«Le canzoni sono cortometraggi e le parole gli attori protagonisti»

Cinema e musica, un legame indissolubile. Alcune canzoni sono diventate leggendarie per aver accompagnato e valorizzato scene di film. Basti pensare a Who wants to live forever dei Queen in Highlander o Mrs. Robinson di Simon & Garfunkel nel Laureato. E poi, ci sono brani che diventano quasi cinema per la loro capacità di evocare immagini e raccontare storie. Come quelli di Davide Van De Sfroos, che con i suoi testi porta gli ascoltatori nelle atmosfere delle zone di frontiera, tra il Ticino e l’Italia. Vite comuni e sfide quotidiane, narrate a volte con epicità, altre con malinconia, senza disdegnare momenti di ironia: proprio come in un film.
«Sono un grande appassionato di cinema e ho sempre trovato il linguaggio cinematografico congeniale per raccontare una storia. In fondo - dice il cantautore laghée al CdT - le canzoni possono essere considerate cortometraggi in cui tu stesso sei il regista, usi la tua musica come una colonna sonora e le parole diventano attori protagonisti. In un’altra vita, magari, se fossi stato il figlio di Steven Spielberg, forse sarei stato un regista o perlomeno avrei impugnato la cinepresa molto prima. Ma era un’arte molto costosa. E ai tempi, senza il giusto mentore, non era facile iniziare».
Forse è proprio per questo che il Locarno Film Festival diventa il luogo perfetto per il ritorno del 58enne cantante comasco in Ticino, il quale fa tappa domani sera alla Rotonda per il tour «Live Estate 2023».
«Era da tanto che non passavo per Locarno, sono contento di tornare perché è una città con un’atmosfera magica, soprattutto in questi giorni in cui si celebrano arte e cultura. Proporrò brani che mancavano da parecchio tempo nelle scalette dei miei concerti e, ovviamente, brani che hanno segnato il mio percorso musicale e fatto dire alle persone: “Quella canzone lì per me è importante”. Che poi è la cosa più bella che un cantautore possa sentirsi dire».
Con lo stesso principio, quali sono allora i film importanti per Van De Sfroos?
«Ci sono film che cambiano la vita, perché toccano tematiche che avevi già dentro. Avendo scritto una canzone come Manicomi, potete immaginare come la visione di Qualcuno volò sul nido del cuculo sia stata una rivelazione per me. Non solo per come gli attori, anche quelli secondari come il nativo americano, sono entrati nel mio immaginario; ma, soprattutto, per come ho capito che si poteva entrare così tanto dentro un libro che avevo già letto e apprezzato, riuscendo a farlo vedere così bene anche attraverso un film. Lo stesso - dice ancora De Sfroos - mi era successo con L’Australiano, pellicola diretta da Jerzy Skolimowski e tratta da un racconto di Robert Graves. Un film visionario, minimale, onirico ma che, così come per le canzoni di Bob Dylan, fa parte di quelle cose in cui all’inizio credi di non aver capito niente ma, in realtà, a un certo punto, percepisci che ti stanno entrando dentro. E infine, ti rendi improvvisamente conto che sono loro che hanno capito te».
A proposito di Bob Dylan, parallelamente ai concerti del tour «Live Estate 2023», si può incontrare il cantautore italiano nei teatri italiani con Un uomo chiamato Bob Dylan.
«Un’esperienza meravigliosa, che mi ha permesso di riavvicinarmi alla sua figura e capirne molte sfumature. Apprezzandone ancora di più la grandezza: ha 82 anni ed è ancora lì a fare concerti, a dipingere e scolpire. Poi, giusto perché non aveva tempo, collabora alla realizzazione di un whisky. C’è da pensare che sia una forma di entità non definità, perché è incredibile quello che fa e come lo fa».
In quanto a versatilità, De Sfroos non è troppo da meno: tra musica, libri e teatro manca davvero solo il cinema.
«Ma alla mia età, ormai, posso fare soltanto il caratterista anziano in qualche film: devo ammettere, però, che potrebbe essere un’esperienza interessante. Intanto, mio figlio Pietro sta studiando da videomaker e vedo che ha tanta passione. Non mettiamo quindi limiti alla provvidenza. Devo dire, però, che al momento sono particolarmente impegnato nei miei progetti musicali, anche perché a breve uscirà il mio nuovo disco, Manoglia, undici tracce inedite che hanno preso vita negli anni e sono rimaste gelosamente custodite in un cassetto, o in una tasca, come fossero amuleti, in attesa che maturasse il tempo per venire alla luce».
Resta da fare un’ultima domanda: al concerto di domani sera, alla Rotonda di Locarno, visto che saranno eseguiti brani che non vengono proposti da tempo, sentiremo anche Cinema Ambra?
«Era un’idea così semplice che non ci avevo pensato - scherza Van De Sfroos - Ma, quasi quasi, potrebbe essere un buon modo per omaggiare il Pardo: prometto che se la farò ammetterò che l’idea è arrivata dal Corriere del Ticino».