L’equilibrio tra uomo e natura prende vita sui muri di Mesocco
Lo Zoo di Mesocco è la nuova opera diffusa firmata dai Nevercrew nel suggestivo Comune della Mesolcina. Il duo ticinese di street artist ha realizzato quattordici dipinti murali da scoprire passo dopo passo nelle varie frazioni. Un percorso, declinato tra sostenibilità e riflessione, che vuole unire tutta la popolazione al di là dei campanili. Lo zoo simbolico e provocatorio indaga il rapporto fra uomo e natura e invita a conoscere i luoghi di questo piccolo Eden. Gli animali non sono confinati in gabbie, ma liberi di vagare a cielo aperto e nella fantasia di chi li guarda. Sui muri delle case e degli edifici pubblici sono raffigurati esemplari tipici della fauna alpina, come volpi, marmotte e stambecchi, ma anche quelli di altre latitudini: zebre e balene. Gli artisti Christian Rebecchi, luganese, classe 1980, e Pablo Togni, bellinzonese, classe 1979, fin dagli esordi nel 1996 hanno mostrato interesse per i comportamenti dell’uomo nella società e per il suo rapporto con la natura con tutte le contraddizioni del caso. I loro interventi urbani di grandi dimensioni si trovano a Lugano, Torino, Los Angeles, Vancouver e New Delhi, giusto per citare qualche città. I Nevercrew a Mesocco si sono confrontati per la prima volta con l’incantevole paesaggio alpino del Grigioni, un microcosmo, in armonia con l’ambiente, da preservare.
La popolazione apprezza
L’opera è stata commissionata da Luca Cereghetti che ha fondato il mMoMAm (mini Museum of Modern Art Misox) all’interno di un vecchio panificio. Da qui è partita l’idea di un’opera estesa a tutta la realtà di Mesocco, sostenuta subito dal Municipio, spiegano gli artisti. «Cereghetti ci ha parlato del progetto per la prima volta due anni fa. Da lì è cominciata la pianificazione della parte logistica e della comunicazione per coinvolgere enti pubblici e privati. Nell’agosto 2023 sui muri delle scuole abbiamo dipinto delle marmotte come sorpresa. L’organizzatore ha poi mantenuto il segreto fino alla presentazione ufficiale del progetto dello zoo. Per coinvolgere anche i privati, a dicembre è stata realizzata una stampa che dava notizia degli animali dipinti in arrivo sui muri di Mesocco». Una notizia che è stata subito ben accolta dalla popolazione: «Considerando la tipologia del luogo, davvero inusuale per un progetto del genere, siamo rimasti molto colpiti dall’accoglienza positiva del nostro lavoro. La stampa realizzata per promuovere il progetto serviva anche per avere la disponibilità dei muri. Quelli pubblici sono stati forniti dal Municipio, mentre gli altri dai privati senza sapere cosa sarebbe stato rappresentato. Fortunatamente non abbiamo ricevuto veti, ma solo tanto entusiasmo. Il dipinto con gli orsi su una casa di Mesocco ha destato lo stupore di un bambino di cinque anni come anche quello di una signora ultranovantenne, contenta di svegliarsi ogni mattina e vedere i suoi nuovi vicini».
Itinerario nel verde
L’idea era anche quella di inserire le opere in un itinerario naturale, spiegano Rebecchi e Togni: «Volevamo riunire le frazioni di Mesocco in un percorso artistico e naturale, passando fra boschi e campi, immergendosi nella natura». I dipinti, infatti, vanno fino ai due lati estremi: l’antico castello e San Bernardino. «Gli organizzatori hanno pensato a tre percorsi ufficiali: quello più lungo, fatto con una guida, è di 14 chilometri, con un dislivello dai 700 ai 1.600 metri; quello medio è pari a 4,7 chilometri, mentre quello più corto è sui 2 chilometri».
Realtà e percezione
Quanto alle tecniche utilizzate, aggiungono i Nevercrew, «abbiamo combinato tecniche e dimensioni spaziali e lavorato sulla tridimensionalità dipinta e reale quando sono presenti elementi architettonici. Ci piace giocare con la realtà e la percezione dello sguardo o con l’anamorfosi». Per lo zoo - proseguono - sono state associate pittura tradizionale a rullo e lo stencil che richiede l’uso di bombolette spray. «Lavorando sul discorso del rapporto tra uomo e natura cerchiamo un’interazione che vada oltre la semplice visione dell’immagine». Una curiosità che gli artisti tengono a sottolineare è quella della doppia distanza: «Noi lavoriamo spesso con la doppia distanza, c’è una visione d’insieme e un’altra da vicino. Ad esempio nel murale con gli orsi c’è una polaroid con questo riferimento agli uomini che vivono il bosco che vuole essere evocativo di una visione antropocentrica. Si nota un piccolo cartello con l’insegna “Five bears”, come se ci fosse un bar. L’interpretazione è un gioco per cui i cinque orsi protagonisti dell’opera diventano anche il nome di un locale».
Fonte di ispirazione
Ma quale è stata l’ispirazione data da Mesocco? Un luogo effettivamente diverso rispetto ai grandi centri urbani dove il duo è stato chiamato a realizzare le sue opere. «Le dimensioni degli spazi hanno contribuito molto. Il muro sul quale abbiamo dipinto la balena, ad esempio è basso e lungo, oltretutto è un sottopassaggio che richiama un po’ l’acquario. Il cetaceo a sua volta è stato inserito in un altro contenitore con il riflesso delle montagne, per sottolineare il rapporto tra i luoghi e la condivisione degli spazi». Le opere di Nevercrew sono sempre site-specific: «Nella realizzazione dei dipinti murali ci sono una serie di aspetti che incidono sulla scelta del soggetto. Uno è puramente istintivo. Ci interessa poi molto anche capire come è strutturato il luogo, la percorrenza e come lo si può vedere da vicino e da lontano. Il nostro scopo è stimolare una riflessione sul perché oggi non c’è quasi più un equilibrio tra uomo e natura. Bisogna ritrovarlo sia a livello globale che personale». «La particolarità di Mesocco è proprio il suo essere in equilibrio perfetto con la natura che domina. Anche i suoi abitanti sono più in sintonia con l’ambiente rispetto a chi vive i ritmi della città. Ci sono i pascoli, le coltivazioni e l’economia locale è legata in modo diretto alla natura. Il nostro progetto non vuole esprimere una denuncia, ma l’inserimento di animali esotici e il concetto stesso di zoo sono anche una provocazione».