Le domande dei russi a Google: «Come faccio a rompermi un braccio?»
La mobilitazione dei riservisti, annunciata da Putin il 21 settembre scorso, ha infiammato gli animi di molti cittadini che sono scesi nelle piazze in un’ondata di proteste: non tutti i giovani russi vogliono andare a combattere in Ucraina. A queste proteste hanno risposto le forze dell'ordine, con fermi e arresti dei manifestanti. Mentre il Cremlino, con ogni probabilità, vieterà da domani, 28 settembre, a tutti gli uomini in età da mobilitazione di
lasciare la Russia. Molti altri cittadini, nel frattempo, si sono già precipitati alle frontiere per lasciare il Paese. O ci stanno provando nelle lunghe file di attesa che si sono create ai confini russi.
Ma c'è anche chi, oltre alla fuga, sta cercando soluzioni più drastiche: come decidere di evitare il reclutamento provocandosi da solo delle lesioni. «Come faccio a rompermi un braccio a casa?», questa è la drammatica domanda rivolta a Google.ru (il portale russo), che ha visto un'impennata nelle ricerche proprio nella notte del 21 settembre.
Insieme ad Ale Agostini, CEO di AvantGrade ed esperto nell’analisi dei dati di ricerca sul web, abbiamo approfondito queste informazioni fotografate da Google, partendo proprio dai trend di ricerca in Russia subito dopo l'annuncio della mobilitazione.
C'è chi lo aveva già detto
Nelle automobili incolonnate alle zone di frontiera russe ci sono soprattutto «giovani uomini single, a volte accompagnati dai loro genitori», come avevano confermato qualche giorno fa gli addetti alla dogana di Altanbulag, che divide Russia e Mongolia. La decisione di abbandonare il Paese, il più delle volte, è stata presa in fretta e furia. Un uomo in coda al valico con la Georgia, parlando con la BBC, ha spiegato di essere partito subito dopo l’annuncio del presidente Putin, prendendo con sé solo il passaporto senza nemmeno preparare un borsone. «Mi spezzerò un braccio, una gamba, qualsiasi cosa pur di evitare il reclutamento», ha aggiunto. Un pensiero che, come lui, hanno avuto tanti altri uomini russi.
Google, come faccio a spezzarmi un braccio?
Sono bastate poche ore dall’annuncio della mobilitazione per fare impennare determinate parole chiave sui motori di ricerca. Quello che i russi si sono precipitati
a cercare sulla rete sono state, innanzitutto, informazioni per capire qualcosa
di più sulla situazione che si stava sviluppando nel loro Paese. Ecco che quindi
sono salite alle stelle su Google.ru le ricerche correlate alla parola «mobilitazione».
O le informazioni relative ai viaggi e ai mezzi necessari per lasciare la
Russia.
Ma saltano all'occhio anche ricerche più drammatiche: «come rompersi un braccio a casa» (как
сломать руку в домашних условиях). Una ricerca per capire come provocarsi da soli, nella propria casa, una lesione che impedisca
fisicamente di prestare servizio sul campo in Ucraina. Secondo i dati forniti da Google, in Russia la ricerca su come rompersi un braccio da soli aveva già registrato dei trend. I picchi hanno raggiunto l'apice il 21 settembre e poi sono continuati, in misura più ridotta, nei giorni successivi. Questa impennata, registrata dopo l'annuncio della mobilitazione, è stata fortunatamente inferiore rispetto a quella su come lasciare il Paese. In sostanza: meglio provare con la fuga piuttosto che cercare di rompersi un arto.
Cinque milioni di click per “mobilitazione”
«Siamo andati a vedere su Google.ru le ricerche in russo negli ultimi sette giorni circa – esordisce Agostini – e nelle ricerche si nota questo enorme picco il 21 settembre». La parola più cercata in assoluto, spiega il nostro interlocutore, è “mobilitazione”. «Il termine utilizzato dal Governo russo per indicare il richiamo alle armi di un’ampia parte della popolazione maschile in età di guerra». Analizzando i dati raccolti da Agostini vediamo che questa parola ha ricevuto in un solo giorno circa 5 milioni di ricerche su Google.ru. «Un numero impressionante se consideriamo che in Russia ci sono due motori di ricerca: Google e Yandex e non tutti usano Google, anzi, molti russi preferiscono Yandex. Inoltre, in Russia ci sono 150 milioni di abitanti, dove gli uomini in età da guerra saranno probabilmente 25 milioni. Ecco che praticamente un uomo su cinque si è precipitato su Google per capire costa stava succedendo. C’è sicuramente un’allerta nella popolazione russa a partire da quel giorno».
