Francia

Le porte di Notre Dame riaprono al mondo intero

A più di cinque anni dall'incendio del 15 aprile 2019, la cattedrale simbolo di Parigi torna a brillare – Ecco la cerimonia di riapertura, con molti ospiti speciali – Macron: «Abbiamo riscoperto la nostra capacità di realizzare l'impossibile»
©Ludovic Marin
Red. Online
07.12.2024 20:15

Prima hanno suonato le campane. Poi, il coro ha intonato un salmo, per tre volte. E infine, finalmente, le porte di Notre Dame si sono riaperte. Per Macron, la moglie Brigitte e la sindaca Anne Hidalgo, per cominciare. Ma da ora in avanti, anche per tutti i fedeli, i parigini e i turisti che vorranno entrarci. Per il mondo intero. Lo stesso mondo che, quasi sei anni fa, piangeva di fronte alle immagini dell'incendio che distrusse uno dei simboli di Parigi. 

Ma ora, dopo un tempo interminabile, Notre Dame è rinata dalle sue ceneri. Da quelle fiamme che, quel 15 aprile del 2019, ne avevano cambiato il volto. La  cattedrale, finalmente, torna a splendere. In tutta la sua bellezza.

A guidare la cerimonia di riapertura, questa sera, è stato l'arcivescovo Laurent Ulrich. Tanti gli ospiti speciali che hanno preso parte alla cerimonia: Donald Trump, Volodymyr Zelensky, Giorgia Meloni e persino Elon Musk e il principe William. 

Uno dei momenti più attesi dell'evento è stato, senza dubbio, quello della benedizione dell'organo. Compito nelle mani dei quattro organisti della cattedrale Thierry Escaich, Olivier Latry, Vincent Dubois e Thibault Fajoles. L'organo di Notre Dame – il più grande di Francia per numero di registri e vecchio di tre secoli – era stato risparmiato dalle fiamme dell'incendio, pur rimanendo coperto di polvere e residui di piombo. Le sue circa 8.000 canne, prima di tornare a suonare, sono state smontate, pulite e rimesse con cura al loro posto. Un lavoro importante, che ha permesso però di conservare «il magnifico suono» che lo contraddistingueva. 

Nel corso della cerimonia, è stato proiettato anche un filmato contenente le immagini del devastante incendio. Un netto contrasto con la bellezza di cui gode, nuovamente, la cattedrale oggi. A seguire, mentre sulla facciata della cattedrale veniva proiettata la parola «Merci», hanno fatto il loro ingresso, accolti da un lunghissimo applauso, i 160 vigili del fuoco che, quel 15 aprile 2019, si impegnarono per salvare Notre Dame dalle fiamme. Insieme a loro, anche tutte le persone che hanno contribuito, più tardi, alla ricostruzione della cattedrale, ridonandole tutto il suo splendore originale. 

La parola, quindi, è passata a Emmanuel Macron: «Stasera le campane di Notre Dame suonano di nuovo. Sono le campane che hanno accompagnato la nostra storia», ha dichiarato il presidente francese. «Grazie alla Francia e a tutti coloro che hanno salvato e ricostruito la cattedrale», ha aggiunto Macron, sottolineando come ogni aiuto sia stato indispensabile. «Abbiamo riscoperto ciò che le grandi nazioni possono fare: realizzare l'impossibile. La cattedrale ci ricorda che ereditiamo una storia più grande di noi e che può scomparire in qualsiasi momento. Viva Notre Dame de Paris, viva la Repubblica francese, viva la Francia».

Tra gli assenti, invece, c'è Papa Francesco, che ha rifiutato di partecipare alla cerimonia, pur descrivendo la giornata eterna come un momento di «gioia, celebrazione e lode». Nel suo messaggio, ha detto di sperare che «la rinascita di questa meravigliosa chiesa costituisca un segno profetico del rinnovamento della Chiesa in Francia».

L'incontro tra Trump, Zelensky e Macron

Ma non è tutto. Sì, perché oltre alla cerimonia, nella capitale francese, oggi, si è tenuto un altro, importante, evento. O forse, sarebbe meglio parlare di «un incontro proficuo e produttivo». Ossia, le parole usate dal presidente ucraino Zelensky per descrivere il meeting avuto con il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump. I tre, infatti, si sono incontrati a Parigi, prima della cerimonia di riapertura di Notre Dame. 

Un incontro, quello tra Trump, Macron e Zelensky, che non è passato inosservato. Tutt'altro. I tre sono stati immortalati, fuori dall'Eliseo, mentre si stringevano la mano, poco prima di spostarsi, in auto, verso la Cattedrale, per l'attesissimo evento, che ha portato, va da sé, a questa «reunion».  

«Trump è, come sempre, risoluto. Lo ringrazio», ha scritto Zelensky su X, poco dopo l'incontro. «Esprimo anche la mia gratitudine a Emmanuel per aver organizzato questo importante incontro», ha aggiunto. Spostando, quindi, il focus sul conflitto in corso in Ucraina. «Vogliamo tutti che questa guerra finisca il prima possibile e in modo giusto. Abbiamo parlato del nostro popolo, della situazione sul campo e di una pace giusta. Abbiamo concordato di continuare a lavorare insieme e di rimanere in contatto. La pace, attravverso la forza, è possibile».