L'inchiesta

Le mani della ’ndrangheta sulle curve di San Siro

Una clamorosa operazione della Procura di Milano ha portato oggi in carcere sedici persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, lesioni, estorsione e altri reati, tutti commessi nell’àmbito di una gestione violenta del tifo organizzato
Antonio Bellocco, ucciso il 4 settembre scorso a Cernusco sul Naviglio, era uno dei capi ultras dell’Inter: La sua posizione è stata stralciata dall’ordinanza del GIP per l’avvenuto decesso. ©preuters
Dario Campione
30.09.2024 20:20

Estorsioni, minacce, aggressioni. E omicidi. Milano si accorge, probabilmente troppo tardi, che le tifoserie organizzate di Inter e Milan sono controllate e dominate, da anni, da gruppi di delinquenti della peggiore risma. Grida allo scandalo. Si indigna. Invoca pulizia e provvedimenti severissimi. Ma è tardi. Come dimostrano in maniera inequivoca le 568 pagine dell’ordinanza con cui il giudice per le indagini preliminari (GIP) del capoluogo lombardo, Domenico Santoro, ha disposto la custodia cautelare in carcere per 16 persone e i domiciliari per altri tre. Persone accusate, a vario titolo, di reati gravissimi: associazione per delinquere con l’aggravante mafiosa, estorsione, false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, accesso abusivo a sistemi informatici, lesioni, percosse, rissa e resistenza a pubblico ufficiale.

L’ordinanza di Santoro è stata firmata sabato, ma i fermi di polizia si sono conclusi soltanto questa mattina. Peraltro, gli indagati nell’inchiesta condotta dai sostituti procuratori della Repubblica Paolo Storari e Sara Ombra sono complessivamente una quarantina (e tra loro non figurano dipendenti o dirigenti delle due società calcistiche che, così come spiegato dal procuratore capo di Milano Marcello Viola, sono piuttosto «persone offese»).

Gli arrestati sono quasi tutti ultras di Inter e Milan e i reati connessi a un giro d’affari illegali legati al contesto calcistico. Tra loro ci sono il capo della Curva Nord nerazzurra, Marco Ferdico, 39 anni, molto legato ad Antonio Bellocco, ‘ndranghetista ucciso il 4 settembre scorso da Andrea Beretta, altro leader dei tifosi interisti; e il capo della Curva Sud rossonera, Luca Lucci, 43 anni, già condannato per droga e noto alle cronache perché si fece fotografare nel 2018 con l’allora vicepremier italiano Matteo Salvini alla festa per i 50 anni della tifoseria organizzata milanista. In carcere è finito pure Christian Rosiello, 43 anni, bodyguard del rapper Fedez. Tra gli indagati, anche Manfredi Palmeri, consigliere regionale lombardo eletto con la lista di Letizia Moratti e consigliere comunale a Milano del centrodestra: è accusato di corruzione tra privati nell’àmbito delle procedure di aggiudicazione dell’appalto per i parcheggi di San Siro.

L’omicidio Boiocchi

L’avvio delle indagini, si legge nell’ordinanza, «ha avuto inizio nel 2018» ed è «proseguita costantemente, soprattutto dopo l’omicidio di Vittorio Boiocchi, storico capo della Curva Nord» interista ucciso a Milano, in strada, con tre colpi di pistola al collo e al torace, il 29 ottobre del 2022.

Proprio l’esecuzione spietata di Boiocchi, cui è seguita, scrive il GIP di Milano, «il 4 settembre di quest’anno, in una macabra linea di continuità, l’uccisione di Antonio Bellocco, offre un quadro fosco del mondo della stessa Curva Nord». Un mondo «nel quale interessi di natura economica, speculazioni e condotte delittuose ascrivibili all’ordinaria dinamica degli stadi si coniugano con un fattore di recente emersione (ma già segnalato dalla relazione 2017 della Commissione parlamentare antimafia): le attenzioni della ’ndrangheta sul mondo del tifo organizzato, dalla stessa (notoriamente attenta ad ogni àmbito capace di generare guadagni) considerato ulteriore terreno fertile nel quale affondare le proprie radici». Con l’obiettivo, «impossessandosene, di produrre introiti destinati a incrementare il suo, già evidente, ruolo di prima forma di criminalità organizzata del Paese».

Non meno preoccupante, «specie per l’impressionante carica violenta che connota le azioni dei soggetti indagati, è lo spaccato che concerne la Curva Sud, territorio sottoposto al controllo del tifo organizzato» del Milan. In questo caso, si legge nell’ordinanza, «al di là delle condotte dirette ad acquisire introiti economici, emergono un’inquietante vocazione di numerosi adepti del sodalizio all’aggressività e collegamenti con settori del mondo dello spettacolo (anch’essi da meglio verificare nella loro intensità e nelle loro finalità). Il tutto in un contesto che rivela l’uso di metodi violenti, non solo per la risoluzione di controversie direttamente relative a questioni di tifo, ma anche per quella di vicende connesse a ulteriori affari illeciti, quando non di rilievo esclusivamente personale; vicende, cioè, in cui l’appartenenza al mondo ultras viene elevata ad ostentazione di forza, foriera non solo di visibilità (ad esempio, mediante l’inserimento con funzioni di guardia del corpo di noti personaggi) ma anche di ulteriori introiti».

Due filoni investigativi

In una nota, il procuratore Viola ha parlato di «una complessa indagine della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) milanese che ha riunito differenti filoni investigativi condotti da polizia e guardia di finanza».

In particolare, i principali indagati appartenenti alla curva dell’Inter sono accusati di aver dato vita a un’associazione di stampo mafioso che estorceva denaro sia «ai gestori del catering all’interno di San Siro», sia agli stessi «gruppi organizzati del tifo interista, al fine di obbligarli ad acquistare tagliandi di ingresso allo stadio a prezzi maggiorati». I soldi così ricavati finivano in parte nelle mani di Bellocco, esponente di un potente clan ’ndranghetista di Rosarno. Bellocco, «arrivato a Milano dopo la morte di Boiocchi grazie a Ferdico (che gli procurava alloggio e occupazione lavorativa fittizia), riversava il denaro alla “famiglia” per il mantenimento in carcere dei detenuti.

Scrive il GIP: le indagini «hanno evidenziato che l’Inter si trova in una situazione di sudditanza nei confronti degli esponenti della Curva Nord, finendo, di fatto, per agevolarli, seppure obtorto collo». Una situazione che, «a oggi, non è per nulla mutata (se non peggiorata)».

Prima della finale di Champions del 10 giugno 2023, persa poi con il Manchester City di Pep Guardiola per 1-0, si legge nell’ordinanza, i capi della Curva Nord - Marco Ferdico, Andrea Beretta e Antonio Bellocco - puntavano ad avere 1.500 biglietti da rivendere ai propri iscritti.

La società nerazzurra aveva messo però a disposizione «un quantitativo più esiguo di titoli d’ingresso, 800 tagliandi». E Ferdico, «consapevole che gli introiti» potenzialmente derivabili «dall’evento sportivo sarebbero stati ingenti, non aveva esitato a esercitare forti pressioni» persino sull’allenatore della squadra, Simone Inzaghi. Per avere i biglietti, Ferdico avrebbe minacciato «la possibilità che il tifo organizzato da lui rappresentato, la Curva Nord, potesse decidere di non presenziare e non tifare la squadra, ventilando l’ulteriore eventualità che questo potesse accadere non solo alla finale di Champions ma anche a quella di Coppa Italia che si sarebbe disputata da lì a pochi giorni».

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