Processo

«L'ha perseguitata solo per vendicarsi»

Alla sbarra davanti alle Assise criminali, un 62.enne residente nel Sopraceneri accusato di incendio aggravato, stalking, minaccia e ingiuria nei confronti della ex compagna e di terze persone — L'accusa ha chiesto 3 anni e mezzo di detenzione — La difesa parlerà nel pomeriggio
© Shutterstock
Irene Solari
20.03.2025 12:49

«L'imputato ha agito per rabbia, al puro scopo di vendicarsi, mettendo in atto una vera e propria persecuzione durata anni che ha profondamente sconvolto la vita della vittima. Ha agito in maniera reiterata e a nulla sono serviti tutti i precedenti moniti dei magistrati, lui ha continuato. La colpa dell'imputato è quindi grave sotto ogni punto di vista». Così la procuratrice pubblica Veronica Lipari ha motivato la richiesta di 3 anni e 6 mesi di carcere, oltre all'espulsione dalla Svizzera per 7 anni, nei confronti del 62.enne cittadino italiano residente da oltre 30 anni in Leventina comparso questa mattina davanti alla Corte delle Assise criminali, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta. A suo carico diversi reati nei confronti dell'ex compagna e di terze persone: incendio intenzionale aggravato (subordinatamente incendio intenzionale), ripetuta coazione - intesa come stalking -, ripetuta minaccia, ripetuta ingiuria, ripetuto danneggiamento e ripetuta guida senza autorizzazione. In caso venga ritenuto dalla Corte l'incendio intenzionale non aggravato, la pena richiesta dalla pp è di 18 mesi di detenzione, interamente da espiare.

La difesa, rappresentata dall'avvocato Ruben Borga, parlerà nel pomeriggio.

«Fuori controllo»

«L’imputato è fuori controllo», ha proseguito la pp. «La deriva che ha preso il suo modo di agire è inquietante. Perde il controllo e spacca le cose. Brandisce bastoni insulta e minaccia di morte chiunque gli dia fastidio, anche se sono presenti dei bambini, se non si fa come dice lui e quello che dice lui. Inoltre non riconosce le proprie colpe, nega tutto e, anzi, attribuisce tutte le colpe alla vittima. Non vi è ombra di assunzione di responsabilità». Basti pensare, ha aggiunto l'accusa, che l'imputato «ha minacciato e insultato, oltre alla ex compagna e terze persone, pure i magistrati che si sono occupati del caso, il giudice dei provvedimenti coercitivi, la stessa procuratrice pubblica, la rappresentante dell'accusatrice privata e il suo precedente avvocato difensore». Il 62.enne, che in aula ha sempre negato i fatti respingendo ogni addebito, ha però ammesso le lettere di minacce inviate ai magistrati e alla pp: «Sì, è vero ho scritto quelle cose, l'ho fatto perché ero arrabbiato».

«Un'infinità di reati»

La relazione con la vittima era iniziata 15 anni prima, ha raccontato il 62.enne durante l'interrogatorio condotto dal giudice. I due si erano conosciuti poiché lavoravano nello stesso magazzino in valle. Una storia andata avanti per circa 12 anni, ha aggiunto la pp: «I due si sostenevano a vicenda, come in una normale relazione di coppia». Tuttavia, verso la fine 2021 i rapporti tra imputato e vittima si sono definitivamente incrinati, poiché la donna frequentava un amico omosessuale, un rapporto che l'imputato non ha mai accettato. I due, quindi si separano. «Da questo momento sono iniziati i problemi con le minacce di morte e gli insulti nei confronti dell'ex compagna», ha proseguito Lipari. «I reati commessi sono un’infinità, tutti specifici e ripetuti: danneggiamenti e ingiurie, sia fatte a voce, sia lasciate scritte sui biglietti. Ci sono diversi episodi di minacce di ridurla in carrozzina e di ucciderla». E poi arrivano gli episodi di stalking: «L'ha obbligata, con i suoi atteggiamenti, a cambiare le sue abitudini per paura. A nulla sono valsi i giorni di carcere preventivo e il divieto di avvicinamento deI pretore di Leventina: lui ha comunque violato l'ordine restrittivo, continuando a perseguitarla con minacce e insulti pesanti».

«Escalation grave»

Non solo. «L'imputato ha fatto culminare i suoi atti persecutori con il più grave: l’incendio nella proprietà della vittima», appiccando il fuoco di notte ad una catasta di legna che si trovava nel giardino. «Fortunatamente la donna si è accorta del fuoco e ha allertato polizia e pompieri. Inoltre ha visto e riconosciuto l'imputato mentre si allontanava fuggendo dal luogo dell'incendio». Un reato per il quale l'uomo è stato incarcerato. «Un’escalation grave», a mente della pp, «che non fa sperare nulla di buono per il futuro». «Basta leggere i bigliettini con minacce di morte e ingiurie che provengono manifestamente dall’imputato. Lo ha già fatto diverse volte, si vede la sua scrittura e il suo stile». Nemmeno le decisioni del giudice dei provvedimenti coercitivi e del pretore di Leventina, ha evidenziato ancora Lipari, «hanno fatto desistere l’imputato dal delinquere. Egli ha comunque continuato il suo agire finché non ha messo in atto uno dei reati più gravi e pericolosi: l’incendio». 

«Vivo nel terrore»

A causa di questi comportamenti, ha spiegato l'accusa, la vittima vive nella paura e ha dovuto modificare le sue abitudini quotidiane. «La donna ha dichiarato di voler andare via dalla valle con il proprio figlio perché non riesce più a vivere serenamente. Le sofferenze patite le hanno causato la perdita dei denti, non riesce più a dormire, vive in uno stato di paura costante e ha problemi di salute. Se lui non verrà espulso, lei dovrà abbandonare la propria casa e andare altrove, o in Svizzera o all'estero». «La vittima ha raccontato di non riuscire più a uscire di casa da sola, di avere il terrore di restare da sola. Soffre di ansia. Ha nascosto per casa degli spray al pepe e dei coltelli da cucina perché ha paura che lui entri mentre dorme». Inoltre, ha ancora evidenziato la pp, le perizie psichiatriche condotte sul 62.enne hanno evidenziato un disturbo immutabile della personalità misto con tratti narcisistici e paranoidi, ovvero che non può essere curato. Sempre secondo il perito, «in questo caso di possibili misure terapeutiche non ve ne sono e vi è il rischio di recidiva».

In questo articolo: