L'incriminazione di Donald Trump, ecco cosa sappiamo
Non una, ma ben due incriminazioni nel giro di pochi mesi pendono sulla testa di Donald Trump. Segnando nuovamente una prima storica per un ex presidente americano. In principio erano state le accuse dell’ex pronostar Stormy Daniels, con la quale Trump aveva intrattenuto una relazione, a far piovere la prima incriminazione penale sul conto del tycoon. Ora, invece, la storia è diversa: per la prima volta un ex presidente si trova ad affrontare delle accuse penali federali. Vediamo insieme che cosa sappiamo fino a qui della faccenda.
L’affaire Mar-a-Lago
L’incriminazione da parte delle autorità federali è riferita naturalmente al caso Mar-a-Lago e ai documenti classificati che il tycoon avrebbe preso con sé e conservato nella sua residenza in Florida. Documenti top secret, riservatissimi, alcuni dei quali riguardavano anche la sicurezza nazionale e un potenziale attacco all’Iran, poi rivenuti dall’FBI e diventati il fulcro delle indagini da parte delle autorità federali. La vicenda, ve ne avevamo parlato qui, è quindi finita nelle mani del dipartimento di Giustizia (Department of Justice, DoJ). E, in particolare, del procuratore speciale Jack Smith, incaricato dell’indagine dei confronti dell’ex presidente, che ha mosso le accuse di rilevanza penale nei suoi confronti.
Le accuse
Ed è proprio su questo punto che è arrivata l'accusa formale contro Trump. I procuratori federali hanno infatti accusato l'ex presidente di aver conservato alcuni documenti che riguardano la sicurezza nazionale e di aver «ostacolato gli sforzi del governo per recuperarli», stando a quanto riferito da più fonti al Guardian. Tra i capi che figurano nell'atto di citazione si parla di «ritenzione intenzionale di informazioni sulla difesa nazionale, cospirazione per ostacolare la giustizia, occultamento di un documento, occultamento corrotto di un documento, occultamento di un documento nell'ambito di un'indagine federale, partecipazione a uno schema di occultamento e false dichiarazioni». Tuttavia, l'esatta natura di ciò che è contenuto nell'atto d'accusa, depositato presso la corte distrettuale federale di Miami, non è ancora nota. Il documento è infatti stato sigillato e si trova ora nelle mani del dipartimento di Giustizia, il quale non ha finora rilasciato alcuna dichiarazione in merito. Nel frattempo, aggiunge la CNN, il DoJ è al lavoro per capire se i documenti riservati della Casa Bianca trovati in possesso di Trump siano stati «gestiti illegalmente» quando sono stati portati nella sua residenza Mar-a-Lago in Florida dopo che aveva lasciato il suo incarico.
«La bufala degli scatoloni»
Quanto a Trump, invece, la sua voce non ha tardato a farsi sentire: «Sono stato incriminato per le carte segrete a Mar-a-Lago». «Non avrei mai pensato che una cosa del genere potesse accadere a un ex presidente degli Stati Uniti». Queste le parole che lo stesso ha deciso di affidare al suo social Truth, confermando quanto è avvenuto, ma negando ogni addebito. «Oggi è un giorno buio per l'America», ha proseguito nel suo sfogo. «Vanno contro un presidente popolare con la bufala degli scatoloni», ha detto riferendosi alle scatole di cartone nelle quali sarebbero stati custoditi i documenti classificati rinvenuti dall'FBI nella residenza del tycoon.
Una condanna «in corsa»
Un’incriminazione, questa, che ha di fatto un peso particolare – ricorda il New York Times –, «si tratta di una posizione straordinaria per Trump», dato che non solo è un ex presidente, ma è anche attualmente in corsa per la candidatura repubblicana alle presidenziali 2024. Con una possibilità, neanche troppo remota, di un rematch della sfida Trump contro Biden a contendersi la Casa Bianca. E, infatti, Trump ha insistito anche su questo punto: «Questa è un'interferenza nelle elezioni a livello più alto. Sono un uomo innocente. Vogliono distruggere la mia reputazione perché vogliono vincere le elezioni», puntando il dito proprio contro l’amministrazione del suo rivale Biden, che dirige l’indagine contro di lui.
I prossimi passi
Trump, secondo quanto riferito dal suo avvocato, ha ricevuto una richiesta di convocazione a comparire davanti al tribunale federale di Miami martedì prossimo. Resta aperta la questione sulla corsa del tycoon alla Casa Bianca. Dato che, spiega il Guardian, le accuse penali federali nel caso di Mar-a-Lago potrebbero mettere seriamente in discussione la sua candidatura come possibile rappresentante repubblicano per le presidenziali 2024. Questo dopo che il tycoon ha già dovuto affrontare l'incriminazione da parte del procuratore distrettuale di Manhattan per il caso Stormy Daniels.