Lo sciopero contro le riforme di Macron non scalda la Francia

Ats
22.03.2018 21:52

PARIGI - Agguerriti i ferrovieri, molto meno gli statali: la giornata che doveva segnare la prima grande mobilitazione contro le riforme di Emmanuel Macron e per la difesa dei servizi pubblici si è conclusa con luci ed ombre. A Parigi erano in 47'800, compresi i "casseur" che hanno inscenato la solita guerriglia con la polizia a due passi dalla Bastiglia.

Per la prima volta, i media - stufi delle cifre di polizia e organizzazione sulla partecipazione troppo parziali e lontane fra di loro - hanno incaricato del conteggio una società privata, garantendo finalmente una maggiore credibilità.

Erano 13'100 i ferrovieri, numerosi e rumorosi ma al di sotto dei 25'000 che si attendeva il sindacato (uno su cinque). Meno entusiasmo fra gli statali - ospedalieri, insegnanti, impiegati, ma anche studenti - 34'700 in tutto, praticamente la stessa cifra dello scorso ottobre, quando la situazione era decisamente meno "calda" di adesso.

Le principali preoccupazioni per il governo restano soprattutto quelle legate agli "cheminot" e alla riforma che si dicono determinati a non accettare. Hanno già annunciato uno sciopero "a macchia di leopardo", due giorni su cinque per tre mesi, da aprile a giugno. Un disagio che rischia di esasperare i francesi e che riporta alla mente le tre settimane del novembre 1995, quando il blocco totale dei treni mise in ginocchio la Francia e costrinse l'allora primo ministro Alain Juppé a dimettersi.

I conteggi del ministero dell'interno parlano di 300'000 manifestanti in tutta la Francia, una cifra che non assomiglia a una mobilitazione massiccia e che non preoccupa troppo il governo, determinato e "sereno", come ha raccomandato alla vigilia Macron ai ministri, incoraggiandoli a continuare a negoziare.

Nella capitale, il gruppo più duro era quello dei ferrovieri mobilitati dalla Cgt, che sono partiti dalla Gare de l'est, incontrando alla Bastiglia il corteo degli statali, partito da Bercy. L'incontro è avvenuto con un po' di ritardo rispetto al previsto a causa degli scontri fra polizia e manifestanti incappucciati, "infiltrati", secondo i manifestanti.

Lanci di pietre e bottiglie contro la polizia, idranti e lacrimogeni contro il corteo, con i leader che - dato il frastuono e le esplosioni di bombe carta - facevano fatica a parlare davanti alle telecamere: "Queste manifestazioni convergenti sono il segnale di un bisogno di servizio pubblico di qualità in tutto il territorio", ha detto Philippe Martinez, segretario della Cgt. Gli "cheminot" protestano contro il progetto del governo di riformare con decreti legge il loro contratto, abolendo lo statuto che li differenzia da sempre dagli altri statali, garantendo loro un trattamento più favorevole, specie sulle pensioni. Particolarmente inviso, il piano di privatizzazione delle ferrovie francesi Sncf.

Sul piano dell'astensione dal lavoro, hanno scioperato il 35,4% dei dipendenti, hanno circolato due Tgv su cinque. Fra gli statali, invece, la protesta non ha trovato grande partecipazione, le scuole erano quasi tutte aperte e funzionanti (ha scioperato 1 insegnante su 5), scarsa la partecipazione allo sciopero negli uffici pubblici e negli ospedali "a difesa del settore pubblico, degli stipendi, dei posti di lavoro e dei contratti collettivi". Annullati diversi voli dagli aeroporti parigini in particolare per lo sciopero dei controllori, ma più incisiva si annuncia l'astensione dal lavoro prevista per domani dai dipendenti di Air France in difesa dei salari.

"Happy Birthday Maggio 68" e "Sono più vecchio ma strillo di più" erano due degli striscioni più pittoreschi inneggianti ai 50 anni della grande protesta del Maggio francese. A portarli, con fierezza, alcuni "reduci" che hanno raccontato ai giovani le battaglie sostenute nelle stesse piazze di oggi.