Giustizia e Polizia

L'operato di Norman Gobbi nel mirino (critico) del plenum

Durante la discussione sul Dipartimento delle Istituzioni, diversi deputati hanno aspramente contestato il consigliere di Stato –«Sulla Polizia non parlerò, perché le domande sono poche, ma la mia autosospensione non è più tale, spetta ora al Governo prendere l’ultima decisione»
© CdT/ Chiara Zocchetti
Red. Cantone
17.06.2024 20:53

Alla fine, il rendiconto del Dipartimento delle istituzioni (DI) è stato approvato. Ma i numeri – 23 sì, 21 no e ben 25 astensioni – rappresentano un chiaro segnale politico all’indirizzo del consigliere di Stato Norman Gobbi. Proprio il capo del DI, infatti, nella discussione sui dipartimenti iniziata ieri (si proseguirà oggi con gli altri quattro) è stato bersaglio di molte critiche per il proprio operato. A partire da Natalia Ferrara (PLR), che in primis ha fatto notare a Gobbi la «reazione scomposta» e «non all’altezza del suo ruolo» dopo l’esito delle urne sulla cittadella della Giustizia. «Come lei e forse più di lei ho difeso questo progetto, ma non posso condividere le sue dichiarazioni, inqualificabili», ha aggiunto la deputata. Ferrara si è poi prodotta in un lungo elenco di critiche sulle riforme portate avanti dal DI e mai concretizzate, come Giustizia 2018 o Ticino 2020. «La Giustizia – ha affermato la deputata – merita di più, e io non so se con questa guida si possa invertire la rotta». Quello del DI, ha infine ammesso, «è un Dipartimento difficile: però allora è meglio che Gobbi si concentri su ciò che deve fare. Che guidi il DI anziché coordinare la Lega».

«Grande preoccupazione» per la «crisi istituzionale che stanno vivendo i tre poteri dello Stato» è stata espressa dal collega di partito Matteo Quadranti. L’impressione, ha detto, «è che siamo fermi da troppo tempo». Duro anche l’intervento di Sabrina Gendotti (Centro), la quale ha evidenziato che «da quando Gobbi è in carica si ignorano le richieste e le esigenze della Giustizia, di qualunque natura esse siano». Per la deputata del Centro, «è una vergogna» e «la misura è colma: deridere e ignorare il grido di aiuto della Giustizia non è più tollerabile». In difesa del consigliere di Stato si è espresso il collega di partito Boris Bignasca (Lega), il quale non ha esitato a parlare di «tiro al piccione» ai danni del capo del DI. «C’è tanto livore personale e anche strategia politica», ha detto, facendo notare che «alcune riforme sono ferme in commissione e sarebbe bene che almeno quelle andassero avanti». L’accusa di «fare melina» non è andata giù al presidente della commissione Giustizia e diritti Fiorenzo Dadò (Centro), che ha fatto notare come su diverse iniziative si sia ancora in attesa del parere del Governo, «sollecitato a più riprese». Anche la granconsigliera del PS Daria Lepori ha messo in luce diverse criticità, annunciando che il partito «non voterà il rendiconto del DI finché non vedremo potenziare il settore della Giustizia». I dossier più importanti «faticano a vedere la luce del sole», le ha fatto eco Marco Noi (Verdi), mentre Sergio Morisoli (UDC) ha fatto notare che «se ci sono delle lacune non è solo colpa di chi dirige il DI. Forse anche noi parlamentari non abbiamo agito». Dopo il voto sullo stabile EFG, ha chiesto provocatoriamente, «ci siamo svegliati improvvisamente accorgendoci di tutte le magagne del DI? Negli anni addietro queste cose non si sapevano? La Giustizia è di tutti e tutti dovrebbero fare la propria parte per cambiare le cose».

Dopo una richiesta di chiarimenti da parte del co-presidente del PS Fabrizio Sirica in merito alle questioni relative alla Polizia (dalla cui guida Gobbi si è autosospeso), il diretto interessato ha preso la parola. «Come l’Esecutivo non si mischia in questioni afferenti il Parlamento, altrettanto deve valere in questo senso», ha premesso. Per poi chiarire: «Sulla Polizia non parlerò, perché le domande sono poche. Ma la mia autosospensione non è più tale. Spetta ora al Governo prendere l’ultima decisione». Rispondendo invece in merito alla bocciatura della cittadella della Giustizia, Gobbi ha spiegato che «dopo ogni trauma c’è bisogno di una terapia». Mentre sul potenziamento della Magistratura il consigliere di Stato ha sottolineato: «Quando si parla d riforme, queste devono essere fatte assieme, con la partecipazioni di tutti. Serve impegno per mettere da parte l’ego e guardare al bene collettivo».