Ticino

Lidi e piscine: l'acqua calda è un problema, ma non in Ticino

Nel resto della Svizzera, alcuni impianti hanno abbassato la temperatura in vasca per contenere i costi - In Ticino la maggior parte dei lidi comunali ha contratti di fornitura a lungo termine, con prezzi bloccati
© CdT/ Chiara Zocchetti
Martina Salvini
07.06.2022 19:31

Nel resto della Svizzera, alcuni lidi e piscine pubbliche hanno già deciso: quest’estate niente acqua calda in vasca. Con lo scoppio della guerra in Ucraina, il caro energia sta facendo lievitare le bollette, e molti impianti sono costretti a correre ai ripari. Chi accorciando gli orari di apertura, chi abbassando di qualche grado la temperatura dell’acqua nel tentativo di contenere i costi. E in Ticino? «Per il momento, né il nostro cantone, né la Romandia puntano a introdurre misure draconiane», spiega Roberto Mazza, vicepresidente dell’Associazione delle piscine romande e ticinesi (APRT) e a capo della Divisione sport della Città di Lugano. Anche perché, rileva il nostro interlocutore, «il vero risparmio non è ottenibile solo abbassando la temperatura. Sarebbe necessario, invece, coprire le vasche e non riscaldarle del tutto».

Nessun risparmio consistente

Pochi gradi di differenza, insomma, non produrrebbero un risparmio consistente, mentre le conseguenze sul servizio offerto alla clientela sarebbero rilevanti: «In primo luogo, molti utenti rifiuterebbero di fare il bagno. L’acqua della piscina non è quella del lago, e chi paga il biglietto si attende giustamente di trovare condizioni diverse in vasca». Ma non è solo una questione di «abitudini». «Ci sarebbero conseguenze anche dal profilo della manutenzione degli impianti, che funzionano solo a precise condizioni, e anche di tipo batteriologico. Mantenendo la temperatura delle vasche sui 26-27 gradi evitiamo anche un eccessivo sbalzo termico, che potrebbe anche essere pericoloso per i bagnanti». Pur rinunciando, almeno per il momento, ad attuare misure preventive, a Lugano «dove si può risparmiare lo facciamo», assicura Mazza: «Ad esempio, abbiamo chiuso con qualche settimana d’anticipo la piscina comunale per alcuni lavori di manutenzione. Una coincidenza fortuita, che ci permetterà di tagliare i costi». Il tema - dice Mazza - potrebbe comunque porsi in autunno: «Se ci fosse penuria di energia tra qualche mese, potrebbero esserci ripercussioni. A quel punto, le AIL affronteranno il tema con i Comuni per capire che tipo di misure possono essere introdotte. Fortunatamente, il contratto di fornitura della Città di Lugano scadrà nel 2024. Fino a quel momento, quindi, possiamo stare tranquilli, perché siamo al riparo dai rincari».

Alle terme «impatto rilevante»

A Locarno, invece, Termali Salini & Spa deve fare i conti con «costi raddoppiati», come conferma il direttore, Filippo Thomann. «Avendo le piscine a 35 gradi, l’impatto del caro energia per noi è molto rilevante. Di conseguenza, ci siamo mossi per ottimizzare i consumi, ad esempio abbassando la ventilazione di notte e riducendo l’orario di apertura durante il periodo estivo». Ma di fronte all’esplosione dei costi, il margine di manovra è limitato. «Stiamo cercando soluzioni alternative, come l’installazione dei pannelli solari. Ma sono investimenti che richiederanno tempo. Al momento, quindi, non ci resta altra possibilità che quella di aumentare i prezzi per far fronte al rincaro». Prezzi invariati, invece, al lido di Locarno, dice la vicedirettrice, Irina Ugolkova. «Quest’anno dovremmo riuscire a reggere l’impatto dei rincari energetici. Le conseguenze lo vedremo più chiaramente a fine anno. Per il momento, comunque, abbiamo deciso di garantire ai clienti la solita temperatura in tutte le vasche».

Contratti e vie «green»

Stesso discorso anche per Bellinzona, come conferma Andrea Laffranchini, direttore di Bellinzona Sport: «L’aumento dell’energia, al momento, non impatta sul nostro bagno pubblico. Il teleriscaldamento rappresenta il 70% dei consumi energetici, mentre l’elettricità il 30%. Ma i nostri contratti di fornitura scadranno tra due anni, quindi al momento non subiremo aumenti». A Mendrisio, spiega invece Mario Briccola dell’ufficio tecnico comunale, «la piscina comunale sfrutta ancora il riscaldamento a gas, e il costo impatta per il 25-30%. La spesa maggiore, però, si registra al momento del primo riempimento delle vasche, e solo marginalmente per mantenere la temperatura nel corso della stagione». Il consumo maggiore, invece, è dovuto all’elettricità consumata dai vari impianti, dalle pompe e dai consumi accessori. «Ma qui purtroppo c’è poco da fare - le vecchie pompe, ad esempio, sono già state rinnovate con dei modelli più efficienti -, non possiamo andare a toccare l’offerta agli utenti, per esempio riducendo il periodo di apertura». Chi si è mosso con anticipo, qualche anno fa, e oggi tira un sospiro di sollievo è Splash e Spa Tamaro. «Da una decina d’anni, usiamo per il 95% energia green, grazie a un contratto di fornitura di cippato sottoscritto con un’azienda di Rivera», dice la direttrice Anna Celio. «Un investimento che oggi ci premia e ci permette di non subire le conseguenze dei rincari energetici».