Pechino

L'economia cinese delude, la crescita perde velocità

Nel secondo trimestre il PIL rallenta dal +5,3% al +4,7% – Un'elezione di Trump fa temere più tensioni commerciali – Paolo Balen (Fidinam): «Immobiliare in crisi, nel settore residenziale gli edifici hanno perso un quarto del proprio valore»
© KEYSTONE (EPA/WU HONG)
Roberto Giannetti
16.07.2024 23:15

L’economia cinese corre ancora, ma a un ritmo che delude praticamente tutti gli osservatori. Come riportato negli scorsi giorni, nel secondo trimestre la crescita del Dragone è stata del 4,7% su base annua, contro il +5,3% dei tre mesi precedenti e il +5,1% atteso. Rispetto al trimestre precedente, il rialzo del PIL è stato dello 0,7%, a fronte dell’1,6% del primo trimestre e dell’1,1% stimato dagli analisti.

Questi dati, che renderebbero contento qualunque ministro di un Paese occidentale, in realtà vengono considerati addirittura uno smacco per il Governo di Pechino, e viene considerata una grana per il presidente Xi Jinping, anche perché i dati sono stati resi noti nel giorno in cui è iniziato il Terzo Plenum del Comitato centrale del Partito comunista, un appuntamento chiave tradizionalmente destinato a importanti scelte che possono avere ripercussioni economiche e anche politiche su base pluriennale.

Il bubbone immobiliare

A livello economico, notizie piuttosto negative sono arrivate dal settore critico dell’immobiliare, con i prezzi degli immobili di giugno in calo: secondo l’Ufficio nazionale di statistica su base annua a giugno i prezzi delle case sono calati dello 0,7%, continuando una striscia negativa che rischia di mettere in crisi ulteriore sviluppatori immobiliari sull’orlo del fallimento, ma anche segnalando che una serie di provvedimenti di sostegno presi dal governo non stanno dando i risultati sperati.

Inoltre c’è il fronte geopolitico, con un aumento delle tensioni commerciali. Da un lato l’Unione europea, che da inizio mese ha imposto severi dazi alle auto elettriche cinesi, dall’altro gli Stati uniti, con i quali le cose potrebbero persino peggiorare se nelle presidenziali tra qualche mese dovesse tornare alla Casa bianca Donald Trump, il «padre» della guerra commerciale con Pechino.

«Dati attendibili»

Come giudicare questo quadro economico? E come devono comportarsi del aziende occidentali presenti in Cina? Lo abbiamo chiesto a Paolo Balen, Presidente Fidinam Group Worldwide, società del gruppo Fidinam incaricata di gestire le attività Fidinam in Asia e Medio Oriente. Innanzitutto, ci sono molte discussioni circa l’affidabilità di questi dati. Alcuni affermano che occorra vedere come è evoluto il consumo di cemento, oppure di elettricità, per vedere qual è la reale crescita economica. Quanto possiamo considerare questi dati attendibili? «Riteniamo - commenta Paolo Balen - che i dati sul Prodotto Interno Lordo siano attendibili in quanto comunicati dagli organi preposti. Tuttavia, essendo dati aggregati che sommano interi settori e comparti, come ad esempio il settore immobiliare, è necessario valutarli attentamente per cogliere le dinamiche intrinseche che rappresentano. Pertanto, può apparire una performance complessiva inferiore alle aspettative, nonostante alcune categorie di prodotti e servizi possano crescere più del previsto».

In Cina il settore immobiliare è sovradimensionato. Quanto incide sui dati complessivi, e come si sta comportando? «Il settore immobiliare - rileva - incide complessivamente per un terzo del PIL e come asset class raccoglie circa due terzi del risparmio delle famiglie cinesi. È quindi un settore estremamente importante, monitorato con attenzione dai mercati e dal Governo centrale per evitare ulteriori scossoni. Nel campo residenziale, il settore ha perso circa il 25% del valore, mentre nel campo industriale la perdita di valore è molto più contenuta».

Ci sono anche opportunità

Alla luce di questi dati, è possibile fare delle previsioni? Come devono comportarsi le società occidentali che hanno investito in Cina?

«Noi siamo presenti in Cina - nota - con uffici propri a Hong Kong dal 2011 e a Shanghai dal 2020. E dal nostro osservatorio rileviamo un riposizionamento degli operatori economici, soprattutto delle aziende straniere, che riorganizzano la loro presenza in funzione delle mutate condizioni interne ed esterne. Tuttavia, come spesso accade in queste situazioni, vi sono numerose opportunità che, con organizzazione, strategia e dedizione, potranno essere colte sia da chi è già presente in Cina sia da chi sta valutando di farlo ora».