Politica

Le preoccupazioni del Ticino: i tagli della Confederazione ci costeranno 30-40 milioni

Nell’incontro tra il Governo e la Deputazione alle Camere si è discusso delle misure di risparmio volute da Berna, ma anche di perequazione intercantonale, aiuti alla Vallemaggia e chiusure postali – Vitta: «Sempre più oneri fonte di grande preoccupazione» – Gysin: «Dobbiamo trovare convergenze nell’interesse del Ticino»
©Gabriele Putzu
Martina Salvini
19.02.2025 16:41

La perequazione intercantonale, gli aiuti alla Vallemaggia e la chiusura degli uffici postali. Ma, soprattutto, le misure di risparmio della Confederazione che, secondo le prime stime del Governo, potrebbero costare al Ticino 30 o 40 milioni di franchi. Tanti i temi trattati oggi a Palazzo delle Orsoline durante il tradizionale incontro tra la Deputazione ticinese e il Consiglio di Stato in vista della sessione primaverile delle Camere, al via il prossimo 3 marzo. «Sarà un anno intenso, con tanti temi all’ordine del giorno», ha esordito la presidente della Deputazione, la consigliera nazionale dei Verdi Greta Gysin. «Nel mio anno di presidenza, intendo mettere al centro due temi in particolare: la parità di genere, specialmente in quanto unica donna della Deputazione, e l’importanza dei media», ha quindi aggiunto Gysin, ricordando che sui banchi del Parlamento nei prossimi mesi arriveranno diversi temi di rilievo.

E tra i dossier più importanti, ha ricordato il presidente del Governo Christian Vitta, ci sono le misure di risparmio della Confederazione, nei confronti delle quali «abbiamo già manifestato grande preoccupazione». Sì, perché nonostante l’Esecutivo non sappia ancora stimare con esattezza le cifre, l’impatto sulle casse del Cantone «si aggirerà sui 30 o 40 milioni di franchi». Soldi che andranno a gravare su una situazione economica «già fragile», come ha ricordato Vitta. «I conti del 2025 potrebbero chiudere meglio del previsto, ma il quadro dei prossimi anni rimane comunque molto preoccupante». In questo senso, il direttore del DFE ha spiegato che è già partito il lavoro sul Preventivo 2026. «Un preventivo con cifre difficili e un disavanzo molto importante». In questo contesto si affacciano all’orizzonte «nuovi oneri che peserebbero molto sui conti cantonali», come appunto le misure di risparmio volute da Berna, ma anche l’impatto della votazione su Efas, che per il Ticino si tradurrà in una fattura che potrebbe salire fino a 55 milioni. «A questo, poi, dobbiamo aggiungere altre sfide, come l’abolizione del valore locativo - che potrebbe pesare per decine di milioni di franchi - e il progetto di tassazione individuale, che richiederebbe un potenziamento della macchina statale». Insomma, ha chiarito Vitta, a fronte di una situazione già complicata, il Ticino nei prossimi mesi potrebbe trovarsi alle prese con ulteriori oneri, «fonte di grossa preoccupazione» per il Consiglio di Stato. Da parte sua, Gysin ha chiarito che all’interno della Deputazione convivono «sensibilità diverse», auspicando tuttavia che si possa riuscire «a trovare qualche punto di convergenza nell’interesse del Ticino».

«Una palese ingiustizia»

Sempre in ambito finanziario, la Deputazione e il Governo sono tornati a ribadire che l’attuale sistema perequativo intercantonale «penalizza il Ticino». Tuttavia, ha chiarito Vitta, «non sono previsti possibili cambiamenti di legge, quindi non ci facciamo illusioni». Discorso diverso, invece, per quanto riguarda il fattore di ponderazione dei redditi dei frontalieri, che il Ticino vorrebbe portare dal 75% al 50%. «La decisione spetta al Consiglio federale, ma da parte nostra abbiamo cercato di portare avanti una sensibilizzazione nei vari gremi», ha detto Vitta. «Siamo di fronte a una palese ingiustizia che ci costa parecchi milioni», gli ha fatto eco Gysin, pur evidenziando che «è difficile cambiare le cose, perché ci sono interessi contrastanti».

Pronti a tornare alla carica

L’incontro di oggi è stato però anche l’occasione per un aggiornamento sugli aiuti alla Vallemaggia. Vitta ha ricordato che qualche settimana fa una delegazione ticinese ha incontrato il direttore del DATEC Albert Rösti, ribadendo di ritenere «insufficiente» e «poco equo rispetto ad altre regioni colpite» il contributo - circa 10 milioni - assicurato finora dal Consiglio federale. «Ora siamo in attesa, ma torneremo sul tema se le risposte che arriveranno da Berna saranno insoddisfacenti». Visto il cambiamento climatico in atto, ha aggiunto Gysin, «eventi così devastanti potrebbero aumentare per frequenza e intensità, quindi occorre trovare nuove soluzioni organizzative e rivedere le ordinanze».

Infine, per quanto riguarda le chiusure di alcune filiali della Posta, la consigliera nazionale ha spiegato che il tema verrà discusso agli Stati. «Ci sono problematiche di costi ben comprensibili nel mantenere aperti uffici postali che non hanno abbastanza clienti, ma a monte rimane la discussione sul mandato pubblico del Gigante Giallo». Il Governo, ha invece fatto sapere Vitta, ha in agenda un altro incontro con i vertici della Posta prima dell’estate. «Con i Comuni ci sono ancora discussioni in corso. Con alcuni sono state trovate soluzioni condivise, ma con altri rimangono delle divergenze».