Le belle parole in attesa dei fatti
La legislatura 2023-2027 sta entrando nel vivo. Una legislatura che per il momento fatica a decollare, come sottolinea il vice-direttore del CdT Gianni Righinetti in apertura della puntata de La domenica del Corriere. Insomma, è ora di «darsi una mossa». A TeleTicino se ne è discusso con i vertici dei quattro partiti di Governo: Alessandro Speziali (PLR), Fiorezo Dadò (Centro), Gianmaria Frapolli (Lega) e Fabrizio Sirica (PS). Allora: suonerà la sveglia per la politica? «L’espressione simbolica della sveglia deve diventare qualcosa di concreto per noi parlamentari, soprattutto nei cantieri di questo Cantone», rileva Speziali. «Penso alla scuola dell’obbligo, o la ricostruzione della Vallemaggia». Sullo sfondo, secondo il liberale-radicale, rimane «la creazione di nuovi posti di lavoro, attraendo aziende con salari interessanti. Bisogna guadagnare velocità» chiosa Speziali. «Di solito non ho bisogno della sveglia, perché mi sveglio da solo. È un oggetto che non ho in casa», dice con un sorriso Dadò. «Lo stimolo deve venire dal Governo. A ognuno il suo ruolo: il deputato deve valutare i messaggi, l’Esecutivo deve fare proposte al Parlamento. Se oggi siamo in questa situazione è perché c’è un problema: e si chiama Consiglio di Stato». La Lega, in questo senso, ha la maggioranza relativa. «Dadò dice che il Governo ha la responsabilità: giusto, ma la responsabilità è anche dei partiti e della politica», commenta di tutta risposta Frapolli. «Stiamo vivendo una situazione negativa, si mettono le persone le une contro le altre invece di costruire qualcosa». Frapolli suggerisce un cambio di mentalità, anche fra i rappresentanti dei partiti. «Questo dovrebbe essere l’anno dei progetti», dice da parte sua Sirica. «Questa legislatura, però, è insolita. Ci si è messi in letargo, perché l’impostazione finanziaria del Governo dice che non ci sono soldi per nuovi progetti. La maggioranza ha deciso, con la riforma fiscale, di avere meno risorse. La politica finanziaria è stata un errore».
Bisognerebbe dunque osare di più. Ma ci credete ancora a questa legislatura, chiede Righinetti? «Sì, altrimenti darei le dimissioni», spiega Dadò. «Però non mi faccio illusioni. Ripeto, il ruolo del Parlamento è sussidiario rispetto al Governo sulla promozione delle politiche di questo Cantone. Prendiamo il Dipartimento delle istituzioni: la Giustizia è stata lasciata sola». Non sono state fatte le riforme. Gobbi ha parlato di gioventù, evidenzia Righinetti su Giustizia 2018. «Non ne voglio sentire parlarne», attacca Dadò. «È come se io andassi in Governo e dopo sei anni venissi a sollevare errori di gioventù. Dopo sei mesi, un consigliere di Stato deve essere in grado di capire come funzionano le cose». Il presidente del Centro ricorda poi cosa ha fatto durante l’estate la sottocommissione Giustizia per fare delle proposte. «Gli errori si possono fare, l’importante è prenderne atto», risponde Frapolli. «Ogni Dipartimento ha determinati temi scottanti da portare avanti. Penso al DSS, con una spesa ospedaliera importantissima». Per Frapolli, bisogna quindi lavorare tutti insieme in maniera costruttiva.
Rimanendo in tema Lega, a fine gennaio Gobbi lascerà il coordinamento ad interim. Toccherà a Frapolli? «Vorrei che il coordinatore del movimento sia qualcuno che unisca e non divida, che sappia ascoltare. Chi sarà la persone verrà deciso il 25 gennaio», chiosa il diretto interessato.
Cassa malati e Banca nazionale
Tornando al tema della puntata, e quindi alla legislatura che fatica a decollare, Speziali sottolinea il bisogno di maggiore coraggio «per aiutare i cittadini». «Siamo in una situazione politica in cui si è ampliato il fossato fra sinistra e centro-destra», osserva invece Speziali. «C’è uno scollamento in molti ambiti». E le difficoltà dei cittadini, soprattutto con l’aumento dei premi di cassa malati, si fanno sentire. «Per questo abbiamo lanciato un referendum contro il taglio», ricorda Sirica. In quest’ambito, il Centro terrà la linea avuta in Parlamento: «Tagliare non è mai facile», spiega Dadò. «Il Cantone spende 400 milioni all’anno in sussidi. Qui si parla di 10 milioni, è una diminuzione dell’aumento automatico dovuto al continuo progredire dei premi. Da qualche parte bisognerà intervenire» per appianare la situazione finanziaria ticinese.
In questo senso, è recentissima la notizia che il Cantone riceverà 80 milioni di franchi dalla BNS. Cosa farne? «Non bisogna sperperarli, devono essere una vitamina», rilancia Speziali. «Una parte dovrà servire ad abbattere il debito, un’altra per aspetti puntuali come il rilancio della Vallemaggia o per proporre politiche di sviluppo». «I soldi per la Vallemaggia vanno tolti dal budget statale, indipendentemente dalla BNS», osserva Dadò. «Arriveranno i soldi e il Cantone vedrà come utilizzarli. Il problema del budget statale è che non è sotto controllo». Per Sirica, gli 80 milioni non porteranno al pareggio di bilancio. «Se il Paese ha bisogno di investimenti, bisogna farlo al netto dei soldi della BNS. Ma il Ticino deve tornare a chiedere maggiore supporto a Berna sulla Vallemaggia». «L’accento va messo sugli investimenti», riprende Frapolli. «Questi 80 milioni vanno introdotti sull’economia locale, sul territorio. Ciò darà uno slancio importante. Concordo sul fatto che il risanamento delle casse dello Stato non debba avvenire sulle spalle del cittadino». Ma si può agire su più livelli, magari riducendo i compiti del Cantone «visto che con le aggregazioni i Comuni sono diventati più forti».