Le mani non hanno più segreti all’Ars Medica di Gravesano
Dora sta inserendo un peperone rosso nella ricostruzione fedelissima delle ossa di una mano, che sembra sia stata appena staccata da uno degli scheletri che si vedono nelle aule di scienze a scuola. Lei e gli altri colleghi nella stanza - seguiti con grande attenzione dall'istruttore, Marco Guidi - sono futuri chirurghi che hanno raggiunto il Centro manoegomito alla clinica Ars Medica, a Gravesano, per un corso di formazione richiesto nella loro specializzazione. Fra l'altro, il primo nel suo genere mai organizzato in Svizzera: artroscopia del polso. Tradotto: un modo di operare la mano in maniera decisamente meno invasiva. Una pratica ancora poco comune nella Confederazione, ma che sembra promettente, soprattutto per il benessere dei pazienti. «È il primo corso in Svizzera. Si pensa che l'eccellenza sia oltralpe, e invece...», esclama Thomas Giesen, chirurgo della mano, specialista in ortopedia traumatologia, camminando soddisfatto nell'aula di formazione. Lui è il promotore di questa formazione insieme al collega Ivan Tami. In tutto, ci sono dieci studenti dal Nord delle Alpi e due dall'Italia.
Uno degli esercizi consiste, appunto, nell'utilizzare gli strumenti chirurgici per estrarre i semi all'interno dell'ortaggio. Intanto, all'esterno della struttura, c'è un autocarro parcheggiato sul retro e decorato con una gigantografia: a sinistra, su uno sfondo nero, la foto di un chirurgo dal camice azzurro con l'indice puntato di fronte. Sulla destra, la scritta “Arthrex Mobile — Surgical Skills Lab”. «Nel settore è una novità assoluta - esclama Ivan Tami, specializzato in ortopedia e chirurgia della mano -. Sono vere e proprie sale operatorie mobili pensate per l'esercitazione. Una volta bisognava raggiungere dei grossi centri, spesso all'estero. Oggi, invece, sono loro a spostarsi». Nella «pancia» del «bisonte di metallo», in effetti, altri giovani stanno svolgendo ulteriori prove in una condizione che simula molto da vicino quella di una sala di intervento.
«Al giorno d'oggi, anche la persona comune sa che l'operazione di un menisco al ginocchio la facciamo in artroscopia. Mai più nessuno, infatti, penserebbe di applicare un taglio. È troppo invasivo. In questo corso di formazione, il primo in artroscopia del polso, applichiamo lo stesso principio. Anche se purtroppo questa tecnica è meno diffusa, qui in Svizzera, perlomeno per questa parte anatomica», afferma l'esperto 50.enne, specialista in chirurgia ortopedica e in chirurgia della mano.
«La prima formazione del genere era stata organizzata in Italia già nel 2000... e oggi siamo qui, all'alba del 2022, a proporre questo corso, il primo a livello nazionale. E fortunatamente in Ticino». Gli anni trascorsi, insomma, giocano a favore della bontà di questo tipo di tecnica. «Già. Per una concezione un po' diffusa pensiamo che l'eccellenza sia sempre oltralpe. Ma questa volta è qui, in Ticino, che stiamo portando l'innovazione», sottolinea il collega 47.enne, Thomas Giesen, alla clinica Ars Medica dal 2018. Che aggiunge: «La qualità e il livello dei relatori che abbiamo invitato ne è una chiara prova».
Personalità di spicco
Nomi di primo piano, come quello di Riccardo Luchetti o di Carlos Heras-Palou - uno dei più importanti chirurghi della mano e del polso del Regno Unito - sono intervenuti per far scoprire la particolare tecnica ai giovani studenti. Delle vere e proprie celebrità, nel loro ambito. Che hanno condiviso la loro esperienza, «trucchi» e «segreti del mestiere» inclusi. «Finora per seminari di questo tipo eravamo costretti a uscire dai confini nazionali: Italia, Francia, Germania... dato che nessuno, qui in Svizzera, ha mai provato a offrirli. Un discorso diverso per i nostri specializzandi, giovani colleghi in formazione, che hanno potuto venire in Ticino per effettuare questo corso».
Un'organizzazione meticolosa, promossa da Tami e Giesen, che è stata come «un piccolo tsunami. A parte la sua novità in senso lato, anche perché è molto articolato: non solo abbiamo il laboratorio anatomico, ma anche i simulatori. Insomma, sfruttando le nuove opportunità, abbiamo sovvertito le comuni abitudini di chi lavora in questo settore».
Laboratori a tutto campo
L'interesse da parte della comunità medica non manca, quindi. Anche considerando la provenienza dei partecipanti, quasi tutti d'oltralpe. «Abbiamo deciso di organizzare un evento che fosse il più completo possibile. Con due mezze giornate dedicate alla teoria, per fornire ai partecipanti le basi partendo dalle tecniche più classiche fino a quelle più evolute e più avanzate», spiega sempre Giesen.
«Offriamo tre laboratori, tre tipi di esperienza. La prima, appunto, nel laboratorio anatomico, una simulazione di quanto più vicino può esserci alla realtà che un medico vive quotidianamente. Abbiamo anche dei simulatori artificiali, chiamati "Arthrobox", i quali offrono ricostruzioni tridimensionali del polso attraverso materiali che replicano la realtà, soprattutto sul fronte della resistenza, dell'elasticità e della forza dei tessuti. La terza possibilità è assistere a degli interventi dal vivo», aggiunge Tami.
«Sì, abbiamo voluto dare ai partecipanti anche un assaggio di quello che è l'artroscopia nella vita reale: assistere a una serie di interventi come "spettatori", in modo da vedere quanto hanno imparato nel corso, applicato alla vita medica chirurgica di tutti i giorni», conclude Giesen, artefice, insieme a Tami, degli interventi che gli specializzandi hanno potuto «sbirciare» per coglierne il «dietro le quinte».
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