Le valanghe da slittamento, un fenomeno piuttosto nuovo

SION - Le valanghe da slittamento sono difficilmente controllabili, oltre ad essere un fenomeno piuttosto nuovo. Il cono della valanga che ieri si è abbattuta sulle piste di Crans Montana era inoltre di dimensioni imponenti. Un esperto dell’SLF di Davos (Istituto per lo studio della neve e delle valanghe), in una prima valutazione, parte dal presupposto che si è trattato di una valanga da slittamento. “Si tratta di un fenomeno piuttosto nuovo”, ha dichiarato Carlo Danioth della Skiarena Andermatt-Sedrun. Danioth dispone di un’esperienza più che ventennale quale capo della pattuglia delle piste. I pattugliatori sono responsabili di una decisione fondamentale nelle zone sciistiche: stabilire quando queste zone possono essere considerate sicure. “Di valanghe da slittamento parliamo soltanto da sei, sette anni”, afferma, spiegando come il loro presupposto sia un terreno caldo nella stagione autunnale. Se su questo terreno nevica precocemente, questo strato di coltre bianca perde costantemente umidità. Sul primo strato se ne depositano altri, in certi casi pesanti, e finisce per generarsi una cavità. “Con la temperatura esterna, più calda come quella di questi giorni, questi strati di neve scivolano più rapidamente”, prosegue Danioth. Albert Hegner, capo della pattuglia delle piste di Saas-Fee, spiega a titolo di complemento che questo genere di valanghe è più difficilmente controllabile e anche meno semplice da far saltare.
I capi pattugliatori hanno la responsabilità di non esporre ad alcun pericolo gli sportivi e i collaboratori. Hegner sottolinea in questo senso l’importanza dell’esperienza; da parte sua, Danioth evidenzia il valore dell’osservazione costante del meteo, del manto nevoso e dell’evoluzione dell’inverno. I responsabili possono disporre dei bollettini dell’SLF. “Ma dobbiamo soprattutto recarci sulla zona, la situazione può essere completamente differente a seconda del pendio, del sole e della situazione meteorologica”, spiega ancora Hegner. I pattugliatori si recano sul posto verso le quattro di mattina per analizzare la situazione, sempre a dipendenza del meteo. Gli aspetti da verificare sono diversi: ha nevicato durante la notte? Ci sono cumuli di neve?
Sulla persona che prende la decisione dello sblocco di una zona grava una “responsabilità enorme”, secondo Hegner. Il blocco parziale o integrale di una zona sciistica può infatti provocare le reazioni stizzite di turisti o direzione. Hegner e Danioth, da parte loro, sanno gestire la pressione; più passa il tempo e più diventa però difficile trovare persone che vogliano assumersi questa responsabilità, ha affermato Danioth. E questo anche alla luce della parte di rischio che non è possibile eliminare: “Non si possono controllare le forze della natura”, spiega infine Danioth. Il pericolo di valanghe è nullo solo quando non c’è neve.