La storia

Le due guerre di Yelena Osipova

L’anziana donna russa arrestata a San Pietroburgo negli scorsi giorni, mentre manifestava contro la guerra, ci riporta alla mente il conflitto di 81 anni fa: l’assedio di Leningrado – Ecco cosa accadde alla Russia, quando fu vittima delle forze nemiche tedesche
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Federica Serrao
04.03.2022 17:34

È scesa in piazza per manifestare contro la guerra in Ucraina, con due enormi cartelloni, uno dei quali recitava la frase “Soldato, lascia cadere la tua arma e sarai un vero eroe!”. Yelena Osipova, ottantenne di San Pietroburgo, è stata per questo arrestata nella sua città, la stessa in cui si salvò invece molti anni prima, quando era ancora una neonata. L’anziana donna nacque infatti nella San Pietroburgo che, sotto il nome di Leningrado, fu teatro dell’assedio avvenuto durante la Seconda guerra mondiale, tra il 1941 e il 1944, da parte di Germania e Finlandia. Yelena ha vissuto – anche se in parte inconsapevolmente, data la tenerissima età – due guerre diverse. Nella prima, il suo paese fu vittima. Nella seconda, è carnefice. Due tipologie di conflitto simili e diverse allo stesso tempo. Oggi più di ottant’anni sono trascorsi dall’assedio di Leningrado, ma l’arresto di Yelena Osipova e il conflitto russo-ucraino stesso ci riportano indietro nel tempo, a quando era la Russia a essere colpita e annientata dal nemico tedesco.

Un salto nella Leningrado di 81 anni fa
Doveva essere un assalto diretto, di massimo otto settimane, quello delle forze armate tedesche nella città di Leningrado. E invece durò 2 anni e 5 mesi. Per capire che cosa accadde, bisogna tornare alle origini del conflitto tra Germania e Unione Sovietica che scoppiò il 22 giugno 1941 con l’invasione dell’URSS durante l’Operazione Barbarossa. Qualche giorno dopo, scaturì un ulteriore fronte bellico quando i sovietici bombardarono alcune città della vicina Finlandia, che riaccese la guerra finno-sovietica. Un anno prima, infatti, la Finlandia si era vista costretta a cedere alla Russia il territorio della Carelia meridionale e della città Viipuri all’Unione Sovietica, dopo essere stata sconfitta nella “Guerra d’inverno” del marzo 1940. In seguito, nell’agosto dell’anno successivo, i finlandesi riuscirono a riconquistare l’istmo careliano, ovvero quello che ora è il territorio della Carelia russa tra il golfo di Finlandia e il confine con la stessa. In questo modo, le truppe si erano avvicinate a Leningrado da ovest, con possibilità di accesso anche da nord, seguendo il percorso a est del lago Ladoga. Tuttavia, il quartier generale finlandese rifiutò la richiesta dei tedeschi di attaccare la città via aerea. Dall’altra parte, a sud di Leningrado, si posizionarono quindi le truppe tedesche, alla fine di agosto del 1941.

I 900 giorni di assedio

L’8 settembre, a distanza di pochi giorni, vennero interrotti tutti i collegamenti ferroviari e stradali con il resto dell’Unione Sovietica. Hitler aveva però il preciso obiettivo di distruggere Leningrado: per questa ragione, L’Oberkommando des Heeres portò alla creazione dell’Heeresgruppe Nord, con al comando il generale Ritter von Leeb, il quale aveva due compiti. Il primo, considerato “il compito intermedio”, era quello di distruggere tutte le forze sovietiche nella regione del Baltico. Il compito ultimo, invece, era quello di eliminare la città di Leningrado come base industriale, oltre che tutta la sua popolazione. Ben presto, i tedeschi bloccarono tutte le vie di rifornimento, lasciando aperto un solo piccolo corridoio verso il lago Ladoga, chiamato “Strada della Vita”. Tuttavia, i piani non andarono come previsto. Nonostante la posizione di vantaggio dei tedeschi nella prima fase dell’assedio, la resistenza e la difesa dei cittadini russi sotto l’organizzazione del maresciallo Žukov furono brillanti. L’armata tedesca, infatti, si ritrovò ad assediare la città di Leningrado per 900 giorni, senza riuscire mai a conquistarla.

Leningrado durante l’assedio
Le condizioni durante l’assedio furono terribili. Dal punto di vista sanitario e alimentare la situazione fu gestita in maniera pessima, soprattutto durante il primo inverno. Dopotutto, come sottolineato precedentemente, l’obiettivo dichiarato dalla Germania era sia quello di distruggere totalmente la città di Leningrado, sia quello di eliminarne tutti i suoi abitanti. In risposta alle tremende condizioni di vita, vennero coltivati a grano tutti i campi attorno alla città per fornire alimentazione alla popolazione, incessantemente colpita dalle bombe che i tedeschi e i finlandesi scagliavano sulla città. Nonostante le tremende conseguenze dell’assedio e la carenza di cibo, Leningrado non si arrese mai. Le fabbriche belliche continuarono la loro produzione di armi, e le scuole e i teatri non interruppero le loro attività. Emblematico è il caso del musicista Dmitri Shostakovich, che rinchiuso nel sottotetto del conservatorio di città, in qualità di pompiere, proprio in quei giorni difficili compose quello che divenne l’inno della resistenza russa, ovvero la “Sinfonia di Leningrado”.

81 anni fa l’assedio nazista, il più lungo della Seconda Guerra Mondiale

L’obiettivo, oltre alla distruzione della stessa, era anche quello di eliminare tutti i suoi abitanti. Il 12 gennaio del 1943, un anno e mezzo dopo l’arrivo delle truppe tedesche, i sovietici diedero avvio all’Operazione Iskra, con lo scopo di liberare la propria città. Cruente e sanguinose battaglie portarono alla vittoria dell’Armata rossa, che riuscì in questo modo a distruggere le fortificazioni tedesche e ad aprire un corridoio stradale sicuro, a sud del lago Ladoga, riuscendo dopo pochissimi giorni, il 18 gennaio, a far sopraggiungere rifornimenti a Leningrado. Un anno dopo, nel gennaio del 1944, una controffensiva russa riuscì nell’impresa di eliminare le forze tedesche dal sud della città, mettendo fine all’assedio. Le truppe finlandesi riuscirono a essere sconfitte ed eliminate da Leningrado solo nell’estate dello stesso anno. Il prezzo della vittoria fu tuttavia molto alto per la città in termini di perdita di vite umane. Nonostante i dati storici non siano precisamente accurati, si stima che circa un milione di civili persero la vita durante l’assedio della loro città. Un numero simile fu registrato anche per le vittime dell’Armata Rossa. Alla suddetta cifra si aggiunsero i numeri degli uomini feriti o ammalati, che fecero alzare la somma a tre milioni di vite perse. Tuttavia, in virtù dell’eroismo di Leningrado e delle sue vittime, la città fu la prima dell’Unione Sovietica ad ottenere il titolo di Città eroina, nel 1945, sul finire della Seconda guerra mondiale.

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