L'intervista

«L'autogestione? Tema non rilevante»

Il sindaco Michele Foletti fa il punto sui progetti che impegnano la politica cittadina: «Promuoveremo la città all'estero»
© Chiara Zocchetti

Mentre fuori una squadra di operai smonta gli chalet del mercatino di Natale, il sindaco della città Michele Foletti ci accoglie nella sala del Municipio. Indipendentemente da chi siederà sulle sue comode poltrone di pelle nera dal prossimo aprile, ci sarà tanto da lavorare. Vediamo su quali fronti in particolare.

Sindaco Foletti, cominciamo da un cantiere in piena attività: il Plan B. La novità rispetto alle prime fasi del progetto è che la Città, ora, investe risorse finanziarie proprie per la promozione delle criptovalute e della tecnologia blockchain.
«Non investiamo direttamente nel Plan B. I centotrentamila franchi che abbiamo distribuito a Natale sotto forma di Lvgapoints, ad esempio, sono stati una misura a favore dei commercianti cittadini: l’anno scorso spendevamo la stessa cifra per avere i bus e gli autosili gratuiti».

Sempre l’anno scorso avete stanziato mezzo milione per attirare a Lugano persone e aziende legate in generale al mondo delle nuove tecnologie. È troppo presto, o questa mossa ha già dato dei frutti?
«Ci vuole un po’ di tempo. Finora non abbiamo intrapreso azioni dirette fuori da Lugano, anche perché in molti sono venuti a informarsi da noi grazie al passaparola e al successo avuto dal Plan B sui social network. C’è stato il periodo dei norvegesi, poi dei danesi, delle start-up e di specialisti dall’Italia che si occupano di blockchain. Uno dei nostri obiettivi, adesso, insieme alla Lugano Commodity Trading Association, è mettere in luce Lugano collaborando con le camere di commercio e le ambasciate svizzere all’estero. L’interesse c’è. Recentemente, ad esempio, sono stati da noi il vicesindaco di Rio de Janeiro e una rappresentanza della città di Bahia. Negli ultimi due anni abbiamo ricevuto in tutto diciannove delegazioni».

Una tesi ricorrente è che questi incontri istituzionali non portino a nulla di concreto.
«Per farli fruttare bisogna lavorare sul territorio. Alcuni incontri creano delle opportunità economiche, altri si traducono in momenti culturali o aggregativi: penso alla giornata dello yoga in collaborazione con l’ambasciata indiana».

Tempo fa venivano spesso delegazioni cinesi, ora meno.
«Abbiamo ancora relazioni, ma ci siamo resi conto, già con Marco Borradori, che dal punto di vista commerciale la Cina ha numeri troppo grandi per consentire a ditte ticinesi di operare sui loro mercati».

Dalle relazioni internazionali a quelle locali. Ad esempio con gli autogestiti. Come uscire dallo stallo che si è creato?
«Dopo l’esperimento molto positivo del Tour Vagabonde, con l’associazione che l’ha organizzato era stato imbastito un discorso sui possibili spazi da mettere a disposizione per la cultura alternativa. Poi c’è stato l’esperimento di Capo San Martino (l’occupazione temporanea dell’ex discoteca, ma ad opera del Molino, ndr) che definirei più come un vandalismo alternativo e che non aiuta a far passare il concetto generale. Non vorrei che porti a rompere i rapporti che si sono creati con altre realtà. Per la sede del Molino, l’ipotesi del vecchio depuratore è ancora sul tavolo, ma non è l’unica. Il fatto è che se non si rispettano le regole, difficilmente il Consiglio comunale darà il suo consenso a una soluzione. In ogni caso, non è un tema rilevante per la politica di Lugano».

Il principio, parlando di priorità, è cercare d’investire un po’ in tutti i settori. Alcuni, come gli anziani e le scuole, sono più sensibili e urgenti di altri

A proposito di temi più o meno rilevanti, lei ha rimproverato al Consiglio comunale di non aver dato indicazioni sulle priorità dei progetti di Lugano. Si deduce che le abbia definite il Municipio. In base a quali principi l’ha fatto?
«Il Consiglio comunale dice che non è suo compito fare queste scelte, poi ci critica per aver rinviato investimenti come quelli per le scuole di Viganello o il parco Viarno. Però ci dice anche di non investire più di settanta milioni lordi l’anno. Nel 2024 e 2025 saremo sopra questo limite. Il principio, parlando di priorità, è cercare d’investire un po’ in tutti i settori. Alcuni, come gli anziani e le scuole, sono più sensibili e urgenti di altri. Dobbiamo comunque mantenere un certo equilibrio: vorrei arrivare almeno a un autofinanziamento del 75-80 percento, per non averi troppi debiti. I tassi d’interesse, dopo i primi aumenti choc, sono un po’ meno spaventosi, ma non ci sono più gli ‘zero virgola’ di prima. Ora siamo sempre a ‘uno virgola’».

Il dibattito sul «taglio» della circonvallazione Agno-Bioggio ha messo in luce il problema dei costi che aumentano di molto dai progetti di massima a quelli definitivi. Anche a Lugano ha dovuto confrontarsi con questo. Quali contromisure si potrebbero adottare?
«Il problema è che quando si fa un concorso per un progetto, con le norme attuali, il suo costo dipende dalla stima del costo finale dell’opera. Così, per tenere bassa la prima cifra, si tende a valutare al ribasso la seconda. Credo che dovremmo essere più trasparenti, quando chiediamo un credito di progettazione. La Legge sulle commesse pubbliche non aiuta a tenere bassi i costi: non si possono fare trattative e i tempi tendono ad allungarsi, facendo lievitare le spese. O diventiamo più bravi a fare i bandi, o bisogna inventarsi qualcos’altro».

Lugano è entrata in una nuova stagione di risparmi dopo quella del 2013. Tra errori da non ripetere e pratiche virtuose da confermare, cosa avete imparato?
«Un errore da non ripetere è trovarsi a decidere su risparmi obbligati in poco tempo. Ci prendiamo il tempo per valutarli bene. Dobbiamo ottimizzare il fabbisogno, lavorando meglio con le stesse risorse e mantenendo i servizi. La digitalizzazione può dare una mano, ma non è facile trasformare un’azienda da analogica in digitale, soprattutto se pubblica. Servono tempo, formazione e tecnologie, oltre che investimenti».

Quanto temete la possibilità per i Comuni, dal 2025, di avere un moltiplicatore differenziato tra persone fisiche e giuridiche? Il rischio è che Lugano veda aumentare la concorrenza fiscale da parte dei suoi vicini di casa.
«Ci preoccupa, certamente. È un tema da affrontare insieme ai sindaci. Un altro è la perequazione intercomunale. A tal proposito, l’intenzione è preparare degli atti parlamentari insieme ai granconsiglieri luganesi».

Come sta chiudendo il 2023?
«Meglio rispetto a quanto ipotizzato nel Preventivo (ossia un deficit di 5,3 milioni, ndr)».

Potrebbe arrivare un avanzo?
«Forse, ma non parliamo di cifre stratosferiche; nessun tesoretto».

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