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Per Mosca si tratta di un'importante vittoria militare, soprattutto dal punto di vista simbolico – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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20:22
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Gli Stati Uniti trasferiscono fondi russi confiscati in favore dell'Ucraina
Gli Stati Uniti trasferiranno all'Estonia fondi russi confiscati perché siano utilizzati a sostegno dell'Ucraina: lo ha annunciato il Dipartimento di Giustizia.
E' la prima operazione del genere dall'inizio della guerra. Si tratta di quasi 500.000 dollari derivanti da «una rete di approvvigionamento illegale che tentava di importare in Russia una macchina utensile di alta precisione di origine statunitense con usi nei settori della difesa e della proliferazione nucleare». I fondi vengono trasferiti a Tallin perchè la normativa non consente un trasferimento diretto all'Ucraina.
20:17
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Avdiivka è caduta, le truppe ucraine si ritirano
Avdiivka è caduta in mani russe, anche se non c'è nulla da conquistare perché è stata «rasa al suolo» e «non esiste più», secondo i soldati ucraini in ritirata dopo l'ordine dello Stato maggiore. Una decisone «giusta per salvare quante più vite possibile», ha spiegato il presidente Volodymyr Zelensky, a Monaco per la Conferenza sulla sicurezza, avvertendo rivolto agli Usa che la «mancanza di armi» avvantaggia Mosca.
Il leader ucraino è poi tornato a invitare Donald Trump al fronte, dopo il congelamento degli aiuti militari americani imposta dai repubblicani e gli strali del tycoon contro la Nato. Il numero uno dell'Alleanza, Jens Stoltenberg, anche lui a Monaco, ha avvertito che «ogni settimana che aspettiamo significa che ci saranno più persone uccise» in prima linea. E anche la reazione della Casa Bianca non si è fatta attendere: la cattura di Avdiivka dimostra «il costo dell'inazione parlamentare», ha detto la portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Usa, Adrienne Watson.
La città, che poteva contare su oltre 30mila anime ora ridotte a meno di mille, sorge a soli 10 chilometri dalla periferia di Donetsk, capoluogo della provincia separatista filorussa riconosciuta da Mosca lo scorso anno, e si era trasformata in un vero e proprio bastione militare, sin dal 2014. Fortificazioni, una fitta rete di tunnel, barriere anticarro: una spina nel fianco per i russi e i filorussi e soprattutto una postazione avanzata per poter colpire con l'artiglieria tutta l'area.
«Sono sorpreso che abbia resistito per due anni», racconta un sottufficiale ucraino: le forze russe «hanno distrutto tutto, l'hanno rasa al suolo. Non possono dire di averla conquistata semplicemente perché non esiste più». L'annuncio del ritiro, arrivato dopo le immagini della bandiere russe issate nei centri nevralgici della città, è arrivato in piena notte dal neocomandante in capo delle forze di Kiev, Oleksandr Syrsky, che lo scorso anno era finito nella bufera per aver protratto la resistenza a Bakhmut con un prezzo di sangue pesantissimo per i soldati ucraini. «Sulla base della situazione operativa che si è sviluppata attorno ad Avdiivka, al fine di evitare l'accerchiamento e per preservare la vita e la salute del personale militare, ho deciso di ritirare le nostre unità dalla città e passare alla difesa su linee più vantaggiose», ha precisato Syrsky.
Fonti russe parlano di «fuga di massa» dei militari, circostanza smentita da molti osservatori. Eppure non è stata una passeggiata: «Non c'era tempo per portare via armi e attrezzature, né per bruciare documenti e piazzare mine per ostacolare l'avanzata delle truppe russe», è il racconto attribuito a un soldato di Kiev. «La strada per Avdiivka è disseminata dei nostri cadaveri», ha scritto sul web dopo essere arrivato in un luogo sicuro.
«In una situazione in cui il nemico avanza calpestando i cadaveri dei propri soldati con un vantaggio di dieci a uno, sotto costante bombardamento, la ritirata è l'unica soluzione», ha detto il comandante delle forze ucraine nell'area Oleksandr Tarnavskiy. L'inferno di Avdiivka è stato mostrato al mondo lo scorso dicembre: nelle immagini apocalittiche della città si scorgeva l'orrore, i cadaveri di almeno 150 soldati russi sparsi tra gli alberi dove avevano cercato inutilmente un riparo. Da allora Mosca ha mandato in prima linea almeno 15mila soldati, perché la conquista della città era considerata prioritaria da Vladimir Putin in persona, secondo la lettura degli 007 britannici. Un report in cui si indicava anche quella che potrebbe essere la prossima mossa nel piano del Cremlino: l'attacco a Kupyansk.
