L'eterno ritorno delle catene social di notizie false
Nelle ultime settimane sui social network si è diffuso il timore che Facebook avrebbe usato dati e foto personali senza il consenso degli utenti, e che un presunto file di immagini del terremoto in Marocco avrebbe hackerato in pochi secondi il telefono degli ignari destinatari.
In realtà si tratta delle cosiddette catene di Sant’Antonio false, ovvero messaggi allarmistici condivisi sui social network che inducono le persone a inoltrare più volte possibile lo stesso messaggio, fino a diventare virali.
La privacy su Facebook
Da più di dieci anni su Facebook circola un messaggio secondo cui tutti gli utenti della piattaforma devono pubblicare una nota in cui dichiarano di non concedere il permesso al social network di usare dati e foto personali. Senza questa dichiarazione esplicita, si legge nel messaggio, si consentirebbe l’uso dei contenuti e delle proprie informazioni personali da parte di Meta, l’azienda che possiede Facebook, Instagram e WhatsApp.
La notizia è falsa. Infatti, le condizioni d’uso di Facebook, accettate al momento dell’iscrizione alla piattaforma, al punto 3.3.1 stabiliscono che l’utente è titolare dei diritti di proprietà intellettuale dei contenuti che crea e condivide su Facebook e sugli altri prodotti delle aziende di Meta che utilizza.
All’epoca, lo stesso social network aveva rilasciato un comunicato stampa per spiegare che si trattava di un contenuto infondato, e che «chiunque utilizzi Facebook possiede e controlla i contenuti e le informazioni che pubblica», nonché «il modo in cui tali contenuti e informazioni vengono condivisi».
Il file che hackera i telefoni (che non esiste)
Sempre su Facebook si può leggere un messaggio condiviso dagli utenti che suggerisce di non visualizzare le foto del terremoto in Marocco, raggruppate in un file chiamato «CARD Onde Sismiche», che vengono inviate su WhatsApp. Questo documento, infatti, sarebbe uno strumento per hackerare i cellulari delle persone in soli 10 secondi.
Anche in questo caso si tratta di una notizia del tutto infondata, diffusa anche in inglese e in spagnolo. Questa catena è un vecchio caso di disinformazione che torna ciclicamente a circolare e che sfrutta le tematiche di attualità, come ad esempio i contagi di Covid-19, in India o in Argentina, durante l’emergenza sanitaria.