Il punto

Le sanzioni iniziano a pesare sulle finanze di Mosca

Il ministero delle Finanze russo ha evidenziato un crollo nelle entrate nel mese di gennaio rispetto al 2022 – Alla base della perdita, soprattutto sul prezzo di esportazione dell’energia, ci sarebbero le sanzioni e i price cap voluti dall’Occidente a seguito della guerra in Ucraina
© AP/Valentina Petrova
Red. Online
08.02.2023 18:15

Si è tanto parlato in questi ultimi mesi delle sanzioni occidentali imposte alla Russia e sull’impatto che stanno avendo sulla stabilità dell’economia del Paese. Dove, in effetti, la situazione economica di inizio anno non sembra essere delle più rosee, al netto degli stratagemmi adottati dal Cremlino per aggirare diverse limitazioni e restrizioni. Un effetto riflesso, secondo i dati raccolti da Reuters, sulle entrate derivanti dall’esportazione di energia. Complici anche le forti spese sostenute dalla Russia per la campagna militare in corso da quasi un anno in Ucraina e le relative sanzioni occidentali. Tra crollo dei ricavi dall’energia e impennata delle spese, quello che emerge è un drastico calo in termini di utili rispetto al 2022. Parliamo di un deficit registrato, solo a gennaio, di 1.76 bilioni di rubli. Una cifra impressionante che equivale a 24.78 miliardi di dollari (all'incirca 22 miliardi di franchi). La flessione spaventa non solo nel presente ma minaccia di gettare ombre anche sulle prospettive future dell’economia russa.

Persi miliardi di rubli

Lunedì il ministero delle Finanze russo ha snocciolato qualche numero: nel gennaio 2023 il Paese ha registrato un forte calo rispetto alle cifre calcolate nell’anno precedente. In particolare, «i proventi derivati a gennaio da gas e petrolio sono diminuiti del 46.4% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente». Comportando per l’economia una perdita pari a 426 miliardi di rubli. Sotto la lente sono finiti i volumi delle esportazioni di gas naturale e delle miscele petrolifere degli Urali. Anche perché è proprio sui proventi di queste due fonti che, normalmente, Mosca si affida per coprire le proprie spese di bilancio. Un giro di affari che frutta cifre importanti, come l’anno scorso, quando ha portato al Paese circa 11.6 bilioni di rubli. Ma non solo gas e petrolio. Anche lasciando stare queste due categorie, le finanze russe stanno vivendo una crisi: a causa della riduzione dell’IVA nazionale e delle imposte sul reddito, le entrate sono diminuite di quasi un terzo con una perdita di 981 miliardi di rubli.

Un gennaio «nero»

Il primo mese del nuovo anno, come detto, non ha sorriso alla situazione economica russa. Soprattutto se i dati vengono confrontati con quelli dei mesi precedenti nel 2022. In totale, le entrate del proprio budget, nel solo mese di gennaio, sono diminuite del 35,1%, mentre le spese sono cresciute del 58,7%. Uscite che sono arrivate a toccare i 3.12 bilioni di rubli (circa 39 miliardi di franchi), sorpassando – già nel primo mese – di oltre il 10% quelle che erano le previsioni del piano di spesa per l'intero 2023. Per cercare di far fronte a questa situazione, il Governo russo ha dovuto mettere mano alle riserve internazionali di valuta. Ma la strada sembra ormai segnata: il deficit registrato questo mese è già pari al 60% dell’intero piano di 2.93 bilioni di rubli previsti per tutto il 2023. Ma non solo. La situazione, secondo gli analisti citati da Reuters, potrebbe anche peggiorare: «Se le condizioni attuali persisteranno, il deficit si allargherà a più di 5 bilioni di rubli».

L’effetto price cap

E, in tutta questa situazione, bisogna anche considerare l’effetto dei price cap e degli embarghi occidentali sull’export energetico russo. Già lo scorso anno Anton Germanovič Siluanov, ministro delle Finanze russo, aveva espresso preoccupazione per i price cap sul petrolio russo che rischiavano di fare aumentare il deficit di bilancio per il nuovo anno. E, in effetti, non aveva tutti i torti. Mosca si è vista costretta, sotto il peso delle sanzioni occidentali, ad adeguare al ribasso il prezzo di vendita della propria energia. Registrando cali anche del 42% rispetto al 2022. In sostanza, a un prezzo quasi dimezzato. Come risponderà Mosca a questa situazione? Dalla sua, tra i principali mezzi per far fronte ai deficit di budget, il Governo ha a disposizione il fondo derivante dalle entrate energetiche messe da parte finora. E anche i prestiti interni, già notevolmente aumentati nel corso degli ultimi mesi del 2022.

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