Le preoccupazioni all'ONU per le elezioni americane
Le preoccupazioni del mondo per le elezioni americane si riflettono al Palazzo di Vetro dell'ONU.
Se una vittoria di Kamala Harris non cambierebbe gli equilibri, mantenendo l'impegno degli USA sul multilateralismo e le principali crisi mondiali, i timori tra i diplomatici crescono invece di fronte all'ipotesi di un bis di Donald Trump, in particolare per alcuni dossier, dalla cooperazione globale sul clima alle guerre in corso in Ucraina e Medio Oriente.
L'ex presidente è stato chiaro nel dire che intende ritirare nuovamente gli Stati Uniti dall'accordo di Parigi sul clima, che definisce «orrendamente ingiusto», se vincerà un secondo mandato. Nei giorni scorsi il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha detto al Guardian (pur senza mai nominare il tycoon) che il mondo ha bisogno che gli USA rimangano nel processo climatico internazionale per evitare di avere un accordo di Parigi «paralizzato».
E così ambientalisti, funzionari governativi e diplomatici stanno valutando possibili modi per rendere la cooperazione globale 'a prova di Trump' sul cambiamento climatico, con una serie di conversazioni e simulazioni di crisi che stanno attraversando il mondo.
Preparativi pensati per evitare che si ripeta lo shock del 2016, quando la notizia della vittoria elettorale di Trump arrivò ai colloqui ONU sul clima in corso in Marocco dove molti partecipanti furono colti impreparati, come ha ricordato un osservatore della Cop. Oggi, nessuno vuole ritrovarsi di nuovo in quella situazione.
I diplomatici del Palazzo di Vetro, inoltre, temono che un Trump 2.0 assesti un nuovo colpo all'organizzazione internazionale tagliandole drasticamente i finanziamenti. Una fonte rivela la «preoccupazione significativa» perché, se il tycoon decidesse di tagliare o addirittura interrompere i contributi al bilancio delle Nazioni Unite, la situazione «diventerebbe molto problematica molto rapidamente».
D'altronde anche Richard Gowan, direttore ONU per la ong Crisis Group, ha affermato: «Alti funzionari del Palazzo di Vetro sono piuttosto convinti che una seconda amministrazione Trump imporrebbe tagli ancora più selvaggi». Durante il suo primo mandato, la scure di Trump aveva colpito il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, il Programma su Hiv/Aids, l'Agenzia di soccorso e occupazione per la Palestina e l'Oms (da cui poi si ritirò completamente).
Cercò pure di tagliare gli aiuti al peacekeeping di quasi mezzo miliardo di dollari, con il Congresso che, sebbene abbia respinto il piano, accettò di imporre un tetto ai contributi. Secondo quanto confermano all'ANSA diverse fonti diplomatiche, l'ONU sta valutando come si potrebbe gestire un massiccio taglio del contributo americano al suo bilancio.
Infine, ci sono i timori per un'eventuale posizione annacquata di Washington nel conflitto in Medio Oriente e in quello in Ucraina. Per quanto riguarda il primo, oltre al forte sostegno a Israele e all'Arabia Saudita, Trump ha affermato di non essere interessato a uno Stato palestinese.
Sull'Ucraina ha avvertito che non si impegnerà ad approvare ulteriori aiuti statunitensi, ma porterà Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky al tavolo negoziale. La preoccupazione riguarda la protezione della sovranità territoriale dell'Ucraina, che sino ad ora gli USA guidati da Joe Biden hanno difeso a spada tratta insieme agli alleati occidentali, a difesa della carta ONU.