Lo dicono tutti: a Lugano servono più spazi per i giovani

Con Lorenzo Quadri, Fabio Schnellmann, Nina Pusterla, Michel Tricarico e Carlo Amman parliamo della necessità di spazi per i giovani a Lugano. La pandemia aveva riportato prepotentemente il tema in cima all’agenda politica luganese. Nel frattempo la Città qualcosa ha fatto: il punto è capire se è abbastanza o se serve uno sforzo in più, anche finanziario, e soprattutto in quale direzione. Già, perché quello degli spazi per i giovani è un argomento potenzialmente ampio. Si estende dalla capillarità sul territorio dei centri giovanili – se vogliamo allargare ancora di più lo spettro, si può includere la scarsità di parchi gioco al coperto per i bambini – fino al dibattito e alle tensioni sui luoghi da mettere a disposizione o da non mettere a disposizione degli autogestiti dopo la demolizione del centro sociale all’ex Macello. Come dicevamo, il Municipio alcuni passi li ha fatti. Per esempio, ha aperto lo Studio Foce a una serie di serate semiautogestite, se così possiamo dire. Eventi musicali, momenti d’incontro, di festa o discussione proposti dai giovani al di fuori della programmazione ufficiale, di cui si occupa il Dicastero eventi. Una delle critiche mosse alla Città in passato è stata proprio questa: avere un controllo totale sulla scelta dei contenuti offerti. Al Foce, da questo punto di vista, l’ente pubblico ha «cambiato musica». L’ha fatto anche accordandosi con l’Associazione Idra per l’esperienza de La Straordinaria/Tour Vagabonde (nella foto) – 30 mila persone in 67 giorni di apertura, 135 progetti socio-culturali, 51 concerti, 15 performance e 23 proiezioni – culminata con la firma della Carta della Gerra, il documento che pone le basi per lo sviluppo della cultura indipendente. Un obiettivo, quest’ultimo, sposato anche dal Cantone, che riconosce la necessità di concedere spazio a questa «spinta» dal basso. Una necessità «molto sentita, data l’assenza di questo tipo di strutture» ha commentato la consigliera di Stato Marina Carobbio. Se su questo fronte gli intenti convergono, su quello degli spazi per l’autogestione la situazione è opposta. Il dialogo è ai minimi, e per una parte della politica il tema non è nemmeno più un tema politico: giusto così, o per Lugano è una sconfitta?
Detto questo, ecco le nostre domande ai candidati.
1/ La mancanza di spazi per i giovani è un tema sentito: in quale modo, se ritenete che debba farlo, la Città potrebbe aumentare i propri sforzi per rispondere a questa richiesta?
2/ Trovare un luogo per l’autogestione è ancora un tema politico, oppure solo un problema di ordine pubblico?
Lorenzo Quadri
1/ «Esistono vari modi. Ci sono degli immobili pubblici che, quando non utilizzati, possono essere messi a disposizione dei giovani: penso agli stabili comunali condivisi (SPIN) o anche ai centri giovanili. Non sempre la richiesta riguarda locali interni. Anche la fruibilità degli spazi esterni può essere migliorata a vantaggio dei giovani, ad esempio tramite la posa di tavoli e panchine, oppure di “muri liberi” sui quali esprimersi, o anche di palestre all’aperto o tettoie».
2/ «Non bisogna mischiare i piani. La grande maggioranza dei giovani non si riconosce nell’autogestione. Visti gli ultimi sviluppi, l’autogestione, intesa come quella dei molinari, è solo un problema di ordine pubblico».
Fabio Schnellmann
1/ «La Straordinaria è stato un evento dove è emersa in maniera chiara l’esigenza di spazi per la cultura indipendente. È stato anche un centro di aggregazione aperto e intergenerazionale molto apprezzato. Ecco: individuare uno spazio permanente, fuori dalla zona urbana, potrebbe essere una chiara risposta all’esigenza dei giovani».
2/ «Dico da sempre che il tema dell’autogestione è di competenza dell’intero Cantone, non solo della Città. Lo stabilisce il Regolamento d’applicazione della legge sul sostegno delle attività giovanili. In realtà questa responsabilità, dal 2002, il Cantone non l’ha più assunta. Ora che l’ex Macello è stato destinato ad altri progetti, il Cantone si adoperi eventualmente a individuare uno spazio e a regolamentarlo».
Nina Pusterla
1/ «La Città deve parlare con i giovani, per capirne le vere necessità e cogliere idee fruttuose: non servono spazi controllati ed organizzati, ma spazi che possano essere luogo di aggregazione, creazione ed espressione, in cui educare alla libertà dando spazio ai giovani, che siano giovanissimi o giovani adulti».
2/ «È un tema esclusivamente politico, in quanto questione concettuale e di principio. Prima ancora che uno spazio fisico, Lugano deve trovare uno spazio metaforico: serve spazio per le idee, in cui sia possibile confrontarsi seriamente, con la mente sgombra da stereotipi e preconcetti. Questa domanda, pregiudizievole, non fa che confermare la necessità di un importante cambio di rotta».
Michel Tricarico
1/ «Il tema degli spazi per i giovani di Lugano, grazie a un sondaggio lanciato dai Giovani del Centro che ha avuto un’ampia partecipazione, è stato messo al centro della discussione politica con la mozione “Rendiamo Lugano più a misura dei giovani”, promossa dal gruppo del Centro e firmata da ben 25 consiglieri comunali. L’obiettivo è un’azione concreta, in collaborazione con i giovani, elaborando un Piano dell’offerta giovanile del tempo libero con l’indicazione degli spazi disponibili al chiuso e all’aperto (rive accessibili, zone grill) e migliorando le modalità di comunicazione degli eventi».
2/ «Come avvenuto in altre realtà urbane svizzere, anche Lugano potrà trovare una soluzione. Ma non è la priorità».
Carlo Amman
1/ «Manca la sincera volontà di ascoltare i giovani, capirli e di offrire loro tanti dibattiti liberi in cui esprimere i loro veri bisogni. Non sono una merce da stipare da qualche parte in una città sterile. Sono vivaci, desiderano felicità e leggerezza, vogliono assembrarsi dove e quando piace a loro; certo, nel rispetto altrui, ma liberi».
2/ «Gli adulti intellettuali devono smettere di indottrinarli nelle scuole con ideologie preconfezionate, incentivando invece il loro pensiero libero e creativo, stimolando personalità e curiosità, aiutandoli a scoprire e gestire i propri interessi e talenti. Sono i creatori del nostro futuro: è vitale che imparino l’importanza di riconoscere, ascoltare e rispettare i propri bisogni! Solo questo li porta a una qualsiasi forma utile di autogestione».