Cibo&Vino

L'ex modella innamorata del Moscato Giallo

La storia di Elisa Dilavanzo e del suo antico vigneto sui Colli Euganei
Tarcisio Bullo
Tarcisio Bullo
09.02.2025 06:00

Addentrarsi nei Colli Euganei, percorrendo strade a tratti un po’ tortuose, è un’avventura che ti cattura e ti ammalia. Andiamo alla ricerca di una declinazione nuova del Moscato Giallo, un vitigno un po’ trascurato, conosciuto come il vino delle torte e dei dessert, cosa che fa arrabbiare moltissimo Elisa Dilavanzo, una storia personale tutta da raccontare e una passione per il vino e per la sua terra che, grazie alla sua grande tenacia, le ha permesso di realizzare a Baone, nel cuore del Parco dei Colli Euganei, il regno di Maeli.

Arrivando da Padova te li trovi lì quasi inaspettatamente, i Colli, dopo aver attraversato una pianura veneta che sembra infinita: sono «coni» imponenti, che a novembre si colorano di un rosso tendente all’arancio e all’ocra; nascondono borghi pittoreschi, suggestivi paesaggi naturali, ville e castelli che raccontano storie importanti. E vigneti avvinghiati alle colline, che stanno per affrontare il meritato letargo dopo la vendemmia.

Queste geometrie sono state modellate da fenomeni vulcanici risalenti a oltre 40 milioni di anni fa: lo sguardo da una parte si staglia sulle Dolomiti, dall’altra sulla Laguna di Venezia. Uno spettacolo.

Le sue origini sembrano siriane

Il Moscato Giallo qui è di casa: è un vitigno che ormai si può definire autoctono, anche se le sue origini sembrano siriane ed è arrivato nel nord-est dell’Italia probabilmente grazie ai mercanti veneziani. Vitigno aromatico, nei Colli è vinificato soprattutto come spumante dolce o passito e viene chiamato Fior d’Arancio.

Ma è il momento di far entrare in gioco Elisa e il mondo di Maeli, che è il nome di una cantina attenta all’identità del territorio e dunque anche alle potenzialità del Moscato Giallo, il quale nasce e si sviluppa su terreni di antichissime origini vulcaniche, ricchi di trachite, calcare e argilla mescolati a strati di marna e di limo. Ecco, da dove salta fuori il nome della cantina: Ma da marna e Li, da limo.

«Fin da quando mi sono avvicinata al mondo del vino e ho imparato a conoscerlo, ho sempre pensato che il Moscato Giallo fosse un vitigno sottovalutato. Spesso nei commenti di chi lo assaggiava ho sentito che fosse un vino interessante solo per accompagnare i dolci, adatto alle donne e addirittura perfetto per chi non capisce nulla di vini. Non ero e non sono per nulla d’accordo: trovo che questo vitigno, crescendo su un territorio come quello dei Colli, abbia una sua importanza, dia un vino profondo, complesso, elegante e minerale, addirittura capace di invecchiare bene» attacca Elisa.

Parlava di Borgogna e Champagne

Lei è una donna tenace, che non solo insegue i suoi sogni, ma li realizza. Maeli è una sua creatura, risponde ad una sua esigenza di valorizzare la terra dov’è nata, ma al mondo dei vini Elisa Dilavanzo ci arriva per gradi, dopo essere stata finalista del concorso di Miss Italia nel 1997 e dopo aver lavorato nel mondo del giornalismo e della televisione in particolare.

«A quel tempo viaggiavo molto e ciò mi ha permesso di sviluppare la conoscenza del mondo dell’enogastronomia ed appassionarmi ai vini. Mi sono diplomata come sommelier e ad un certo punto ho capito che il mondo della televisione non era quello più adatto a me. Così ho lasciato la tivù per andare a vendere vino (francese, ndr), con mia mamma che mi ha consigliato di farmi visitare da uno psicologo…».

Un giorno Elisa bussa alla porta di un grande albergo di Abano e dopo una lunga attesa riesce a farsi accogliere dal direttore, che incanta parlandogli di Borgogna e Champagne. «Guardi che io sono astemio, di vino non capisco nulla» gli risponde il suo interlocutore, che vedendola appassionata e competente, le propone però di occuparsi personalmente del recupero e della valorizzazione di alcune vecchie vigne che ha comprato sui Colli. Scommessa accettata, Elisa si rimbocca le maniche, va sul terreno, ricorda giornate intere trascorse ad estirpare rovi ed erbacce.

Parte Maeli, ma il proprietario ben presto vuol vendere ed allora Elisa («non avevo i soldi per comprare») si ricorda di aver conosciuto qualche anno prima Gianluca Bisol, proprietario della grande azienda produttrice di Prosecco a Valdobbiadene: lo chiama, gli spiega il progetto, lo convince a diventare socio dell’azienda che a questo punto passa di mano. Il regno di Maeli ha una sua regina, il progetto di valorizzazione del Moscato Giallo può proseguire e svilupparsi ulteriormente.

Prodotto in cinque declinazioni differenti

«Sono sempre stata convinta che la vocazione agricola, i terreni di origine vulcanica e la biodiversità di questo territorio potessero regalare ai vini peculiarità uniche. È così che ho deciso di puntare in primis sul Moscato Giallo, vitigno ingiustamente sottostimato, e successivamente sul Carmenere, coltivato sin dal 1830 nei Colli Euganei e protagonista dei vini rossi Maeli in taglio bordolese» racconta Elisa.

Maeli è l’unica cantina al mondo a produrre il Moscato Giallo in cinque declinazioni differenti, lavorandolo attraverso pratiche agronomiche ed enologiche sostenibili e rispettose della natura. Dal 2020 infatti, i vini prodotti da Elisa sono certificati bio. Le versioni sono quelle del «tradizionale» spumante dolce, al quale si associano un metodo classico brut nature, un vino frizzante imbottigliato coi propri lieviti e rifermentato in bottiglia secondo il metodo ancestrale, un vino fermo secco e un passito.

Due vini, fra i bianchi, hanno attirato in particolare la nostra attenzione: il «Dilà», ossia la versione bollicine brut del Moscato Giallo vinificato seguendo il metodo classico, e il «Bianco Infinito», che invece è un Moscato Giallo secco, affinato in acciaio per 18 mesi.

Anche rossi con taglio bordolese

Il primo è caratterizzato da un perlage di bollicine molto fini e persistenti, è un vino elegante, dalla forte espressione minerale che si sviluppa dopo un attacco floreale e fruttato, con accenti di frutta esotica. Il secondo è morbido all’approccio, con note di frutta gialla, di pesca e un’acidità ben bilanciata.

Non possiamo finire senza un accenno anche ai rossi prodotti a Maeli che, come detto, sono di taglio bordolese e dunque vedono protagonisti Merlot e Cabernet Sauvignon, ma in combutta col Carmenere, un antico vitigno che dà colore e struttura ai vini e viene utilizzato in proporzioni diverse a dipendenza dell’etichetta. «Rosso Infinito» e «D+» sono vini che esprimono potenza, aromaticità e note fruttate di rara eleganza, adatti all’invecchiamento e all’abbinamento con pietanze ben strutturate.

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