Le visioni di Senua’s Saga: Hellblade 2
«Non ce la farai, li hai delusi», mi mormora una voce all’orecchio. «Coraggio, puoi battere lo schiavista», mi incita un’altra. E così riprendo la spada e sferro l’ennesimo, pesantissimo affondo che mette finalmente fuori gioco il titanico avversario. Rimasta sola, mi guardo attorno e non vedo nulla se non il lunare paesaggio norreno, con il rumore del mare che si infrange sugli scogli. Non c’è nessuno, a parte il cadavere del guerriero, le voci erano solo nella mia testa. «Forza, vai avanti», ritorna la prima voce. «Non ce la farai comunque», sussurra l’altra. Definire Senua’s Saga: Hellblade 2 come un gioco stressante è quasi un riduttivo complimento.
Più che un viaggio nelle brulle terre del nord, è un viaggio nella mente della protagonista Senua, affetta da schizofrenia. Hellblade 2 è un videogame che racconta le due avventure della nostra eroina. La prima è nel mondo reale, ed è una crociata personale contro gli schiavisti. Si era fatta catturare in modo da poter raggiungere il loro quartier generale in Islanda, dove vengono radunati i prigionieri della loro scorrerie. L’idea era di trovare il capo e farlo fuori, anche a costo della vita. Una tempesta ha però fatto naufragare sia il piano che la nave su cui viaggiava Senua, e ora deve trovare il modo di raggiungere il capo degli schiavisti a piedi.
Hellblade 2 però ritrae anche e soprattutto il secondo «viaggio» di Senua, quello nella sua psicosi. Già dal primo capitolo sappiamo che è afflitta dalla schizofrenia, che le fa vedere e sentire cose che sono solo nella sua testa. L’abilità degli sviluppatori, il team di Ninja Theory, risiede proprio nel farci vivere non solo le sue allucinazioni visive a auditive, ma soprattutto la disperazione del personaggio, che sa di soffrire di questa malattia ma vuole comunque andare avanti, combattendo sia i nemici reali che quelli immaginari.
E non sarà una passeggiata, ve lo garantiamo. Per esempio, nella prima mezz’ora di gioco, guiderete Senua lungo un percorso praticamente obbligato tra le rocce della costa islandese, facendo fuori un paio di guardie in combattimenti particolarmente violenti. A un certo punto, arriverete allo scheletro di una nave naufragata, che Senua dovrà attraversare strisciando. Arrivata a metà della chiglia, scoprirà che sta arrampicandosi su pile di cadaveri, che prima non aveva semplicemente visto. Oppure è la sua mente che ha trasformato sacchi e legname in corpi senza vita? Non lo sapremo mai, veramente. Al giocatore rimane lo shock di trovarsi in mezzo a decine di corpi senza vita, e l’orrore condiviso con Senua della scoperta.
Ci sono anche le voci: il gioco andrebbe provato con le cuffie, anche se avete un impianto Dolby Surround da urlo. Così sentirete una voce a sinistra e una a destra, che vi spronano o vi demoralizzano, vi esortano o vi insultano. Sono voci suadenti e sottili, striscianti come la pazzia, e più di una volta vi verrà da girarvi verso di esse per capire chi sta parlando. Non c’è nessuno, Senua, sono nella tua testa.
Senua’s Saga: Hellblade 2 è un gioco a dir poco inusuale. Se fosse disponibile solo a prezzo pieno, avremmo difficoltà a consigliarvelo: è molto probabile che una buona metà di chi ci legge lo troverà insopportabilmente indolente e violento in modo disturbante. L’altra metà, scoprirà un gioco esponenzialmente narrativo, unico nel suo genere, un vero campione di originalità. Per fortuna, Senua’s Saga: Hellblade 2 è incluso nel Game Pass, e quindi se avete già sottoscritto l’abbonamento su Xbox o PC potete provarlo senza spendere un centesimo extra - in alternativa, potete attivarlo per trenta giorni. Saranno più che sufficienti per concludere l’avventura psicotica di Senua, che meno di dieci ore, ma che è uno dei «thriller psicologici» più particolari creati finora per console e PC.
Senua’s Saga: Hellblade 2 è disponibile su PC e Xbox, ed è tradotto (solo sottotitoli) nella nostra lingua. Il PEGI+ età consigliata è 18 anni, ed effettivamente non è un titolo adatto a chi non può comprendere non solo l’aspetto violento, ma soprattutto quello «disturbante» delle visioni.