all’amico Bill Gates, ha permesso a Paul Allen di dare concretezza alle sue tante passioni, su tutte proprio l’arte. Decine di milioni di dollari spesi per sostenere musei e giovani artisti, centinaia invece investiti nella compravendita di opere, la maggior parte storicizzate. Nel 2013 fece scalpore la sua vendita, tramite Sotheby’s, di un’opera di Barnett Newman per 43,8 milioni di dollari, all’epoca record mondiale per l’arte astratta. Ancora più sensazione ha destato la vendita della collezione, all’asta lo scorso novembre da Christie’s, per un valore complessivo di 1,6 miliardi. Buon per gli eredi di Allen (di fatto la sorella Jody, a capo del trust che governa l’impero), che è morto nel 2018 senza figli, e per chi a casa propria o al museo potrà ammirare le opere di Van Gogh (Verger avec cyprès, 117 milioni di dollari), Klimt (Bosco di betulle, 105), Cezanne (La Montaigne Saint-Victoire, 138) e Seurat (Les pouseuses ensemble, 149), Gauguin, Botticelli, Jasper Johns, Hopper, Lucien Freud.
Warhol
Le opere famose guadagnano i titoli dei media, ma hanno effetti positivi anche sulle quotazioni delle meno conosciute, per collezionisti senza le disponibilità di Allen. Chissà quanti giovani esponenti della pop art avranno beneficiato dell’operazione record del 2022, i 195 milioni pagati per Shot Sage Blue Marilyn del 1964, di Andy Warhol. Anche questo un colpo di Christie’s, con la casa d’aste di proprietà di Francois Pinault che ha avuto un 2022 da 8,4 miliardi di dollari di fatturato, suo record assoluto. L’opera di Warhol proviene da una collezione svizzera, quella della fondazione Thomas e Doris Ammann, i due famosi fratelli galleristi di Zurigo, adesso entrambi defunti (Thomas nel 1993, Doris due anni fa) e fra l’altro amici personali di Warhol. Sconosciuta l’identità dell’acquirente, come quasi sempre accade se non si tratta di musei, ma conosciuta la destinazione dei soldi: assistenza sanitaria e scolastica per bambini bisognosi.
Occidente
Un’economia debole o in recessione, unita a un mondo pieno di incertezze e guerre, fa bene o male al mercato dell’arte? Basandosi sui dati del passato, quelli delle recessioni globali del 1991 e del 2009, la risposta sarebbe che fa male. Ma il periodo che stiamo vivendo non ha alcun precedente e l’aumento del numero degli ultraricchi potrebbe tenere alte le quotazioni sia di Warhol sia dei potenziali Warhol. Va anche detto che Hong Kong, terzo mercato dell’arte mondiale dopo New York e Londra, è in calo: la Cina non dà fiducia, la COVID ancora meno e la prossima edizione dell’Art Basel Hong Kong, a marzo, avrà il 30% in meno di gallerie rispetto a quella del 2019. Il mercato dell’arte, a livello organizzativo, sta tornando a essere molto occidentale e del resto metà dei volumi sono generati dagli Stati Uniti, per la sicurezza anche di chi occidentale non è. E questo per la tenuta dei prezzi è un bene.
Le tendenze
Al di là dei soldi, le tendenze dell’arte per il 2023 sono precise. La scorsa estate la Biennale di Venezia è stata dominata da opere surrealiste e tecnologiche, in gran parte con autori outsider. Molta videoarte, molta attenzione ai temi sociali, dal #MeToo a Black Lives Matter, molti artisti afrodiscendenti. Certo chi vuole andare sul sicuro basta che dia un’occhiata alle grandi mostre del 2023: Matisse (Tokyo), Van Gogh (Chicago), Klimt (Vienna) e Twombly (Boston). Probabile il rilancio di Philip Guston (mostra a Londra), mentre il miliardo di iniziative con il pretesto dei 50 anni dalla morte di Picasso dovrebbe sostenere i prezzi dell’artista spagnolo, ultimamente in relativo calo. La politica quotidiana è una cosa, il mercato un’altra: nella classifica del novembre 2022 i primi 10 artisti per volumi di vendita erano tutti uomini di etnia caucasica e morti.
Crypto
Nessun essere umano è in grado di prevedere il 2023 delle criptovalute, dopo i recenti crolli, e dell’arte NFT. È sicuro, e tutte le fiere lo dimostrano, che l’interesse nei confronti della tecnologia blockchain non è diminuito. Ha preso però varie direzioni e la più interessante è quella di piattaforme, come la francese Minteed, finanziata dalla FNAC, per la creazione di opere d’arte digitali superando il meccanismo attuale di case d’asta e galleristi. Meno estrema è Arcual, finanziata fra gli altri anche da Art Basel e dalla collezionista Maja Hoffmann, che pur essendo basata sulla blockchain punta a un mercato già esistente. Gli entusiasti vedono l’opportunità di dare spazio a giovani artisti fuori dal giro giusto, gli scettici richiamano l’attenzione sul lavoro di certificazione, per quanto riguarda autenticità e provenienza, che gli operatori tradizionali farebbero meglio anche nel 2023. Investire nell’arte, più o meno criptata, rimane una questione di sensibilità.