Cinque milioni di click in un giorno solo. Per capire bene la portata del numero Agostini ci fornisce degli altri parametri a paragone. «Se andiamo a vedere la media delle ricerche di quel giorno, la parola “mobilitazione” è stata sicuramente la ricerca più importante. Perché la media delle ricerche più popolari su Google è nell’ordine degli 80.000, 100.000, massimo 200.000 click. Qui, in un solo giorno, quella parola ha fatto 5 milioni: è stato un record assoluto».
Anche la protesta
Molte ricerche riguardano la protesta contro la mobilitazione derivata dalla decisione di Putin, anche questa parola ha registrato un aumento in Russia. «Sì c’è stata una necessità informativa per capire cosa fosse questa manifestazione», conferma Agostini, «e poi la gente voleva effettivamente vedere quanto fosse partecipata o meno, forse anche per capire se ci sarebbero state o meno delle variazioni nella politica del Governo a fronte di queste proteste».
Fuggire, non importa dove
Nei giorni successivi all'annuncio della mobilitazione, come abbiamo visto dai trend di Google raccolti da AvantGrade, si registrano anche una serie di picchi di ricerche per quello che riguarda i voli – andati esauriti in poche ore – e i treni in uscita dalla Russia. «Queste ricerche sembrano quasi consecutive», spiega Agostini. Ma un dato importante è che non emerge una ricerca verso una destinazione specifica. Non troviamo, ad esempio, una ricerca per un volo Mosca-Dubai. «I russi hanno pensato solo a come scappare, non a dove scappare. Ci troviamo davanti a dei dati generici: tutti i voli da Mosca. Per la serie “dove vado vado”: se trovo il volo che va a Istanbul, vado a Istanbul». Anche perché, ricorda il nostro interlocutore, sappiamo bene che dopo lo scoppio della guerra sono diminuiti i voli diretti su Mosca e sulla Russia dall’Europa e anche dagli Stati Uniti. Sono ormai quasi azzerati. «Qui non è tanto una questione di dove vado, ma è una questione andare punto e basta. Arrivo nel Paese X e, una volta lì, mi muovo e vedo dove spostarmi».
Anche in treno
Un altro elemento che emerge dalle analisi dei dati Google e che colpisce l’attenzione di Agostini è che tante persone, pur di andarsene, abbiano scelto anche il treno. La Russia non è propriamente il Paese ideale per i viaggi sui binari. «È un Paese con undici fusi orari (da UTC+2 fino a UTC+12, ndr). In base a dove ci si trova può essere un viaggio lunghissimo: si attraversa tutta la Russia, tutti i fusi orari. È un territorio sterminato».
I dati di Yandex
Agostini, nella sua ricerca dati, ha osservato anche quanto fornito dal motore di ricerca russo Yandex, «il principale nel Paese, il preferito dai russi, perché è quello creato dai russi per i russi. Ed è anche il più favorevole al Governo». Ma anche su Yandex, ci spiega il nostro interlocutore, si vedono importanti ricerche sulla mobilitazione. «Ovviamente i risultati sono diversi: quando si cerca dalla Russia su Google “mobilitazione” si ottengono dei risultati molto diversi rispetto a quando si cerca da Yandex la stessa parola. Questo perché sono due sistemi diversi, con interfacce diverse, con algoritmi diversi e con delle regole diverse». In ogni caso, la parola mobilitazione è stata cliccatissima anche qui.
L'importanza della geolocalizzazione
È importante sapere che Google stesso ci dà dei risultati che variano a seconda del Paese di ricerca, spiega Agostini: «Se non si usa il VPN, per simulare in questo caso che stiamo eseguendo una ricerca come se ci trovassimo in Russia, i risultati cambiano. Se facciamo la nostra ricerca in Svizzera (senza VPN), anche se usiamo Google.ru, anche se scriviamo le parole in russo con l'alfabeto cirillico, otteniamo comunque dei risultati diversi rispetto alla stessa ricerca fatta su territorio russo. In Svizzera si vedrà un mix di risultati che potrebbe mostrare alcune pagine in russo, altre da media internazionali» perché il sistema capisce che non ci troviamo in Russia ma in un altro Paese. C’è sempre quindi un filtro alla base che parte dalla localizzazione. Questo filtro esiste per venire incontro ai bisogni e alle esigenze di chi fa la ricerca, precisa Agostini: «È Google, che noi studiamo, che cerca di dare una ricerca sempre più in linea con quello che è il bisogno dell’utente e di fornirgli le informazioni più pertinenti. E il bisogno dell’utente è anche frutto della localizzazione in cui si trova».