Le truppe russe intanto hanno consolidato le proprie posizioni, anche occupando la fabbrica di carbone, martellata incessantemente nelle ultime settimane dai bombardieri russi. Le riserve di combustibile sono in fiamme, un denso fumo nero e tossico avvolge tutta l'area. Non è chiaro dove siano state riposizionate le difese ucraine. Ora però i soldati di Putin si trovano di fronte chilometri di campi aperti, sarà difficile avanzare se non al costo di molte perdite. Forse troppe anche per lo zar del Cremlino.
11:28
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Zelensky rinnova l'invito a Trump: «Se viene, vado con lui al fronte»
«Ho invitato Trump pubblicamente, ma dipende dai suoi desideri. Noi siamo pronti, tutti i candidati e rappresentanti dei partiti sanno che siamo molto aperti. Vorremmo dare informazioni reali sulla guerra, e se Trump vuole venire, sono disposto anche a viaggiare con lui al fronte».
Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky intervenendo alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco.
«Credo che se siamo in dialogo su come finire la guerra dobbiamo mostrare ai decisori cosa significa la vera guerra, non la guerra su Instagram», ha sottolineato.
11:04
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Scholz: «Non ci sarà una pace imposta per volere di Mosca»
«Solo se saremo credibili Putin capirà che non ci sarà una pace dettata da Mosca. Non ci sarà una pace imposta per volere di Mosca»: lo ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz parlando a Monaco di Baviera in apertura della seconda giornata della Conferenza sulla sicurezza (Msc) e riferendosi all'impegno finanziario a sostegno dell'Ucraina.
«La minaccia della Russia è reale. Per questo la nostra capacità di deterrenza e di difesa deve essere e rimanere credibile», ha detto Scholz avvertendo però che «non vogliamo un conflitto tra la Russia e la Nato». Per questo «tutti i sostenitori dell'Ucraina sono stati d'accordo fin dall'inizio della guerra: noi non manderemo i nostri soldati in Ucraina», ha ricordato.
Il Cancelliere ha prospettato un futuro rispetto dall'obbiettivo Nato sulle spese militari da parte della Germania: «la Germania investe il due per cento del suo Pil quest'anno e nei prossimi anni - i '20, '30 e oltre». «La nostra industria della difesa aumenterà in modo affidabile la sua produzione», ha assicurato Scholz che ha sottolineato anche «gli sforzi del (presidente francese) Emmanuel Macron e del sottoscritto per rafforzare l'industria europea della difesa».
Prezzo elevato per vittoria Russia
«Il prezzo politico e finanziario che dovremmo pagare» per una vittoria della Russia in Ucraina «sarebbe molte volte più alto di tutti i costi del nostro sostegno all'Ucraina, oggi e in futuro», ha proseguito Scholz.
Una vittoria della Russia in Ucraina significherebbe «la fine dell'Ucraina come Stato libero, indipendente e democratico, la distruzione del nostro ordine di pace europeo, il più grave stravolgimento della Carta delle Nazioni Unite dal 1945. E, ultimo ma non meno importante, l'incoraggiamento a tutti gli autocrati del mondo a usare la violenza per risolvere i conflitti», ha sottolineato Scholz.
08:22
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Il punto alle 08.00
L'esercito ucraino si è ritirato dalla città di Avdiivka, sotto assedio da settimane da parte delle forze armate russe. Lo ha annunciato il generale Oleksandr Tarnavsky, comandante dei militari di Kiev in questa zona del Donbass, a pochi chilometri da Donetsk.
«In conformità con l'ordine ricevuto, ci siamo ritirati da Avdiivka nelle posizioni preparate in anticipo», ha scritto su Telegram, aggiungendo: «Nella situazione in cui il nemico avanza camminando sui cadaveri dei suoi stessi soldati e dispone di dieci volte più proiettili questa è l'unica decisione giusta».
Oleksandr Syrskyy, comandante delle forze armate ucraine, aveva preannunciato la decisione su Facebook: «Sulla base della situazione operativa che si è sviluppata attorno ad Avdiivka, al fine di evitare l'accerchiamento e per preservare la vita e la salute del personale militare, ho deciso di ritirare le nostre unità dalla città e passare alla difesa su linee più vantaggiose. I nostri soldati hanno svolto il loro dovere militare con dignità, hanno fatto tutto il possibile per distruggere le migliori unità militari russe e infliggere perdite significative al nemico».
Per Mosca si tratta di un'importante vittoria militare, soprattutto dal punto di vista simbolico, dopo le difficoltà incontrate negli ultimi mesi a scardinare le difese ucraine. La città di Avdiïvka, che prima dell'invasione russa aveva circa 34.000 abitanti (ora ne sono rimasti meno di mille, soprattutto anziani), è un cumulo di macerie dopo settimane di pesanti scambi di artiglieria. L'offensiva si è intensificata nell'ottobre scorso quando l'esercito russo ha moltiplicato le ondate d'assalto per conquistare l'obiettivo. Un attacco che è costato la vita a centinaia di soldati, un assedio che ricorda quello di Bakhmut, conquistata dopo 10 mesi di feroci combattimenti.