Le università fanno il pieno di fiducia: «È un messaggio molto positivo»
Gli istituti universitari ticinesi incassano il pieno di consensi da parte della politica in un contesto finanziariamente difficile sia per il Cantone, sia per la Confederazione. «Un messaggio di fiducia e di sostegno», per usare le parole di Franco Gervasoni, direttore della SUPSI, presente sulle tribune del Parlamento durante il dibattito in aula. Il Gran Consiglio ha infatti approvato a larghissima maggioranza il credito quadriennale di 736 milioni di franchi per la politica universitaria. Un ammontare più consistente di circa 40 milioni rispetto al quadriennio precedente, ma definito da più parti come essenziale per il Ticino. Soprattutto alla luce dei prospettati tagli al finanziamento delle università che potrebbero arrivare da Berna, alle prese con misure di risparmio un po’ in tutti i campi. Da molti sono stati sottolineati i rischi, per il settore delle accademie, contenuti nel piano di rientro della Confederazione. Maurizio Canetta (PS), relatore del rapporto, ha ad esempio espresso «preoccupazione» per i tagli previsti a livello federale. Tagli «quantificati in 10-12 milioni per gli istituti ticinesi», che se si avverassero potrebbero costringere il Cantone a metterci una pezza oppure condurre a tagli da parte delle stesse università. Canetta ha altresì sottolineato la mancata adesione della Svizzera al programma di ricerca europea Horizon, mettendo però in risalto gli «spiragli» di speranza per quanto riguarda i negoziati in corso fra Berna e Bruxelles. Ecco perché salvaguardare il finanziamento delle università ticinesi, per il deputato socialista, è quanto mai importante visto «l’impatto degli istituti sul tessuto sociale ed economico del cantone». Di «forti ricadute positive sull’economia locale» ha parlato anche la relatrice Diana Tenconi (PLR). Le università sono quindi un pilastro fondamentale per tutta la società, e i tagli previsti a livello nazionale sul settore destano molta preoccupazione. «Per USI e SUPSI questi tagli significheranno una concorrenza più alta per accaparrarsi i fondi nazionali per la ricerca». Per Tenconi è altresì «insostenibile» la proposta della Confederazione di raddoppiare le rette per gli studenti svizzeri e di quadruplicare quelle degli stranieri. «Per evitare questo scenario, la Commissione invita il Consiglio di Stato a lavorare per costruire delle alleanze con altri Cantoni universitari e di intervenire presso la Confederazione per scongiurare i tagli». In un contesto di risparmi, ha rimarcato ancora Tenconi, il Cantone dovrebbe «mobilitarsi per creare le basi e il contesto adatto per attrarre fondazioni benevole a sostegno della ricerca».
Il dibattito
«Le università sono i polmoni culturali del Ticino», ha chiosato da parte sua Alessandro Speziali, presidente del PLR. «La storia ci ha insegnato che ogni volta che ci siamo chiusi, abbiamo sofferto». Il deputato liberale radicale ha dunque evidenziato l’importanza di creare rapporti e collegamenti con altri Paesi, con altre università del mondo, difendendo l’autonomia e la libertà accademica «che hanno permesso a USI e SUPSI di diventare centri di eccellenza». Pure Maddalena Ermotti Lepori (Centro) ha speso parole di stima nei confronti delle accademie ticinesi, sostenendo che «nella società attuale la formazione è un investimento a favore di tutta la società». Di conseguenza, sostenendo le università «diamo un contributo alla crescita culturale di tutto il Paese». Non da ultimo, Ermotti Lepori ha anche rimarcato il ruolo di «difesa dell’italianità» che hanno USIe SUPSI nel panorama svizzero.
Più critico l’intervento di Andrea Sanvido (Lega). «Uno dei punti fondamentali è che nel prossimo quadriennio si faccia il massimo per promuovere una maggiore affluenza di studenti da oltre San Gottardo». In questo senso, per Sanvido è necessario mettere in campo strategie mirate, «come corsi in lingua inglese». Inoltre, ha rincarato, «come Lega non siamo più disposti ad accettare il fenomeno di italianizzazione delle nostre università, sia fra gli studenti sia fra i docenti». È «grottesco», ha attaccato il deputato, «affidare degli studi sui frontalieri a dei frontalieri». Alcune osservazioni sono arrivate anche dai banchi dell’UDC: «Sono passati 30 anni dalla legge sugli studi universitari», ha spiegato il capogruppo Sergio Morisoli. «Abbiamo visto gli effetti di questo ottimo progetto». Ma, dopo così tanto tempo, sarebbe corretto «avere una revisione sul complesso del funzionamento, dei contenuti e delle traiettorie future». Secondo Morisoli si è assistito a una espansione continua di USI e SUPSI, ma dopo tre decadi è giusto che i due istituti facciano un esame di cosa è stato fatto. «Un punto essenziale», ha avvertito il deputato, riguarda il definire «se una spesa del genere non debba essere sottoposta in futuro a referendum finanziario obbligatorio vista la sua costante crescita». Hanno invece difeso a spada tratta le due scuole universitarie PS e Verdi. Per la socialista Tessa Prati «le università generano un valore che va oltre le aule, creando un ecosistema vivo e stimolante che attira giovani talenti». Di conseguenza «il nostro territorio si apre a nuove idee». L’ecologista Nara Valsangiacomo ha invece sottolineato che «i tagli non sono mai gratis». E quindi, la proposta di alzare le rette «mi ha gelato la schiena. Citando Lucia Vaccaro di Swissuniversities, ‘‘gli studenti non sono consumatori’’».
Le mosse del Governo
Marina Carobbio, direttrice del DECS, ha da parte sua voluto sottolineare che «la proposta del Governo vuole riconoscere nelle università, nella ricerca e nella trasmissione del sapere verso il territorio un ruolo centrale nello sviluppo del nostro cantone». Anche perché «la pianificazione universitaria per il periodo 2025-2028 si inserisce nel contesto nazionale. Gli indirizzi di politica federale indicano ricerca e formazione quali elementi centrali per il Paese. Peccato che di fronte alle prospettive di risparmio della Confederazione, questi stessi elementi centrali sono messi in discussione». Dinanzi a questi rischi, Carobbio ha quindi evidenziato come intende muoversi il Cantone: «Ci siamo attivati a livello di Governo con la Deputazione ticinese e presso le commissioni competenti a livello federale». Si proverà il tutto per tutto, quindi, per difendere il livello di finanziamento delle università. Ma, al di là di quanto accadrà a livello di Confederazione, oggi le accademie ticinesi hanno potuto tirare un sospiro di sollievo. Come ha ricordato Gervasoni: «È stato un messaggio molto positivo da parte del Parlamento, di fiducia, anche nei confronti dei nostri giovani che intendono restare o tornare in Ticino».