Lo spot della pesca di Esselunga piace a Giorgia Meloni
Elogio della famiglia tradizionale, con conseguente colpevolizzazione del divorzio, o spaccato di una realtà sempre più frequente, quella cioè di famiglie separate? Lo spot della pesca di Esselunga continua a far discutere. In Italia, ma non solo. L'editorialista Maria Cafagna, su Today, in un certo senso aveva anticipato che cosa sarebbe potuto succedere: «La famiglia torna a essere eteronormata e tradizionale, con una mamma e un papà, bianchi, borghesi, italiani» le sue parole. «Magari separati, ma chissà che un giorno non possano ricongiungersi grazie all’amore di una bambina e della sua pesca acquistata al supermercato. C’è aria di restaurazione nell’access prime time e tutto questo ci spiega, meglio di qualsiasi sondaggio, che Giorgia Meloni ha già vinto».
Ecco, Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio, via social, ha benedetto – in un certo senso – la pubblicità: «Leggo che questo spot avrebbe generato diverse polemiche e contestazioni. Io lo trovo molto bello e toccante».
Lo spot, in onda da lunedì in Italia, come detto ha diviso l'opinione pubblica e le piattaforme social. C'è chi ha colto il messaggio originale, quello cioè che intendevano far passare l'azienda e l'agenzia pubblicitaria: «La spesa non è solo un atto d’acquisto, ha un valore simbolico molto più ampio – aveva al riguardo spiegato Roberto Selva, direttore marketing e clienti di Esselunga –. Per ogni prodotto che mettiamo nel carrello c’è un significato più profondo di quello che siamo abituati a pensare. Esselunga, che è sinonimo di qualità e convenienza, lo sa». Ma, appunto, c'è anche chi, come Selvaggia Lucarelli, ha visto in quelle sequenze tutt'altro. Lo spot, secondo la giornalista, è «un tentativo piuttosto riuscito di pubblicità emozionale, un Mulino con schizzi di fango in cui la famiglia separata è terreno fertile per la lacrimuccia facile». Un Mulino, ancora, «che ruota in senso contrario rispetto alla corrente della famiglia felice, eppure vittima anch’esso di uno stereotipo. Non quello della famiglia felice, questa volta, ma della famiglia infelice. Che non è necessariamente quella in cui i genitori sono separati. Che non è necessariamente quella in cui i bambini sono in trincea con genitori divorziati. Che non è per forza quella in cui i bambini, figli di separati, finiscono adultizzati e risolutori di conflitti con una pesca in mano. Non c’è nulla di male nella pubblicità di Esselunga, ma non è contemporanea, illudendosi però di essere contemporanea».
Esselunga, tramite una nota, ha chiarito una volta di più l'intento della sua campagna. O, meglio, il focus. La storia de La pesca, come è stato chiamato il corto, non riguarda la famiglia. Semmai, riguarda le emozioni che si provano nel fare la spesa, come detto da Selva. «Con il film La pesca – ha affermato il gruppo in una nota – si è voluto porre l’accento sull’importanza della spesa, che non viene vista solo come un acquisto, ma descritta come qualcosa che ha un valore più ampio». Di più, per Esselunga «dietro la scelta di ogni prodotto c’è una storia». Il soggetto dello spot, dunque, rappresenta solo «una delle tante storie di persone che entrano in un supermercato». La prova, in questo senso, è data dai manifesti appesi nelle principali città italiane che accompagnano la pubblicità televisiva. I soggetti? Amiche che gustano assieme una barretta di cioccolato, ma anche una nonna che prepara una torta con il nipote.